Docente di comunicazione di giorno, cantautore da tutta una vita: questa una semi descrizione (misera rispetto tutto ciò che fa) del professor Lello Savonardo che torna a stupire con l’album “Bit Generation”, un lavoro di “canzonette” pensate che ci accompagneranno a lungo in viaggi generazionali e soprattutto emozionali.
Possiamo dire che Bit Generation contiene, come direbbe Bennato, Canzonette rivolte alle nuove generazioni, ai nativi digitali insomma?
«Le canzoni dell’album raccontano la Bit Generation che si nutre e si esprime attraverso la software culture. Sempre connessi, always on, attraverso i nuovi strumenti interattivi le nuove generazioni comunicano, si esprimono e danno vita a linguaggi creativi e produzioni culturali inedite. Le tecnologie influenzano le forme di socializzazione e di comunicazione. La Bit Generation è un’espressione ti tali processi e mutamenti, sociali, culturali e tecnologici. Il disco, attraverso suoni ed emozioni, racconta questa generazione, ma anche la mia, che è ormai, sempre di più, immersa nei new media, così come i nativi digitali. Viviamo nel flusso, in un costante mutamento, in continuo divenire. Siamo sempre in transito. In viaggio permanente. Le generazioni future vivranno interpretando i segnali del mutamento e creando nuovi linguaggi. Spero che il mio album di “canzonette” possa accompagnare il viaggio delle diverse generazioni che navigano nel flusso delle emozioni.»
Per sottolineare la “Generation”, nel disco (che è una palese opera collettiva) ci sono musicisti di più generazioni che hanno scelto di partecipare al suo progetto. Come sono nate queste collaborazioni e contaminazioni?
«Bit Generation è, come hai sottolineato, un’opera collettiva a cui hanno partecipato alcuni dei miei amici musicisti. Sono cresciuto ascoltando le canzoni di Edoardo Bennato, con il quale da tempo ho stabilito un’intesa e un’amicizia profonda. “L’Equilibrista” è stata scritta nel corso di conversazioni sui temi più disparati, dallo sviluppo sostenibile alla geopolitica, dinanzi ad una birra o ad una pizza, prendendo appunti su fogli volanti tra i rumori e i ritmi di Napoli. Edoardo, oltre a firmare il testo de “L’Equilibrista”, che racconta la condizione dell’uomo contemporaneo, ma anche dell’artista, “sospeso sul filo” dell’esistenza, nel grande circo della vita, ha anche suonato l’armonica in due brani del disco. Gennaro Tesone degli Almamegretta, aveva tempo fa prodotto il mio brano “Messaggi Segreti”, dopo che io avevo realizzato la mia tesi di laurea e poi un libro sugli Almamegretta e i 99Posse. Con Raffaele Scarpato e Giuseppe Lopez, che firmano la direzione artistica del disco, abbiamo deciso di riprendere il sound di quella produzione (di cui ho rivisto alcune parti del testo) chiedendo a Gennaro T e Mario Formisano (bassista degli Almamegretta) di suonare la ritmica nel brano. Nella prima produzione della canzone, Gennaro aveva coinvolto un giovane producer, Danilo Vigorito, che nel frattempo è diventato uno dei più noti dj napoletani in Europa. Quando ho chiamato Danilo, abbiamo subito ristabilito un’intesa che si è tradotta nella produzione del remix del brano Bit Generation ma anche nella masterizzazione dell’itero disco. Così è nata la dub version di Bit Generation by Danilo Vigorito, primo singolo dell’album. Avevo da sempre ipotizzato una collaborazione possibile con il mio amico Maurizio Capone, ideatore e leader dei Bungt Bangt e del loro ecosound, che scaturisce dal riciclo sonoro e creativo di oggetti quotidiani, riadattati come strumenti musicali. Gli ho chiesto di arrangiare “Il sole della tribù”, e di cantare una strofa nel brano. Poi il rapper e dj di Radio deejay Gianluca Tripla Vitiello è intervenuto nel brano “I Nuovi Padroni”, il singolo che è attualmente in promozione. Il bluesman Gennaro Porcelli suona ne “Il Disegno di Manara” (che vedrà presto la realizzazione di un videoclip con i disegni di Milo Manara) e il premio Tenco Giovanni Block partecipa al brano “Ridicolo”. Ma la guest più singolare è quella di “Always On”, che si apre con versi pronunciati da Derrick de Kerckhove, guru della comunicazione ed erede intellettuale di McLuhan. Un brano che esprime la condizione dell’uomo contemporaneo: “iperattivo”, “interattivo”, “sempre connesso”. Io e Derrick, che gira il mondo partecipando a numerosi convegni internazionali e che è tra gli autori più citati sulle culture digitali, abbiamo collaborato nell’ambito di molte attività scientifiche e accademiche, oltre a firmare insieme diverse pubblicazioni. Quando gli ho chiesto di intervenire nel disco lui è stato entusiasta, dicendomi: “mi diverte fare la rockstar”.»
