Un disco bello che forse paga troppi pegni e debiti ma che in fondo celebra a pieno l’essenza vera di esistere. Laura B sforna un lavoro ormai in giro da quasi un anno che forse ha avuto meno risonanza di quel che poteva meritare, anche in luogo non solo di belle canzoni ma anche e soprattutto di una voce interessante di caldissima personalità. “La ragazza di nessuno” è voce di donna che dimostra a se stessa cos’è e quanti spigoli ha la vita. Noi torniamo sul pezzo come si dice e diamo voce ad un disco che dovrebbe girare molto di più…
Tempo ne è passato dall’uscita del disco. Certamente come esordio non è passato inosservato ma ti chiedo: un primo consuntivo della storia?
Sì, è quasi passato un anno volato, ma ricco di conoscenze, esperienze, incontri e soddisfazioni. Ho portato un po’ in giro per l’Italia questo progetto ed ho notato un grande interesse e in parte anche un po’ di gratitudine. Sembra che ci sia bisogno di qualcuno che racconti delle storie vere, più che delle storie fantastiche.
Un titolo decisamente ricco di immagini: indipendenza e personalità o solitudine ed emarginazione? E le due cose, come insegna la filosofia antica, certamente non sono scollegate…
Già, non sono scollegate. Personalmente sono partita dalla solitudine. L’ho cercata e desiderata perché ne avevo bisogno per capire meglio ciò che ero e volevo essere. Mi sono emarginata dalle situazioni “confort” della vita per ricercare altro, entrare nei posti bui e trovare l’interruttore della luce. Dalla solitudine e dall’emarginazione ho scovato personalità e indipendenza.
La donna è al centro e ci resta anche e purtroppo dentro le cronache quotidiane. Quanto pensi che la canzone sia di aiuto dentro tematiche assai delicate?
Un mio professore all’università diceva: “l’Italia è il paese dove si fa politica attraverso le canzoni”. Le canzoni sono pensieri e libertà d’espressione conditi da poesia e immagini che toccano il cuore, le coscienze e altri parti del corpo. Qualcuno con la musica ha protestato! La musica è dentro la nostra storia e porta con sé i racconti del tempo. Negli anni ’60 i musicisti erano paragonati a dei profeti.
E quanto c’è di autobiografico o di esperienza diretta in alcune delle tue canzoni?
Tutto! Nelle mie canzoni ci sono io e le storie che ho incontrato, ascoltato, visto, conosciuto sulla mia strada.
Il pop d’autore oggi vive di grandissima indifferenza, almeno questo denunciano in molti. Ma penso valga anche per la cultura in generale. Una cantautrice come Laura B come sopravvive e come convive con tutto questo?
Laura B sopravvive perché ha imparato a farlo e ha capito come farlo dopo tanti anni di lavoro e ricerca. Sono arrivata alla consapevolezza che per me la musica non è solo un tentativo di diventare “qualcuno” o un modo per essere notata e avere consensi. Per me ora la musica è parte integrante del mio vivere e del mio essere: finché avrò voce e pensieri Laura B sopravvivrà.