La personalità più forte e certo più importante nel mondo dello spettacolo, artista a tutto tondo, attrice, cantante, conduttrice televisiva, showgirl, doppiatrice e imitatrice, Loretta Goggi è l’unica in Italia a possedere tutte queste peculiarità. Ogni venerdì sera è tra i giurati del programma condotto da Carlo Conti “Tale e Quale Show” su Rai Uno, ma da qualche settimana è uscito il suo libro autobiografico, “Io nascerò, la forza della mia fragilità” (edizioni Piemme). Il libro è stato presentato alla Feltrinelli di Roma, occasione in cui la Goggi ha parlato molto di questo suo viaggio che ha affrontato per raccontare se stessa: dai suoi primi anni di formazione e del fatto di essere stata una bambina prodigio. E sulla questione bambina prodigio afferma: «Non vorrei dire una battuta che ho fatto un miliardo di volte – dice Loretta – ma l’unica cosa di prodigioso è che ero l’unica bambina che recitasse in quegli anni”.
Loretta è un fiume in piena di parole e aneddoti, avrebbe potuto scrivere più di un semplice libro. «Ringrazio mio padre per aver insistito tanto affinché io studiassi pianoforte, musica e canto. I miei inizi canterini non sono stati molto felici, poiché ero molto timida, ma continuavo per fare contento papà. Era una prova di panico ogni volta, difatti canto ancora con il microfono con l’asta, poiché quando sono agitata mi trema la mano. Con l’asta invece, mi piazzo lì davanti, tremo quanto mi pare e, il pubblico non se ne accorge.»
Divertente, autoironica, racconta le sue esperienze con una comicità fresca, lontana dai luoghi comuni, e dice che la sua voglia di recitare l’è venuta guardando un romanzo tv: «da piccola rimasi affascinata da una bambina prodigio che lavorava con Lea Padovani, e mi chiedevo come facesse a stare dentro la scatola. La tv per me era una scatola, quindi chiesi come si facesse ad entrare. Poi su un giornale lessi che cercavano una bambina, che non avesse mai recitato, per un giallo televisivo con Alberto Lupo, star della tv di allora, un bell’uomo amato da tutte le donne. Mi ricordo ancora la prima battuta, fu agghiacciante, sembrava come se stessi recitando una poesia a scuola, parlavo a cantilena, e dovevo rispondere alla domanda del mio papà che tornava da un viaggio, e mi chiedeva, Che cosa hai fatto, Doris? e io.. Ooooh tante cose. Vidi la faccia di Lupo, diventare bianca e mi disse di riprovare dopo, però da allora non ho più smesso».
Loretta Goggi ha avuto un’infanzia felice, ha vissuto in una casa dalla bellissima atmosfera, in Vicolo Sforza Cesarini 53, in un clima di grande allegria, di grande festa, che le ha dato la forza e il coraggio di scegliere fin da piccola quello che voleva fare, la sua luce è stata la curiosità, provare, capire cosa poteva fare, cosa poteva diventare. Un libro molto positivo, gioioso, non esistono conflitti con gli autori o altri, magari non li ha raccontati ma, è un libro che parla di una serie di vittorie accompagnate anche da momenti di malinconia e di dolore sul piano personale. «Ho sempre pensato che chi insegue tanto il successo, il riscontro di una popolarità esagerata, il denaro, il potere, abbia dei problemi interiori. Io mi sono vissuto La freccia nera, con gioia e divertimento, ho scoperto solo ora che mi volesse sposare mezza Italia, anche dopo più di quaranta anni. Mi sono goduta il mio lavoro grazie alla mia passione per la professione e mi sono detta ‘non ti perdere di vista, se lo fai sei fottuta’. Io credo che tutti quelli che pensano di aver scoperto tutto, di aver capito tutto, di essere bravi, di essere arrivati anche come persona, realizzati, a un certo punto, finiscono di vivere, perché non hanno più cose da inseguire».
