Come è stato per te scoprirti scrittore?
«É un onore per me essere arrivato al secondo romanzo con Einaudi. Paolo Repetti, responsabile della Collana Stile Libero Big, mi chiese se avessi voglia di pubblicare un romanzo perché aveva intravisto nei testi delle mie canzoni una sorta di narrativa. Mi sono sempre sentito rispettato e capito dalla casa editrice Einaudi e mi sono preso il tempo necessario del “non scrittore”. Sentivo dentro me l’esigenza di scrivere spontaneamente, con i miei tempi con le ispirazioni giuste. Scrivevo canzoni, facevo concerti ma poi ritornavo a scrivere una storia che forse nasceva da un brano. Il romanzo si snoda in tre parti,in tre sezioni: Amore che vieni Anni ’80, Amore che vai Anni Zero e Amore che torni Anni Dieci. I protagonisti sono due ragazzini: Luca e Maria Giulia e nel descriverli ho provato forti emozioni. Forse molti si riconosceranno in loro e in determinate situazioni».
A questo proposito chiedo: Maria Giulia è una ragazzina atipica nel senso che non si sente accettata dalla sua famiglia. Credi che l’attuale generazione delle ragazzine ha bisogno di scappare per essere riconosciuta?
«Io non volevo raccontare quella che al Sud si chiama fuitina. Io racconto l’ amore folle,assoluto di una generazione che voleva cambiare il mondo senza porsi domande ma con la sola forza dell’amore. L’Italia sta diventando un Paese di vecchi ed io stesso sino diventato papà di Stella a 40 anni. Assurdo! L’amore senza schemi è fondamentale, non dobbiamo avere paura di questo sentimento. Abbiamo addomesticato l’amore, abbiamo pensato di soddisfare prima i nostri bisogni e questo non va bene. Io voglio vivere il mondo di mia figlia! Io voglio spronare i giovani ad amare ed essere liberi di amare. E penso che le nuove generazioni siano pronte ad amare così, come quei diciannovenni o ventenni nell’Italia del boom economico».
Perché hai scelto i nomi Luca e Maria Giulia per i protagonisti e Gennaro per quello del padre?
«Mi piaceva il suono dei loro nomi e Gennaro è appropriato per un genitore del Sud».
Quali influenze letterarie o tue personali ci sono nel libro?
«Cerci di non leggere tanto quando scrivo un romanzo. Mi sono lasciato andare. Non ho cercato volutamente influenze. Forse mi sono rimaste dentro le canzoni di Dalla, in particolare Anna e Marco, De André,Pino Daniele. Sono brani che concentrano in pochi versi delle storie universali ed infinite. Penso che non ci debba essere quello sbalordimento quando un cantautore scrive un romanzo. Ho cercato di rendermi estraneo ai personaggi ma, a volte, si ricade nel personale. Andare al mare per me come per Luca, significava mandare via l’inverno e fare nuove amicizie che duravano il tempo di un’estate e che sparivano quando si ritornava a scuola. A pagina 39 del libro racconto di quando Luca ha avuto la prima chitarra,un regalo del suo papà. Anche mio padre mi regalò una chitarra. La pagò 80mila lire, in seguito all’ascolto per caso di una mia cassetta dove avevo registrato un brano dei Deep Purple. Mio padre diede fiducia ad un bambino di 8 anni. Anche io mi auguro, un giorno, di capire l’attitudine di mia figlia Stella».
Hai accanto a te una chitarra?
Pensi di aver messo qualche caratteristica di tuo padre nel personaggio di Gennaro?
«L’episodio della chitarra che ho descritto prima è un po’ distante dal reale ma sicuramente non nei sentimenti. Mio padre e Gennaro li vedo molto simili in America,ma non voglio anticipare niente al lettore. Anche mio padre sarebbe stato capace di attraversare l’Oceano per rivedere suo figlio e lo avrebbe riconosciuto guardandolo negli occhi. Questo e’ amore assoluto e lo comprendo da quando sono diventato padre».
Nel libro si parte dal Festivalbar per arrivare al jazz. Quale tipo di musica è più importante?
«É necessario sdoganare qualsiasi preconcetto sulla musica. Quella dei Festivalbar non è meno importante del jazz. La musica ha il potere di cambiare il mondo ed il tuo mondo al pari di un buon libro, un buon quadro. Ho iniziato a suonare perché ne sentivo il bisogno e ho voluto, in questo romanzo, far uscire il jazz da un cono d’ombra. La buona musica non ha genere! Abbiamo bisogno di veicolare la bellezza in ogni sua forma».
Pensi che il tuo romanzo sia particolarmente dedicato agli adolescenti?