Alessandro Rak ha firmato la copertina del suo album, questo sottolinea ancora di più lo spessore di questo progetto, non trova?
«Sono felice che la copertina del disco rappresenti un’altra forma d’arte. Stimo molto Alessandro e apprezzo il suo lavoro. Avevo presentato il suo Film di animazione “L’Arte della Felicità” ai miei studenti prima che uscisse nelle sale, quando ha vinto l’Oscar europeo per la regia del Film mi è sembrato importante invitarlo nuovamente ad un incontro pubblico per sottolineare come i giovani napoletani rappresentino eccellenze in ogni ambito dell’arte. Poi quando ci siamo incontrati per confrontarci sulla copertina del mio disco, c’è stata una strana magia. Su piazza San Domenico a Napoli, dopo la pioggia, è apparso l’arcobaleno, proprio mentre stavamo decidendo i colori della copertina. Lo abbiamo guardato e ci siamo detti: eccoli, saranno i colori dell’arcobaleno.»
Lei è un professore universitario al di fuori degli schemi. È riuscito a portare avanti la strada accademica e quella musicale perfettamente fin da giovanissimo e poi ad unirle ancor meglio. Si aspettava questo successo e anche semplicemente ciò che sta vivendo adesso già quando a Lunezia fu premiato da Fernanda Pivano?
«Sono una persona fortunata per i traguardi professionali raggiunti e sono, sicuramente, un cantautore sui generis. Insegno “Teorie e Tecniche della comunicazione” e “Comunicazione e Culture giovanili” presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e sono autore di numerosi saggi sull’universo giovanile e i linguaggi musicali, tra cui Sociologia della Musica. La costruzione sociale del suono, dalle tribù al digitale (Utet, 2010) che, nel 2014, è stato pubblicato in lingua francese in tutto il mondo francofono da Academia/L’Harmattan. I miei interessi scientifici sposano da sempre la mia passione per la musica. In qualità di cantautore, ho all’attivo numerosi concerti, collaborazioni con artisti e musicisti di rilievo nazionale, la pubblicazione del mio primo disco dal titolo “Savonardo” e riconoscimenti prestigiosi, tra cui il Premio Lunezia che, nella stessa edizione, ha visto la partecipazione anche di Fabrizio De Andrè, premiato in quella occasione come il migliore poeta/cantautore italiano. Suonare sullo stesso palco, prima di lui, è stata un’emozione immensa per me. Il mio ritorno alla musica “attiva” è una sfida ma anche un progetto culturale, che si esprime attraverso suoni, parole, ritmi ed emozioni. Entrare in studio è stato come ritornare a casa. Ma è molto più difficile scrivere canzoni, esprimere se stessi, denudarsi, esporsi attraverso le emozioni di una canzone, che scrivere saggi di sociologia, in cui devi necessariamente tendere all’oggettività. In realtà, non mi sono mai sentito un “professore”, ma una persona curiosa, che si pone interrogativi e che non possiede verità da trasmettere ma dubbi da condividere. Quello che comunico ai miei studenti è la curiosità di scoprire, indagare, comprendere i fenomeni sociali, attraversare i territori della conoscenza, osservando la realtà da diverse angolazioni e punti di vista. Oltre le apparenze. La musica ti permette di arrivare al centro delle emozioni, attraverso una profonda scoperta del sé e degli altri. Le mie due anime e passioni convivono in questa ricerca costante.»
Cos’ha in programma adesso?
«Promuovere Bit Generation e progettare altre forme mediali e comunicative che abbiano come fulcro l’attenzione sull’universo giovanili e sui mutamenti culturali della società contemporanea. Sono in cantiere altri pubblicazioni sul tema. Mi piacerebbe diffondere, ovunque e il più possibile, il concept album Bit Generation, in quanto progetto culturale e sociale. E poi avere la possibilità di continuare ad incidere dischi, oltre a pubblicare libri, che diano continuità a questo mio progetto creativo e musicale.»