Dal 26 ottobre al 24 novembre 2019 le Scuderie del Palazzo Ducale di Castelnovo Monti (RE) ospiteranno la mostra dal titolo “L’ombra che sarà” dedicata all’artista emiliano Carlo Calzolari.
A Cura di Sandro Parmiggiani, l’esposizione sarà inaugurata sabato 26 ottobre alle ore 17.00, con un intervento del curatore e intermezzi musicali a cura dell’Istituto musicale “Peri-Merulo”.
La mostra sarà visitabile, ad ingresso libero, fino al 24 novembre 2019, il venerdì, sabato, domenica e festivi con orario dalle 15:30 alle 18:30.
La mostra di Calzolari è una conferma di come il sentiero tracciato in questi anni a Palazzo Ducale sappia arricchirsi di continuo e dare occasioni di contatto con la bellezza: il percorso artistico di Calzolari è infatti una vera ed autentica avventura nell’esplorazione di tutta la materia, visibile ed invisibile, di cui è fatto il mondo della vita e la vita del mondo. Luce, ombra, oscurità e trasparenze sono gli snodi di un viaggio poetico e personalissimo che sa comunicare agli altri le proprie emozioni, rendendole collettive.
Persona di prolungati silenzi, poche parole e di vigile capacità di ascolto, Carlo Calzolari sembra, infatti, avere privilegiato nella sua arte ciò che ai più potrebbe passare inosservato. La sua arte si svela attraverso tre motivi di fondo che, interagendo tra di loro e ne rafforzano reciprocamente le singole, originarie valenze: lo sguardo proprio dell’infanzia, capace di stupirsi di fronte alla scoperta di ogni più piccolo e recondito aspetto del mondo; il fascino che emanano un segno, un materiale, una forma geometrica, se li si sa guardare con occhi sgombri; il rapporto simbiotico tra luce e ombra, con qualche suggestione derivante dal teatro delle ombre cinesi.
Si tratta di un’esposizione che ripercorre la lunga carriera dell’ artistica: Calzolari nasce a Parma nel 1944 e sin dagli anni in cui studia Architettura a Milano, denota nelle sue opere un primo interesse per l’arte astratta e programmata, il cui aspetto progettuale era vicino ai suoi studi, anche se é pur sempre la figura in chiave espressionista ad affascinarlo maggiormente. Agli anni dell’Università risale la sua esperienza di scenografo presso il Teatro universitario di Parma. Trasferitosi poi nel 1972 a Reggio Emilia, inizia un sempre maggior stravolgimento della figura per passare successivamente a un recupero del segno e una più complessa composizione spaziale del quadro, che gradualmente diventa assemblage, su carta trasparente, plexiglass o ferro. Nelle sue opere attuali, prosegue la ricerca sui materiali trasparenti, fondandosi su un sentimento lirico che tutto affida alle forme elementari, ai segni, ai trasferimenti, alle ombre e alle luci per rappresentare l’inafferrabile.