Immaginate una folla in delirio pronta a sfidare il caldo torrido di queste giornate romane, immaginate che quella folla si raduni in uno stadio, l’Olimpico di Roma, per vivere una favola. L’avete capito tutti di cosa stiamo parlando,vero? ma si certo parliamo delle quattro tappe romane del Live kom 2016. Una festa per tutti i fan di Vasco arrivati nella capitale da tutta Italia ed , in alcuni casi, pronti ad esserci per tutte e quattro le date (beati loro). Ma una sera sola basta per sognare, per sentirsi parte di un popolo, quello del Vasco nazionale, capace di riunire intorno a se più generazioni. Già l’analisi dei suoi fan è cosa interessante: sul prato, stracolmo e festante, ci sono quelli giovani, quelli pronti ad aspettare per ore, pur di potere “giocare” con il loro idolo, per mostrare le loro “sensazioni forti”, le loro “deviazioni”, il loro “stupendo” modo di fare festa; sugli spalti, altrettanto felici e partecipi ci sono i quarantenni, cinquantenni, sessantenni che, con la scusa di accompagnare figli , nipoti o semplicemente senza bisogno di scuse, vivono. Si “siamo vivi”, “vivere” sono parole che ricorrono spesso nel dizionario del Komandante, quella sensazione di essere tenuti in vita dalla sua musica accompagna tutto il concerto.
Più di trenta brani in scaletta; ha lavorato tanto per questo show miscelando pezzi nuovi e vecchi e spesso fondendoli, accennando pezzi e parole di diverse canzoni per accontentare proprio tutti. Così è stato un godimento, un “brivido che vola via” e tutti insieme a cantare i suoi inni, i passaporti musicali per il paradiso.
Ma parliamo un attimo dell’allestimento del palco e dell’acustica: all’interno di un palco super tecnologico con schermi, pedane, la parte da leone la fa l’audio, il suono esce perfetto come in nessuno show live precedente (credetemi sono una fan di lungo corso ed ho seguito i suoi show in tutta Italia). L’attenzione per l’acustica è stata quasi maniacale, forse per accompagnare al meglio la lunga parte acustica del live.
Ore 21.15 comincia il sogno con “Lo Show” seguita da “Lo vedi”, una travolgente “Deviazioni”, “L’Uomo più Semplice”. L’alternanza tra un pezzo più soft ed uno hard viene spiegata anche dall’artista che assicura “ce la prendiamo comoda perché lo show è lungo”. “Come Vorrei”, “Accidenti come sei Bella”, “Un gran bel Film”, “Sono innocente”, “Guai” sono balsamo per le orecchie di tutti, anche gli accompagnatori di fan sfegatati ignari di cosa significhi essere un adepto del Rossi. Non è possibile restare fermi, si balla, si canta e il Blasco parte con “Il Blues della Chitarra sola”, “Manifesto futurista della Nuova Umanità” e “Gli spari Sopra”.
La parte più bella dello show si compone dei brani storici: “C’è chi dice No”, “Quante volte”, “Stupendo”, “Sballi ravvicinati” mixata con altri pezzi storici, “Rewind” accompagnata dalla moda, acquisita nel live di Napoli dello scorso anno, dei topless offerto dalla fan delle prime file, e “Siamo Soli”. Purtroppo ci avviciniamo alla fine, ma si sa le cose belle prima o dopo finisco e con “pazienza e rassegnazione” ci avviciniamo alla coda dello show: “Vivere non è Facile”, “Ormai è Tardi”, “Sally”, “Siamo Solo Noi” e “Vita Spericolata”. Presentazione della band che da sola vale il prezzo del biglietto: Steff Burns, Claudio Golinelli, Andrea Innesto, Clara Moroni, Vince Pastano, Frank Nemola, Alberto Rocchetti e Will Hunt, artisti pazzeschi, che accompagnano il Blasco alla grande.
“Noi non abbiamo paura” e se lo dice Vasco noi ci crediamo, arrivederci amici noi ci godiamo la nostra “Albachiara” oggi e sempre.