Un cantante che vince un talent con il proprio inedito che porta avanti fin dai provini è uno da tener d’occhio. Così è successo che Lorenzo Fragola, catanese di 20 anni, ha fatto in sei mesi tutto quello che molti professionisti della musica si sognano in Italia: ha vinto X Factor con The Reason Why, ha fatto bella figura a Sanremo con Siamo Uguali e ora esce con un album intero di 13 pezzi con tanti bei pezzi, tra cui quelli firmati con Nek, Fedez, A/J dei Saint Motel e addirittura Tom Odell. Lo abbiamo incontrato alla presentazione di 1995 per farci raccontare come è arrivato a questo nuovo traguardo.
Come descriveresti quello che ti è accaduto negli ultimi tempi?
«Si è mosso tutto sulla velocità ne sono consapevole. X Factor è stato il primo traguardo, inaspettato perché dopo varie volte non ci credevo più. Invece mi hanno preso e ho vinto. Sanremo è stato ancora più veloce e più intenso, una vera scuola perché mi sono messo a nudo davanti a tutti con una canzone che però in parte avevo già pronta, l’ho ritoccata negli arrangiamenti. E ora il disco, la cosa di cui vado più fiero perché anche se molti dicono che è tutto fatto in velocità, io sarei potuto uscire a ridosso del Festival e invece ho aspettato ora che è il momento giusto. Potevo andare avanti a scrivere, sarebbe stato un album con più pezzi ma ci siamo fermati quando abbiamo capito che andava bene così.»
Con chi lo hai costruito questo progetto?
«Fabrizio Ferraguzzo è il produttore e Fausto Cogliati ha curato gli arrangiamenti con me. Ci siamo anche presi il diversivo di fare una cover, Dangerous di David Guetta, che andava fatta solo se suonava completamente diversa, altrimenti non ne vedevo il senso.»
Come sono nate le collaborazioni?
«Sono solo autoriali. Tom Odell è un grande, e mi dicono anche uno tosto. Ci siamo confrontati a distanza senza mai conoscersi di persona. Mi ha regalato quello che sarà il prossimo singolo, The Rest, ovviamente se ci fossero state influenze metal o altro che non ritenevo andassero bene per me non avrei fatto questo pezzo. A Sanremo ho conosciuto i Sant Motel e il cantante si è preso il mio numero e mi ha proposto di scrivere una canzone ed è nata Close My Eyes. Sempre a Sanremo ho parlato con Nek che mi ha dato Da Sempre e mi ha lasciato carta bianca. Mi diceva: fallo tuo, fanne ciò che vuoi.»
Cosa ti dicono le persone che affollano i tuoi signing in questi giorni?
«Mi sconvolge capire che ognuno ha una sua canzone preferita, sanno tutto della genesi del disco, sono persone che mi seguono da vicino. Sicuramente è una bella iniezione di fiducia, non mi aspettavo tanta gente e spero sia l’inizio di tanti dischi da poter incidere.»
Come descriveresti questo primo disco?
«C’è tanto gusto, tanto gusto mio, molto di quello che ascolto ed è per questo che suona molto diverso. Ho iniziato in un modo, poi ho preso un’orchestra, ho arrangiato alcuni pezzi con dei fiati. Mi piacciono i dischi che hanno tutta la stessa direzione dall’inizio alla fine, come che ne so, Paolo Nutini, un perfetto esempio di come si fanno i dischi acustici, ma per un primo disco di uno come me ci voleva un sacco di cose diverse. E siccome i dischi da 80 pezzi li può fare solo Jovanotti, io mi sono fermato a 13 canzoni.»
Con tutti questi successi improvvisi la tua vita privata sarà stravolta…
«A volte ho parlato anche sui social network di pregiudizi ma non tanto riferiti alla mia carriera quanto ai miei rapporti privati. C’è un’assunzione comune che ti vuole vedere cambiato per quello che stai facendo ma in realtà non è così, quindi rischi sempre di fare la figura di quello che se la tira. In verità io sono sempre lo stesso, cerco di essere principalmente onesto. Rispondo con un sorriso a chi pensa che sia diverso.»