La domanda che ciascuno di noi si sarà posto almeno una volta nella propria esistenza: “C’è vita dopo la morte?” oggi sembra trovare una risposta. L’Università di Southampton ha infatti condotto una ricerca su ben duemila pazienti colpiti da arresto cardiaco per indagare il livello di consapevolezza delle persone clinicamente morte.
È dunque notizia di questi giorni la pubblicazione di uno studio inglese che comproverebbe il mantenimento di un certo grado di coscienza da parte di persone in arresto cardiaco. Per quattro anni i ricercatori della Southampton University hanno infatti esaminato circa 2.060 casi di persone vittime di arresto cardiaco, in 15 ospedali differenti tra Gran Bretagna, Stati Uniti e Austria. Il 40 per cento dei sopravvissuti ha descritto esperienze coscienti provate mentre il loro cuore aveva smesso di battere ed in particolare vi segnaliamo il caso di un assistente sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza.
Il cinquantasettenne di Southampton ha raccontato nei minimi particolari le azioni dei medici ed infermieri e ha ricordato suoni delle apparecchiature mediche. L’uomo ricordava il numero dei beep emessi da un apparecchio programmato per emettere segnali sonori ogni tre minuti. Sam Parnia, direttore della ricerca ha spiegato: «Quell’uomo ha descritto tutto quello che è avvenuto in quella stanza ma la cosa più importante ha ricordato di aver udito due beep. Questo ci permette di comprendere quanto è durata la sua esperienza».
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