Nonostante i successi e i traguardi raggiunti, di essere una persona popolare, con un itinerario umano e profondo, Loretta Goggi parla di normalità e dice: «la normalità per me è seguire il corso della propria esistenza, rispettare se stessi, i propri ideali, viversi la vita privata ben separata dalla vita pubblica, e la normalità io l’ho difesa, era una cosa di cui mi si accusava nei primi anni della carriera da ragazza, mi dicevano che avevo una voce da bel canto, troppo normale rispetto a Patty Pravo, alla Vanoni, quindi questa normalità è sempre stata un piccolo neo che qualcuno mi voleva affibbiare. Per essere una grande artista, bisognava essere genio e avere un comportamento sregolato. Cosa s’intendeva per comportamento sregolato? Secondo alcuni per salire in scena avrei dovuto drogarmi per combattere la timidezza e tirar fuori il meglio. Io dal mio canto ho cercato sempre di vincere la timidezza con le mie forze, senza altri rimedi.
Un libro vero, sincero, che parla anche di colui che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Loretta, il marito Gianni Brezza – morto nel 2011 a seguito di una lunga malattia – con cui si era sposata nel 2008. Brezza era ballerino, coreografo, regista e attore e con la Goggi erano compagni da trentacinque anni.
«Gianni aveva un carattere forte, per me era fondamentale assecondarlo, non m’interessava di essere più importante di lui. Cercava attenzioni, era un uomo molto espansivo, divertente, burlone. Credo che gli amici non mi abbiano mai sentito parlare, perché era lui che teneva allegra la compagnia, era il nostro collante più importante – inizia a piangere Loretta, ma segue – ho accettato di essere condotta Gianni, pur avendo sempre deciso con la mia testa dall’età di 9 anni – quando ho capito che lui era una persona in gamba, al di là di quello che il pubblico possa pensare. Così è stato per trentadue anni, lui mi ha convinto di avere una fisicità, una sensualità, di avere un senso dell’umorismo molto spiccato, che la gente non conosceva, perché io facevo la brava conduttrice. Gianni mi diceva “Guarda Loretta, che Fiorello sta facendo quello che avresti dovuto fare tu anni prima”, quindi ha insistito che io la smettessi con i musical e iniziassi la nuova avventura con un One Woman Show, per potermi aprire nelle debolezze, nelle sicurezze, e quindi mi sono aggrappata a Jonathan Livingston e così ho volato…
Da questo bellissimo paragone, trovare un uomo e volare insieme a lui, Loretta inizia a raccontare degli aneddoti di vita con lui, molto divertenti e fa venir voglia di volere un amico come Gianni Brezza.
«Mi ha massacrato andando in motocicletta – dice Loretta – mi son venute le gambe storte, dai km che mi ha fatto fare, un frullatore. Anche con la macchina, lui non prendeva l’aereo, i km che abbiamo fatto girando per l’Europa, me li ricorderò sempre, sembravo incinta di tre o quattro mesi, perché lui non si fermava, per fare pipi o per mangiare, si fermava solo quando finiva la benzina. Mi ricordo una volta andando in Svezia, la prima fermata è stata a Francoforte.»
Loretta continua con un altro divertentissimo aneddoto. «Prima di iniziare la prima edizione del Loretta Goggi in quiz, feci vedere a Gianni una fotografia di un taglio che avevo visto sul giornale, che era di Sergio Valente, naturalmente lei era una fotomodella, uno schianto e, gli dico mi vorrei tagliare i capelli così e lui la guarda e fa, bello certo. Vado da Valente e lui mi sistema i capelli castani, ricci, in una pettinatura piramidale. Sembravo Angela Davis, bianca però. Arrivo di sera a casa, io non mi ero più specchiata da quando ero uscita dal parrucchiere, non sapevo che ero diventato una palla, Gianni mi apre la porta e rimane un po’ perplesso e mi fa: “ferma così, ferma non ti muovere”. Io rimango sulla porta, lui va in bagno, prende le forbicine, quelle per le unghie, non sapeva cosa dirmi quella era la verità, mi prende un peletto dalla testa, lo taglia e fa: “adesso stai benissimo”. Poi sono andata a cena da mia madre, un altro scorpione come lui, loro dicevano di non essere uguali, comunque.. mia madre apre la porta, mi vede e fa, oddio sembri Maria Josè. In televisione i dirigenti mi dissero, ma non si può fare niente? Insomma, un successo straordinario quel taglio».