Ritorna con un nuovo progetto discografico la cantautrice e vocalist napoletana Libera Velo. Il terzo album intitolato ‘A Sguarrona, che uscirà a dicembre, è stato anticipato dal singolo “Cricche”, disponibile sulle piattaforme digitali e il sulla piattaforma YouTube. Il titolo del disco ‘A Sguarrona vuole dire “la donna che va a cavallo da maschio”, metafora della vita di Libera, una donna coraggiosa e combattente, un’artista poliedrica divisa tra la musica e il suo impegno sociale. Il nuovo album di Libera narra le storie di donne che con forza e determinazione hanno affrontato la misoginia.
“Cricche” il secondo singolo che anticipa l’album dal titolo ‘A Sguarrona condanna duramente una società omofoba e affronta la questione della corruzione nel mondo della politica. È un brano coraggioso e pungente!
«Volevo omaggiare tutti coloro si spendono in autonomia per un cambiamento reale di linguaggi in un’ottica Body and Positive! Una legge non basta, serve un lavoro radicale di educazione all’affettività e al genere e per programmarlo la Istitutio dovrebbe prima formarsi, informarsi, confrontandosi con le nuove generazioni e con chi ci lavora da decenni dal basso perché avrebbero molte da cose da insegnare a chi fa politica nel nostro paese».
Il primo singolo “Malata immaginaria” racconta la triste realtà della malasanità e/o delle patologie “nascoste” difficilmente riconosciute e stigmatizza le discriminazioni razziali. Come è nato questo pezzo?
«Nasce in un giorno ordinario di day hospital in ospedale, spesso noi affetti da patologie reumatiche siamo in sala d’attesa per ore insieme ai pazienti di oncologia, si simpatizza, ci si racconta le difficoltà e qualche volta si litiga sulle questioni del mondo; pochi giorni prima c’era stato un terribile naufragio al largo delle coste siciliane ed erano annegate molte persone; una signora impellicciata in attesa di chemioterapia ha inserito nella discussione l’elemento “naufragio” dando il peggio di se, dicendo cose inascoltabili sulla Migrazione e non ho potuto fare altro che mandarla a quel paese…ho provato ad astrarmi dalla realtà iniziando a camminare nel corridoio per sbollentare la rabbia, immaginandolo come una passerella, aspettando una melodia, un’idea che “solidificasse” quell’emozione esplosiva di Antirazzismo furioso, in quel corridoio di sofferenza suonava dentro le mie orecchie un limbo, quello che vivono le Persone Migranti ed anche chi è ammalato! Così è arrivato il ritornello e poi la strofa “ truove pure chi stà male ca pelliccia ancora ‘nguollo senza ammore e senza scuorno parla male ‘e l’immigrato manco ‘a morte e ‘a malatia cagna chesta merda ‘ngapa”…».
L’album ‘A Sguarrona, uscirà a dicembre, puoi darci qualche anticipazione sulle tematiche dei brani?
«Storie su una linea del tempo con un suono tra Napoli/Africa e London/Caraibi soprattutto di Donne Campane le cui biografie sono poco note e poco omaggiate rispetto alla grandezza delle loro vite e al coraggio con il quale hanno affrontato la misoginia delle loro epoche; il tutto con l’occhio della Satira di Sguarrona che è diventata il mio alter-ego e si immedesima nella vita di Maria Luisa d’Aquino (la Saffo Campana) o in quella della fotografa Lucia Conte (Foto Tripoli) o in quella della cineasta Elvira Notari (Monte Chiara Erotikòs), in quella di una donna contemporanea stanca sia della cartolina stereotipata di Napoli che di quella di madre napoletana (Cricche) o nel dolore perenne di chi perde un figlio in mare (‘O mare nun so ll’onne) e nella vita di una Lavoratrice precaria che fa turni opposti a quelli del suo compagno e quindi non riescono mai a fare l’amore (L’Uovo Cantacronaca) ; inoltre io e Luigi Scialdone (produttore artistico dell’album) abbiamo rielaborato la bellissima “Tammurriata Americana” dei Maestri sacri Bovio/Tagliaferri per l’Editore “Ingredienti Sonori”; tanti ospiti musicisti, 3 fonici eccezionali, uno sponsor fidato, oltre alla magia delle sale dell’Auditorium Novecento di Napoli ci hanno aiutato nella realizzazione di questo lavoro appassionato».
Hai lavorato in passato con tanti artisti tra cui i 24 Grana, i Sangue Mostro, gli Almamegretta, i Foja. Cosa hanno rappresentato per te queste collaborazioni artistiche?
