Anche Leo Gullotta al Social World Film Festival, la kermesse che promuove il cinema sociale. Attore Italiano, pluripremiato nei suoi 56 anni di carriera, ha recitato al cinema e in teatro in commedie e lavori drammatici oltre ad aver partecipato a numerosi sceneggiati e varietà per la televisione. Gullotta ha prestato spesso la sua voce all’attore Joe Pesci oltre che al grande Woody Allen . Produttore, caratterista comico e drammatico apprezzato da pubblico e critica, viene spesso diretto da Nanni Loy e da Giuseppe Tornatore vincendo Nastri d’Argento e David di Donatello. Leo Gullotta ci attende, per un’intervista, in un torrido pomeriggio su una terrazza che affaccia sul mare. Armato di sorriso e con un’umiltà che quasi stupisce – vista la sua notorietà ed il suo target qualitativo professionale (che la imparassero i giovani, tanta semplicità!) – l’attore siciliano risponde alle nostre domande.
Oltre ai tanti personaggi che ha interpretato, lei è stato sempre attento alle tematiche sociali. Ultimamente l’abbiamo vista ospite in “Amore Criminale” per leggere gli atti di una storia di femminicidio…
«Sì, quello non è un personaggio da interpretare! In quel caso, si sostiene il principio contro la violenza sulle donne, oltre che la violenza in generale. Ci sono da divulgare gli atti giudiziari, le sentenze o altri documenti del caso che Amore Criminale mette in onda, e tu attore, li leggi. Bisogna essere vicini a campagne contro la violenza, contro l’omofobia, contro le diversità. E chi ha una visibilità, lo deve fare! Per far capire – magari senza mettersi sul trespolo, senza “sputare la perla” – la tua opinione su fatti gravissimi che non dovrebbero mai accadere in un paese civile, che appare, in questi casi, ancora incivile.»
Mi permetto di farle una domanda poiché lei ha parlato di omofobia. Venti anni fa lei si è dichiarato omosessuale, quando ancora, forse, era un tabù. Oltre ad esserle stato negato il ruolo di Don Puglisi, quanto le è costata questa scelta?
«Costa, costa molto! E la cosa che più fa male, è avere questo “timbro” che le persone ti mettono oggi! A me ha fatto male 6 ore. Alla settima ora, ho cercato di denunciare il fatto, le persone – naturalmente vigliacchi in Italia, dove tutti si scaricavano. Messo da parte questo dolore, ho proseguito la mia vita con la mie scelte. Non vedo nulla di eccezionale o di terribile. Ho sempre vissuto serenamente questa cosa. Qualche volta, ho fatto anche delle interviste sul tema in canali ufficializzati dello Stato, quando l’intervistatore dava fiducia sul piano della chiacchierata, ed è servito. Perché l’Italia è fatta di provincia. Tanti ragazzi e ragazze soffrono in silenzio. Soprattutto, magari, se vivono in quelle famiglie dove regna ignoranza, superficialità, ipocrisia, cattiva educazione. E se puoi dire la tua, devi far capire che non è un problema, che l’orientamento sessuale è un modo del tuo essere da vivere in serenità. E ai genitori, dico sempre, non sbattete fuori i vostri figli. Non fate incendi, non diseredateli. Stategli vicini, perché hanno solo bisogno d’amore. Qualcuno si vergogna! Io aggiungo sempre, ma non vi vergognate di sostenere in silenzio il vicino di casa, che magari è camorrista? O l’onorevole, che sapete benissimo che ha truffato in un modo o nell’altro? Di questo bisogna vergognarsi! Non della scelta diversa di vostro figlio di vivere la propria scelta sessuale!»
Tanto teatro, tanta televisione, ci troviamo qui al Festival del cinema. I suoi progetti per il mondo cinematografico?
«I miei progetti al cinema si sono un po’ diradati. Ho girato, ultimamente, un film in Spagna, il cui tema era un episodio del periodo Franchista di un Italiano che ando’ all’epoca a combattere contro Francisco Franco. Quindi ho lavorato per la Spagna, in Italia un po’ meno! Sicuramente resto un attore stimato, amato, ma forse ho ricevuto progetti non proprio illuminanti. C’è qualche crisi nel Cinema italiano. Un appesantimento, soprattutto! E questo avviene in Italia per un taglio netto attuato ai danni della cultura in generale. Dal teatro, al Cinema, dalla Lirica alle scuole. Gli altri paese Europei, non vivono le stesse difficoltà. Perfino in Portogallo, non fanno questi taglie, ne alle scuole, né alle Università. Perché capiscono che è lì che si forma la cultura dei giovani.»
Lei ha affermato che la mafia deve essere combattuta come fosse un cancro. Quanto il cinema può servire?
«Il cinema e la tv non devono educare. Ma devono servire a far riflettere. C’è un film, Anime Nere di Francesco Munzi, che serve a capire tante cose. Munzi non è un regista proprio giovanissimo, ma ho apprezzato che abbia realizzato un prodotto così valido. Dove lo spettatore va via dalla sala riflettendo su ciò che ha visto. Oggi i giovani si sono dati molto da fare. Hanno capito che li hanno schiaffeggiati in abbondanza, che le istituzioni spesso li hanno offesi e allora sono scesi in strada creando associazioni contro il pizzo e ribellandosi. Perché hanno capito che qualcuno stava rubando loro il futuro.»
Un forte legame con la sue origini, la Sicilia. Quanto si porta dentro di questa splendida Terra?
«Tantissimo. Io credo che anche chi nasce in Alaska, porta dentro la sua terra. Ma credo anche, e con questo non voglio creare nazionalismi, che chi nasce al sud, con il sole, ha una luce diversa. Una creatività brillante. La Sicilia è sempre con me, ovunque io vada, e guai se fosse il contrario! Bisogna amare le proprie radici, ma anche arrabbiarsi di quello che non funziona. Il sud potrebbe vivere solo di turismo. Ma nel 2015, sono ancora costretto a denunciare una totale indifferenza a voler sfruttare questa nostra risorsa. Negli ultimi 25 anni, purtroppo in Italia, si è stati affaristi piuttosto che statisti. E questo non ha permesso una crescita del nostro paese.»
Oggi il cinema e la tv che spazio lasciano ai giovani? E cosa ne pensa della comicità fatta ripescando anche sketch del passato?
«Oggi purtroppo ci sono tanti progetti che vengono presentati. Ma mancano i soldi, manca la volontà di confrontarsi, forse mancano gli uomini. Io non faccio il gommista o il dottore. Perché non lo so fare! In Italia, invece, purtroppo spesso, tutti fanno tutto. La tipica creatività Italiana. Ma sarebbe importante la formazione. E se per fare comicità occorre ripescare gag storiche o passate, è comunque positivo. Perché vuol dire che c’è almeno una memoria artistica, in un paese che di ricordi ne ha pochi. Di giovani bravi ce ne sono e basterebbe tendere loro, solamente una mano. Ma purtroppo l’Italia, spesso, non lo fa. Perché siamo in un paese dove se pensi, dai fastidio.»