“Le memorie dell’acqua” segna l’esordio nel mondo discografico di Lo Yeti, nome d’arte di Pierpaolo Marconcini. Il cantautore bolognese, classe 1983 pubblica il suo primo lavoro discografico, un album avvolto dal mistero e dai toni penetranti, che giungono visceralmente all’ascolto. Nove tracce di interessante acustica, lontane da ogni banalità, così come la stessa identità musicale di Lo Yeti. Un disco ricco di ritmi, forme elettroniche e synth e fiati.
L’acqua è il fil rouge che permea l’intera opera, assumendo, di volta in volta, forme e significati diversi. L’acqua è neve, lacrime, bolle di sapone, torrenti, mare. L’acqua è la persona in grado di infiltrarsi dentro di te, fino a scavare e a creare solchi. L’acqua, nel suo stato alterato più estremo, è ghiaccio, quello stesso ghiaccio da cui misterioso e dal nulla arriva Lo yeti. L’acqua infine ha una dimensione sotterranea, come quella dei canali che scorrono invisibili sotto Bologna, città che ha dato i natali all’autore e al suo progetto.
Le memorie dell’acqua è un EP prodotto da Angelo Epifani, registrato presso i Tup Studio di Brescia e i Raw Studios di Bologna. Un lavoro discografico in cui incontriamo la musica e i testi di Pierpaolo Marconcini. Gli arrangiamenti di Marco Milani, Pierluigi Ballarin, Pierpaolo Marconcini. Elementi sonori di Pierpaolo Marconcini (Voce, Chitarra acustica, Chitarra elettrica), Marco Milani (basso), Pierluigi Ballarin (Tastiere, Piano, Synth, Chitarra elettrica), Simone Gelmini (batteria), Daniela Savoldi (Violoncello). Si parte con Santa Madre dei Miracoli, un testo dall’accordo elettronico, di definizione post-moderna. «L’incoscienza è figlia sai, dei trentenni e dei loro sogni, delle loro velleità, delle fragili abitudini, ma io ti regalerò dei fiori», e diventa, così piacevolmente orecchiabile. Rock conclamato in “Amore Bufalo”. Un testo dall’impatto interessante in cui la voce calda e suadente di Lo Yeti, arriva in modo immediato in un contenuto ricercato, come lo dimostra la strofa «Uno spaccio alimentare, avrà il compito di toglierlo dal corpo che non si venderà».
L’acustica della chitarra lascia entrare “Anidride”, terza traccia del disco. Un motivo che canta l’amore in modo quasi post-realistico. «Rita sei bellissima così, c’è un mondo fuori magico nascosto fra le ipocrisie», Lo yeti canta “Rita”. Un pezzo dove alla bellezza e dolcezza di una donna, si intreccia la rappresentazione di una società fondata sulle apparenze. Segue “Intrepida”, cantata sull’onda di un suono melodioso insieme alla voce che accarezzano il contenuto “piccante” delicatamente. Avvolgente ed espressiva è “Uomo”. «Ritroverò più stretta la tua giacca e tasche ancora piene di speranza». Un testo che si sviluppa sull’onda dell’invenzione “meta-dentrica” dell’acqua. «Benedetta la malinconia che ci aiuta nei rapporti intimi, solitari nelle librerie, siamo sguardi sessualmente espliciti e non si incontrano mai», Lo Yeti canta “La nostra Rivoluzione”. Un testo che intona la difficoltà di noi esseri umani di attuare cambiamenti e rivoluzioni. Quasi a farci immaginare il gocciolio dell’acqua è “Canzone dell’acqua”. Testo chiave dell’itero album in cui il cantautore descrive la raffigurazione decodificata dell’acqua in un crescendo di ritmi esplicitamente rock. Sotto effetto della luna è la closing track di Le memorie dell’acqua. Con suono acustico la chitarra accompagna la voce decisa di Pierpaolo Marconcini, che così come con il suo pseudonimo, Lo Yeti, rappresenta una creatura leggendaria a metà strada tra la realtà e l’immaginario, altresì in musica, racconta le declinazioni dei colori, chiari trasposizioni di una realtà trasognata.