«Leggete Le assaggiatrici. Fatelo, vi prego» Michela Murgia
«La voce dell’assaggiatrice cattura il lettore e non lo libera mai, per quanto è vera, tesa e penetrante» Donatella Di Pietrantonio
Vincitore del Premio Campiello 2018 e pronto a diventare un film per la regia di Cristina Comencini con un cast internazionale blindato, il romanzo di Rosella Postorino Le assaggiatrici è ispirato alla storia vera di Margot WolK, assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf.
L’autrice così spiega la genesi del romanzo: «A settembre del 2014 lessi su un giornale italiano un trafiletto a proposito di Margot Wolk, l’ultima assaggiatrice di Hitler ancora in vita. Frau Wolk aveva sempre taciuto riguardo alla sua esperienza, ma all’età di 96 anni aveva deciso di renderla pubblica. Il desiderio di fare ricerche su di lei e la sua vicenda fu immediato ma quando riuscii a trovare il suo indirizzo di Berlino, con l’intenzione di scriverle una lettera per chiederle un incontro, appresi che era morta da poco. Non avrei mai potuto parlarle, né raccontare la sua storia. Potevo però provare a scoprire perché mi avesse colpita tanto. Così ho scritto questo romanzo. Ho scelto di raccontare la sua storia perché essa parla della guerra da un punto di vista delle donne che in questo caso formano un piccolo esercito senza armi se non il loro corpo pronto ad essere sacrificato per una cosa più grande: il Terzo Reich».
Germania 1943. La situazione è ogni giorno più critica. Berlino viene bombardata ed il sogno di una Nazione forte ed invincibile impallidisce per le notizie dal fronte. La protagonista e voce narrante è Rosa Sauer, una giovane donna che, su segnalazione del sindaco del piccolo paesino prussiano di Gross-Partsch, vicinissimo alla” Tana del Lupo” dove si era rifugiato Hitler, viene scelta insieme ad altre nove donne per assaggiare le gustose pietanze preparate per il Fuhrer, così da accertarsi che non siano avvelenate. Suo marito Gregor è partito per la guerra che si sta combattendo sul fronte russo e Rosa è ospite dei suoceri, Herta e Joseph, dopo aver perso entrambi i genitori.
Dopo ogni pasto le ragazze devono rimanere chiuse nella mensa per più di un’ora sotto lo stretto controllo delle SS.
«Ad ascoltarlo con gli occhi chiusi, il suono della mensa sarebbe stato un suono buono. Il tinnire delle forchette sui piatti, il fruscio dell’acqua versata, il rintocco del vetro sul legno, il ruminare delle bocche, l’acciottolio dei passi sul pavimento, l’accavallarsi di voci e versi di uccelli e cani che abbaiano, il rugghio distante di un trattore colto dalle finestre aperte. Sarebbe stato nient’altro che il tempo del convivio; fa tenerezza il bisogno umano di cibarsi per non morire. Ma se riaprivo gli occhi li vedevo, i guardiani in divisa, le armi cariche, i confini della nostra gabbia, e il rumore di stoviglie tornava a riecheggiare scarno, il suono compresso di qualcosa che sta per esplodere». (pag.186)
Il clima, già così teso, diventa intollerabile quando in caserma arriva un nuovo comandante delle SS, Albert Ziegler, che incute paura alle ragazze per i suoi modi brutali e violenti. Eppure Rosa diventerà la sua amante e cercherà in tutti i modi di perorare la causa delle sue compagne di sventura, in particolare l’ebrea Elfriede Khun.