«Con gli Almamegretta come band non ho mai lavorato, ma ho avuto il grande privilegio di lavorare in studio per un po’ con uno dei musicisti fondatori degli Almamegretta, Gianni Mantice, che mi ha fatto conoscere il lato “napoletano” della mia voce, incoraggiandomi a coltivarlo; poi ho avuto il piacere di ospitare Paolo Polcari degli Almamegretta in un brano del mio primo disco, “Sottile piacere” e il suo tocco ha donato magia a quella canzone … Con i 24 Grana è stato come trovare la navicella madre di cyborg a me simili, ero fresca degli studi di Jazz ma mi sentivo un ibrido fatto di ascolti Trip Hop, Hip Hop, Soul, Blues, Canzone Anarchica e Rock ‘n roll e il loro era un linguaggio che riconoscevo più vicino alla mia generazione, è stata una piccola gavetta e loro sono i miei fratelli. Con i “Sangue Mostro” ho fatto un featuring nel primo disco e un live a Berlino che ricordo come una botta di energia mostruosa! I Foja spesso mi chiamano “zia” perché all’inizio della loro carriera ci frequentavamo molto condividendo ascolti musicali e bellissimi momenti personali, oltre che professionali; Dario Sansone è un amico e ci confrontiamo “soltanto” da una quindicina di anni sulle cose della vita! Inoltre ad un loro bellissimo concerto è nata la scintilla per l’attuale collaborazione con Luigi Scialdone per il mio LP in uscita».
Da Napoli e in particolare dal tuo quartiere la Pignasecca attingi per scrivere i tuoi testi? La passione per la musica e la danza nasce quando eri bambina. Puoi raccontarci gli inizi?
«In Vico San Liborio, dove sono nata, nella nostra piccola ma soleggiata casetta con due terrazzini, al sesto piano senza ascensore di un antico palazzo, arrivavano i suoni della Natura e i suoni della Città, la vista era mozzafiato e ha formato il lato meditativo del mio carattere; proprio fuori al mio terrazzino guardando dall’alto la mia città, ho iniziato sin da bambina a scrivere e leggere tanto ma sempre col walkman alle orecchie! Quando uscivo in Pignasecca c’era Gallo che aveva tutti gli LP che volevo a prezzi popolari e quando non potevo acquistare originali, trovavo facilmente anche le mitologiche cassette “pezzottate” Mixed By Erry (con su scritto “le cassette con fotocopie non sono Mixed by Erry, la dimensione ideale per un ascolto pulito”) erano il “falso di lusso” per noi ragazzi del quartiere permettendoci di restare aggiornati su tutta la Musica napoletana ed internazionale molto prima di Music Television; quando scassavo il salvadanaio mi compravo i vinili originali o le cassette della musica che preferivo; tutto ciò che era performativo mi appassionava e ricordo il fiatone delle mie maestre nel salire i 6 piani di scale fino a casa per darmi lezioni, prima di flauto traverso, poi di pianoforte e canto… ero piena di energia e di spirito autonomo, che mi portò a 9 anni a partecipare al coro diretto dalla Maestra Maria Valeria Briganti (Maestra di organo e pianoforte al Conservatorio di Napoli, all’epoca) e ad iscrivermi lo stesso anno al Lyceum di Mara Fusco. Sono stata molto fortunata nonostante gli anni ’80 e ’90 non siano stati anni facili per noi ragazzi (terremoto, faide, furti intimidatori nel laboratorio fotografico di mio padre, digos dovunque, scuole chiuse e coprifuochi li ho vissuti in pieno) ma la Pignasecca per me era ed è ancora il luogo dove trovo ciò che mi coccola. Il mio immaginario come Cantautrice attinge tanto da Napoli con rispetto e studio ma la mia frequentazione costante delle zone periferiche, dell’isola di Procida e i viaggi avventurosi con pochi soldi in tasca e zaino in spalla per l’Europa hanno influito a sfumare con la mia ingenua smania di uscire da ogni frontiera, barriera linguistica e stereotipo».
Quando finalmente riprenderanno i concerti, cosa regalerai al tuo pubblico?
«Stavamo provando ma abbiamo dovuto fermarci perché siamo diventati zona rossa e appena ci sarà uno spiraglio riprenderemo a montare il live; sarebbe bello poter suonare questo lavoro in full band, con tutti gli elementi necessari per rendere il suono pieno e poter collaborare di nuovo con la maggior parte delle professionalità artistiche che hanno registrato il disco in studio, ma sono realista, sono molti i nodi che stanno venendo al pettine, ma si sta ricomponendo nelle difficoltà la Classe di Lavoratrici e Lavoratori di ogni categoria che il Sistema del Precariato forzato aveva smembrato in cocopro e tempo indeterminato, rendendoci molle flessibili e rotanti, ed è solo questa motivazione, spinta “dal basso”, che mi fa avere fiducia nel futuro lavorativo del nostro paese, sono troppi i diritti calpestati e le disuguaglianze sociali intermittenti che questa crisi sta portando a galla. Confido di poter recuperare i concerti che avevamo già programmato e nel frattempo stiamo progettando con un amico decoratore di scena piccole macchine scenografiche che accompagneranno l’Anarco/Avanspettacolo di Sguarrona . Vi ringrazio per l’interesse che riponete nel mio lavoro, di fatto per ora possiamo solo parlare di Musica…attendiamo di poterla far risuonare dal vivo presto…».
‘A Sguarrona vostra!