Tre minuti di applausi, commozione e standing ovation finale per Love Bombing, lo spettacolo scritto e diretto da Giuseppe Miale Di Mauro andato in scena in anteprima nazionale al Napoli Est Teatro. Un’esplosione di emozioni quella generata da Love Bombing, spettacolo prodotto da Nest Napoli est Teatro in collaborazione con Ente Teatro Cronaca/Vesuvio Teatro, che punta il faro su quella che è la minaccia dello Stato Islamico, ma soprattutto immagina quello che potrebbe essere in futuro.
Il collettivo Nest ha dimostrato, fin dall’inizio della propria attività professionale, l’intento di utilizzare il teatro come mezzo artistico per denunciare con feroce concretezza le malattie di cui è affetta la nostra società. L’attualità, la cronaca, le problematiche che attanagliano la nostra società, oltre che la nostra esistenza, sono da sempre spunto di riflessione per il collettivo Nest e molto spesso diventano gli argomenti degli spettacoli che si decide di portare in scena. Anche Love Bombing, infatti, pone l’attenzione su un tema che tocca chiunque: la perdita dell’umanità. Attuale, oggi più che mai, la tematica affrontata dai ragazzi del Nest. Dopo gli ultimi e recenti attacchi terroristici avvenuti in Europa, da parte di esponenti dello Stato Islamico, anche Love Bombing, propone l’idea di un (futuristico) attacco da parte dei Mujahideen che lottano per conquistare tutto, sterminando chiunque non sia musulmano. Un nuovo genocidio non diverso da quelli passati. Le strade, i palazzi, le case, i musei, gli ospedali, tutto non appartiene più ai legittimi proprietari, ma ai militari jihadisti che conquistano, saccheggiano, uccidono. Un gruppo di cinque uomini, si ritrova a sfidare il destino nascondendosi in un bunker di fortuna e provando a combattere quella che pare la fine del mondo. Le comunicazioni sono interrotte, le famiglie separate, il cibo scarseggia, così come i medicinali e i generi di prima necessità. Se non è la fine del mondo, poco manca. I sei uomini resistono, si uniscono, si fanno forza, finché uno del gruppo riesce a catturare un Mujahideen e decide di portarlo nel bunker per torturalo e vendicarsi di tutto il male che stanno facendo. Ma, proprio durante la convivenza forzata nel bunker, il pubblico si troverà a ricevere notevoli spunti di riflessione. Sembrerà, infatti, che quella che inizialmente era nata come una guerra di religione, nei protagonisti, si trasformi in una vera e propria guerra esistenziale, dove le armi più potenti e aggressive – piuttosto che le pistole e le bombe – sono i dolori e le paure personali che ognuno dei protagonisti si porta nell’animo.
Ottimo il cast scelto per la messa in scena: Gennaro Di Colandrea (L’Ergastolano), Giuseppe Gaudino (Il Falco), Stefano Jotti (L’Avvocato), Adriano Pantaleo (‘O Guaglione), Giampiero Schiano (Il Mujahideen), Andrea Vellotti (Il Pediatra). Perfetta sinergia tra gli attori , nonostante i piccoli spazi del palcoscenico, ridotto nelle dimensioni da una scenografia eccellente di Carmine Guarino e Dino Balzano, atta a simulare le varie “stanze” del rifugio di emergenza. Encomiabile il disegno di luci realizzato da Luigi Biondi e Giuseppe Di Lorenzo. Costumi di Giovanna Napolitano, Consulenza Musicale di Francesco Forni.