Eclettica e penetrante, lei è Roberta Giallo, il suo album s’intitola L’Oscurità di Guillaume. La giovanissima cantautrice bolognese, nonché interprete e performer teatrale, è in circolo con un concept musicale che racconta l’amore travagliato e lo fa in una cornice autobiografica. Quattordici brani scritti e composti interamente da lei, eccetto “Amore Amor” e “ Gu”. Un disco che nasce da un lungo percorso interiore, che Roberta Giallo ha scelto di cantare insieme all’arrangiamento del musicista e scrittore, Mauro Malavasi. Noi ne abbiamo voluto cogliere più da vicino il suo motivo ispiratore.
L’ Oscurità di Guillaume racconta in ogni traccia l’amore. Vuoi raccontarci come è stata “partorita” la realizzazione dell’album?
«La vita ha generato i contenuti di questo album. Ho attinto da lì. L’ispirazione è arrivata da Guillaume, un ragazzo francese che ho conosciuto anni fa e con il quale è “partita” una fitta corrispondenza telematica, che aveva però un “sapore antico e poetico”… La corrispondenza si è “evoluta in coinvolgimento totale” e dopo una serie di strani, inspiegabili e perturbanti eventi… tutto è finito nel dramma e nel mistero. Ma di questo racconto nei miei live. Per superare il dramma ho scritto le canzoni, e supportata da Mauro Malavasi(produttore dell’album) e Lucio Dalla, ho messo a punto uno spettacolo teatrale intorno all’intera vicenda… Credo di “aver curato me stessa” con questo processo di elaborazione “del dolore” attraverso le varie forme espressive utilizzate per raccontarmi-e-raccontare questa esperienza. L’arte salva! In questo album racconto un viaggio interiore e intimo, oserei dire spirituale. E lo faccio in modo essenziale. Il piano e la voce sono protagonisti, perché così sono nate quelle canzoni, nella solitudine della mia casa: io, il piano, il mio dramma. Il dolore mi ha portato a conoscermi, questo album è il mio specchio».
Nel brano In Amore Muoio di Frontale, canti ” Il mio sguardo è così docile da lasciarsi accarezzare da ogni minima distrazione. Non mi importa se raccolgo briciole, a me piace farmi fulminare”. In queste parole si possono riconoscere i tratti reali della tua personalità?
«Abbastanza! Soprattutto i tratti caratteriali della me di qualche anno fa. Ora sono in un’altra fase… Ma tempo fa rincorrevo gli amori difficili, strazianti. Probabilmente senza rendermene conto avevo bisogno di vivere amori folgoranti ed emozioni forti, a costo di soffrire, di andare incontro “alla tragedia”».
Quando hai scoperto la tua passione per la musica?
«Da quando ho “memoria di me”. Ho iniziato a studiare pianoforte a quattro anni e mezzo. Cantavo da prima. Non saprei, ma credo che la musica sia sempre stata mia amica, “la mia gemellina invisibile”».
Il tuo modo di cantare, delicato ed insieme appassionato, fa quasi sognare, come a farci immaginare di aleggiare in un luogo avvolto da fiori mille colori e canti d’usignoli. Tu come ti vedi?
«Mi vedo bene, così, come mi hai descritto. Quando canto e suono finisco in un altrove dell’animo. La musica mi porta da un’altra parte… Sapere di riuscire a trascinare “nel mio mondo” chi mi ascolta,
mi restituisce la gioia di vivere. È la migliore ricompensa che posso ricevere per tutta la dedizione che metto nello scrivere e portare avanti il mio lavoro di musicista…».
La collaborazione con Mauro Malavasi, arrangiatore di L’ Oscurità di Guillaume nasce per caso oppure era già in progetto?
«Assolutamente per caso. L’ho conosciuto una sera in un locale; conosceva una mia carissima amica con cui si mise a parlare. Non sapevo neanche che “fosse Mauro Malavasi”. Mi stavo specializzando e ricordo che quella sera rimase colpito dalla mia tesi… da lì l’amicizia, poi scoprì che componevo. Apprezzò molto le mie canzoni e rimase affascinato dalla strana storia che racconto in questo album, storia che lui aveva dapprima conosciuto da amico e confidente! È stato proprio Mauro a suggerirmi di scrivere un libro e farci un disco… credo me l’abbia consigliato, dapprima per “aiutarmi a superare il dramma”… poi, riconosciutone il valore artistico e l’originalità, ha deciso di produrre il disco, uno spettacolo, e infine di farmi conoscere l’immenso Lucio Dalla, che lo apprezzò molto e decise di aiutarmi, insieme anche a Marco Alemanno, nella messa a punto di alcuni dettagli dello spettacolo…».
Come e dove ti vedi durante e dopo L’Oscurità di Guillaume?
«Mi vedo come dentro un romanzo. Quella “è la me di ieri”. Questo disco racconta una me “eterna” e “eterea” che ormai esiste e vive lì, in quelle canzoni. L’elaborazione di quest’opera mi ha aiutato a superare un momento molto difficile della mia vita, a diventare “più grande”. Mi ha curata!».