“Aiutare e sostenere i giovani mi fa sentire utile”. Questo e molto altro ancora ha raccontato Leo Gullotta, 72 anni e 54 di carriera, in questa intervista realizzata in occasione della serata conclusiva della prima edizione del Pulcinella Film Festival ad Acerra. La manifestazione è stata diretta artisticamente da Giuseppe Alessio Nuzzo, il pluripremiato regista e produttore acerrano che ha diretto Gullotta nel cortometraggio “Lettere a mia figlia”. Un lavoro in cui l’attore siciliano veste i panni di un anziano padre che scrive delle lettere alla figlia nel tentativo di spiegare la sua malattia.
Tra gli ospiti della prima edizione del Pulcinella Film Festival, una nuova realtà in cui si parla di cinema e teatro.
«È molto importante essere presente in questa prima edizione del Pulcinella Film Festival, prima di tutto perché si svolge in provincia e la provincia deve essere curata. Questi eventi rappresentano un po’ la rivalsa della provincia. È un modo per uscire, incontrarsi, vedersi, stare insieme ai giovani, al cinema, al teatro. Stare insieme è sempre stimolante, produttivo, soprattutto in questi tempi. Chiudersi a casa con internet non è fruttuoso. Stiamo attraversando nel Paese qualcosa di particolarissimo, quindi dobbiamo cercare di capire, e per farlo dobbiamo stare insieme. Inoltre, in questa occasione è stato inaugurato anche il Castello dei Conti, ed è fondamentale per i giovani essere a conoscenza della storia e delle proprie radici».
Il Pulcinella Film Festival ha festeggiato la commedia cinematografica con 100 proiezioni di film in concorso tra lungometraggi, cortometraggi e documentari e con workshop, masterclass e incontri. Cosa ne pensa della commedia in generale?
«In Italia c’è sempre un po’ di puzza sotto al naso verso la commedia. Per carità si può capire che dopo 27 anni di cinepanattoni sempre uguali forse c’è una stasi, ma per fortuna sono arrivati nuovi registi giovani, una nuova commedia. Bisogna vivacizzare la storia. Con la commedia, si pensa, si sorride, si sdrammatizza, si analizza qualcosa. Noi in Italia siamo il Paese che nel rinascimento abbiamo inventato ogni cosa, compresa anche la commedia dell’arte, quindi dobbiamo mantenerla. Questa iniziativa credo sia da appoggiare, ecco quindi la mia presenza, ma anche il mio ringraziamento».
Sulla locandina della rassegna si vede Massimo Troisi vestito da Pulcinella, simbolo del territorio e della commedia italiana nel mondo. Lei ha avuto modo di conoscerlo?
«L’ho conosciuto. Era un ragazzo discreto, intelligentissimo, acuto, brillante, uno di quelli che vengono dal cuore della provincia, la pensava in un’altra maniera. Un esempio preciso che non è soltanto quello che avete visto al cinema. È un esempio da prendere sotto tutti i punti di vista, non soltanto perché è un attore o uno scrittore. La Campania sta diventando un movimento molto importante di teatro, di testi, di proposte, quindi ha tutta la mia approvazione il direttore artistico Giuseppe Alessio Nuzzo, con questa prima edizione del Pulcinella Film Festival. Massimo Troisi rappresenta un po’ la rivalsa della provincia, per tutto quello che segue, il talento, la qualità intellettuale. Personalmente sono molto legato a Napoli e alla sua provincia. Qui ho lavorato a diversi progetti, anche in passato con Nanni Loy, Manfredi».
La manifestazione è stata diretta artisticamente da Giuseppe Alessio Nuzzo, il regista che l’ha diretta in “Lettere a mia figlia”.
«Lettere a mia figlia è stato un corto premiatissimo in tutto il mondo, di grandissimo successo, realizzato proprio da Nuzzo, un giovane di talento, al quale ho voluto dare una mano due anni fa. Aiutare e sostenere i giovani mi fa sentire utile. In questo caso si trattava di credere in un giovane di talento con un bel progetto. Un film breve, che si accostava alla riflessione, come la malattia dell’Alzheimer. Sentirsi utili anche sotto questo aspetto è molto importante».
Che ricordi ha dei suoi trascorsi televisivi con la compagnia del Bagaglino?
«Ho dei ricordi bellissimi. Con quella trasmissione sono entrato nelle case degli italiani, per 22 anni, 22 edizioni, con ascolti incredibili. In quel periodi si raccontava quella politica degli anni ’80, che in forma di vignetta televisiva, poi si sviluppava in quello che oggi è la politica, ahimè».
La televisione le manca?
«Perché mai dovrebbe mancarmi? L’ho fatto per 20 anni. Poi, rispetto a quel lavoro, a quel varietà televisivo, quella vignetta televisiva, oggi non credo che ci sia quella professionalità».
Tanto cinema, televisione, teatro, dove l’abbiamo vista in veste di regista e sceneggiatore. Ha mai pensato alla regia?
«Sono stato sempre dell’idea che so fare bene l’attore e alcune volte non mi riesce bene, quindi per me è già tanto. L’Italia è il Paese dove tutti sanno fare tutto. Io mi limito a quello che mi hanno insegnato e che metto in atto di volta in volta al cinema, al teatro o in televisione. A ognuno il suo».
In cosa sarà impegnato nei prossimi mesi?
«Sarò impegnato a teatro in una commedia di Pirandello “Pensaci, Giacomino” che andrà in tournée per due anni in tutta Italia. Poi sarò alle Orestiadi 2018 in Sicilia e in altre manifestazioni. Ci sono diversi progetti per il cinema che sto valutando».
Solitamente quando le propongono un copione, che cos’è che le fa decidere di accettare o meno?
«Il lavoro è lavoro, quindi non bisogna avere la puzza sotto al naso di nessun tipo. Sicuramente mi lascio trasportare dalla curiosità della storia, dall’entrare in un progetto nuovo, dalla sfida, per cercare di trovare l’anima al di là di quello che è scritto del personaggio».