Al via la stagione lirico concertistica del teatro Verdi di Salerno con l’ultima e incompiuta opera di Giacomo Puccini la Turandot, nell’allestimento del regista Riccardo Canessa che ha mantenuto uno stile monumentale classico pur non avendo il palco del teatro una profondità tale da creare prospettive magniloquenti.
I costumi e gli arredi di questa Cina fiabesca fatta di lanterne rosse e blu, portano in scena una principessa Turandot regale con abiti impreziositi di pietre luccicanti e acconciature che lo stesso regista ha immaginato particolari ed innovative, stanco delle solite parrucche tipiche del teatro orientale.
La Turandot rappresenta il lavoro più maturo e completo della produzione pucciniana ha in sé tutti i registri poetici e stilistici del racconto, quello eroico, il lirico sentimentale, l’esotico ma anche il comico grottesco ed allora abbiamo l’eroe Calaf che sfida la morte per sete di conquista, per vincere una sfida con il destino, per quel odi et amo di catulliana memoria che è alla base di tutti gli amori mitologici e poi c’è l’anti eroe la gelida e sanguinaria principessa Turandot che ha giurato vendetta in nome di un’ava resa schiava, violentata e uccisa. Liù, la piccola e dolce schiava che si prende cura del vecchio e cieco Timur padre di Calaf è l’esempio stoico di amore incondizionato che si uccide portando con se il segreto del nome di Calaf e sol perchè lui “un giorno nella reggia le ha sorriso” e i grotteschi e comici tre ministri Ping Pang e Pong con il loro sguardo disincantato, ironico e a volte cinico della realtà che li circonda e in cui non vorrebbero più vivere, ma tornare alle loro case d’origine.
La Liù vista in scena al Verdi di Salerno, Alida Berti ha meritato un’ovazione, con i suoi acuti a fil di voce come imponeva la dolcezza del personaggio. Bel timbro vocale anche per Timur Carlo Striuli, mentre Calaf Vladimir Galouzine e Turandot Lise Lindstrom (che pure in alcuni passaggi ricordava l’immensa Raina Kabaivanska) hanno convinto meno. Magnifiche le coreografie del coro di voci bianche diretto da Silvana Noschese e un successo personale per l’altro maestro di coro il giovane salernitano Francesco Aliberti. Su tutti, l’appassionata e partecipata direzione d’orchestra del maestro Daniel Oren che è anche direttore artistico dell’intera rassegna ormai da ben otto stagioni.
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