Il romanzo che a prima vista potrebbe apparire del genere storico se ne discosta subito perché la Storia della Germania di quegli anni e del suo Fuhrer, i giochi di potere, la violenza verbale e fisica delle SS, il sapere che già nel 1933 era stato costruito il lager di Dachau, l’attentato ad Hitler ad opera del colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, le Olimpiadi di Berlino, Eva Braun, i film d-documentario di Leni Riefensthal, fanno da sfondo alle drammatiche domande che si pone Rosella Postorino : quali relazioni intercorrono tra le assaggiatrici? Si riesce a restare umani di fronte al Male? Fino a che punto siamo disposti a scendere a patti con noi stessi pur di sopravvivere?
Di fronte alla violenza della Storia spesso si rimane accecati ed inermi e neppure la giovinezza riesce a lenire tanto orrore e tanta paura. Ciascuna delle assaggiatrici ha una storia personale che non viene condivisa con le altre. Rosa aspetta il ritorno del marito, Leni attende il grande amore, Heike non sa come sfamare i propri figli e vorrebbe almeno portare a casa un po’ di latte, Elfriede nasconde un inconfessabile segreto, il gruppo delle Invasate, indottrinate a dovere dalla propaganda nazista, ha occhi soltanto per vedere l’aura di gloria che sprigiona dal luogo dove è rintanato il Fuherer. Non c’è solidarietà femminile tra loro perché la paura annebbia la scintilla del divino che è in ciascuno di noi. Neppure Heike confesserà il suo aborto clandestino a Beate, amica di infanzia. Eppure le assaggiatrici assolvono insieme un compito religioso, una liturgia della mensa, (ingoiavo il boccone che avrebbe potuto uccidermi come fosse un fioretto, tre fioretti al giorno… pag.73), un’agape fraterna nel mettere a disposizione il loro corpo al servizio di Hitler e ai destini della Germania nazista. Nel loro apparato digerente avviene quasi una transustanziazione, come afferma la stessa Postorino e il cibo può essere servito al Fuhrer perché sano e genuino. Esso è metafora di morte e di paura ma anche di gioia e di ritorno alla vita. E come il corpo femminile dona la vita per la nascita di un figlio, così esso dona nutrimento e vita ad Hitler.Non è un caso che nel romanzo Rosa Sauer insiste sul tema della maternità.
Rosa è vista nella duplice funzione di vittima e collaboratrice del regime nazista, un ruolo scomodo, imperfetto, falso. Un certo riscatto della protagonista lo troviamo alla fine del romanzo quando ritrova suo marito Gregor vecchio ed ammalato, marito e padre felice di un’altra donna. Anche Hitler è ormai un uomo debole, impaurito, fragile che affida le sorti del Superuomo a dieci donne deboli, impaurite e fragili quanto lui. I suoi tic e le sue manie suscitano ormai l’ilarità delle SS. È molto simile alla caricatura che ne fa Charlie Chaplin nel film Il grande dittatore. (USA 1940-Uscita in Italia 1946)
Il romanzo dalla scrittura scorrevole e potente, si legge tutto di un fiato e riserva numerosi colpi di scena. Personaggi e luoghi sono descritti magistralmente.
La vera Rosa Sauer, ovvero Margot Wolk dichiarò di non aver mai incontrato Hitler di persona. E quando finalmente ritornò a Berlino in modo rocambolesco, venne catturata dalle truppe sovietiche e stuprata per diversi giorni tanto da non poter avere figli da suo marito Karl. Ma questa è un’altra storia…
Rosella Postorino è nata nel 1978 a Reggio Calabria ma vive e lavora a Roma. Ha esordito con il racconto intitolato In una capsula nel 2004 inserito all’interno dell’antologia Ragazze che dovresti conoscere. Il suo primo romanzo risale al 2007 La stanza di sopra a cui seguono: L’estate che perdemmo Dio (2009), Il mare in salita (2011), Il corpo docile (2013). Con Le assaggiatrici, oltre a vincere nel 2018 il Premio Campiello, ha vinto i seguenti premi letterari: Il Rapallo, il Chianti, Il Lucio Mastronardi e in Francia il Prix Jean Monnet. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo libro per bambini: Tutti giù per aria.