La Casa di Ninetta di Lina Sastri sta trovando spazio in diverse sale cinematografiche e festival italiani, tra questi il Social World Film Festival di Vico Equense dove ha vinto come miglior lungometraggio nella Sezione Focus.
Il film che ha segnato l’esordio della Sastri dietro la macchina da presa è tratto dall’omonimo romanzo dell’attrice e cantante napoletana.
Per tutti quelli che ancora non hanno avuto la possibilità di vedere il film, può raccontarci di cosa parla?
«Parla della vita di mia madre che anni fa fu colpita da questa grave malattia, l’Alzheimer. Un anno dopo che lei era andata via, ho sentito la necessità, il desiderio di dirle delle cose. Ho cominciato a scrivere, parlando di lei, seguendo il flusso della memoria, del pensiero, parlando della famiglia, del passato, di mio fratello, della mia infanzia e dell’amore tra Ninetta e suo marito, fatto di ricordi belli e brutti. Quando stavo per terminare il racconto, le ultime parole che ho scritto sono state: “La casa di Ninetta, quella è veramente casa tua”. La casa di questa donna speciale, leggera, nobile, forte e piena di coraggio e di grande rispetto per se stessa. Una donna che ha cresciuto me e mio fratello, da sola, poiché nostro padre commerciante andava in Brasile e tornava dopo lunghi mesi. Le donne di una volta sapevano che la cura della famiglia era importante».
Dalle pagine di un libro, la storia di Ninetta arriva al grande schermo…
«Ho scritto questo libro autobiografico e ad un certo punto mi è venuto in mente di realizzare un film. Nel film interpreto la figlia di Ninetta che quando può torna dalla madre, accudita dalle tre badanti. È un film vero e sincero. Le tre donne protagoniste sono tre attrici simpatiche e brave: Antonella Morea, Antonella Stefanucci e Franca Abategiovanni. Ninetta vecchia è interpretata da Angela Pagano, un’attrice meravigliosa. Ed è stato bello poterla avere in questo mio lavoro cinematografico, il premio come miglior film lo dedico a lei. Ninetta giovane è interpretata da Maria Pia Calzone. Ho voluto una Ninetta così com’era, dignitosa, forte, coraggiosa e sensuale ma anche dolce e leggera, con la musica nella voce. Mia madre malata non riusciva a parlare e dimenticava tutto, però la musica no, infatti la portai in sala d’incisione e le feci cantare alcune delle canzoni classiche napoletane. Nel film ascolterete alcuni accenni di qualche canzone napoletana e la voce originale di mia madre Ninetta. Il ruolo del marito, un uomo difficile ed intorno al quale ruota tutta la storia d’amore, viene interpretato da Massimo De Matteo. Le musiche molto presenti nel film sono di Adriano Pennino, un bravissimo musicista, poiché volevo una musica popolare. Abbiamo girato nella vera casa all’interno dei quartieri Spagnoli, mentre le scene all’esterno sono state girate nella via in cui sono nata, in via degli Zingari. La canzone finale invece è stata scritta da me e musicata da Pennino. E poi c’è Napoli con i suoi colori acquerellati, non del tutto reali. C’è una presenza surreale nel film quando il passato si mescola al presente, così come avviene nella memoria e poi qualche presenza magica, perché Ninetta era una piccola fata, vedeva le cose che non esistono».
Ti rivedremo ancora dietro una macchina da presa?
Non lo so, è stato bello dirigere questa pellicola. Avevo una precisa idea visiva, come avviene quando curo la regia dei miei spettacoli teatrali, in cui parto sempre da quello che vedo, da una mia visione. È un film che non ha la distribuzione ma noi testardi e tenaci lo abbiamo portato nei cinema di tutt’Italia. Il film sta andando per la sua strada, con i suoi passi».
Quali sono stati i momenti più duri durante la realizzazione e la fase di preparazione del film? E quali quelli che l’hanno emozionata dandole la carica giusta per portare avanti il progetto?
«Tutto il set è stato faticoso, poiché avevamo poco tempo, dovevamo fare due o tre ciak, anche se riuscivo a finire anche prima, perché avevo le idee molto chiare. Ed è stata per me una sorpresa vedere come le cose si facevano e gli attori mi seguivano. Però la fase più importante e difficile è stata il montaggio, quindi, il saggio, la fotografia, la musica, la voce fuori campo. Sul set invece c’è la magia di creare qualcosa che non esiste e che tu crei. La post produzione, quindi, è stata per me una scoperta, bella ma faticosa perché ero impegnata con Nozze di Sangue di Garcia Lorca in teatro»
Quanto è stato catartico narrare la sua storia?
«È stato catartico quando ho scritto il libretto tanti anni fa, perché ti liberi di qualcosa che vuoi dire e raccontandolo lo metti fuori e diventa catartico. Quando facevo il monologo dal vivo, ripeterlo ogni sera mi risultava faticoso. Il film non lo è stato, poiché era trascorso il tempo. E ho raccontato la mia storia di vita ma che era esattamente ciò che volevo fare».
Quanto sono importanti i ricordi per lei?
Abbiamo pubblicato un libro con tutte le foto dal titolo Il tempo non esiste, perché per me il tempo non esiste Ricordo le cose affettive, non ricordo le date dei miei spettacoli. Il libretto è nato da un input, ricordo quel momento quando mi sono seduta ed ho cominciato a scrivere di mia madre e di quando litigava con mio padre».
Sullo sfondo de La casa di Ninetta c’è Napoli, città a lei molto cara…
«Napoli è un mondo a parte, l’arte, la natura, il mare, i colori, i sapori, gli odori e ancora la musica, il teatro e una lingua conosciuta in tutto il mondo. Napoli è una città che conserva la sua identità e al tempo stesso si proietta nel futuro. Non a caso sta vivendo questo rilancio del turismo. È una fortuna essere nata in questa città».