Intervista al cantautore, polistrumentista e produttore romano
La tua centrifuga è il primo di una serie di singoli di prossima uscita di Burdoski, al secolo Alessandro Paolucci, cantautore, polistrumentista e produttore romano.
La sua carriera è sorprendente: il 2 luglio del 1990 si esibisce come bassista al Piper, il famoso locale di Roma, insieme al gruppo dei Nerves aprendo il concerto-evento dei Mudhoney. Dopo lo scioglimento della band, gira il mondo recandosi fino in Sud Africa dove ha modo di conoscere ed apprezzare la musica del posto. A Belgrado segue corsi di produzione e teoria musicale, partecipando a concerti musicali locali. Tra il 2020 e il 2021, grazie ai consigli dell’amico produttore Marko Benini organizza una serie di brani che usciranno sotto forma di singoli pubblicati dalla Digital Distribution Bundle il primo dei quali è appunto La tua centrifuga con un suggestivo video girato da Sauvages Produzioni.
Noi di Mydreams abbiamo avuto il piacere di intervistare Burdoski.
Burdoski è il nome di uno dei personaggi del capolavoro di Fedor Dostoevskij L’idiota. Il tuo nome vero è Alessandro Paolucci. Perché la scelta di questo nome d’arte così singolare?
«Una serie di ragioni. La mia timidezza mi spinge verso un semi anonimato garantito da un nome d’arte che non rivela le mie generalità. Mi piaceva la fonetica di questo nome, anche come appassionato di slavistica ed amante della letteratura russa. La più importante riguarda L’idiota e il personaggio del millantatore, impostore e truffaldino Burdovskij. Da buon ascoltatore di Fabrizio De Andrè , ho deciso di adottare, artisticamente parlando, questo personaggio odiato da tutti».
Tu sei nato a Roma ed oltre ad essere cantautore, suoni diversi strumenti e svolgi anche l’attività di produttore discografico. In quale ruolo ti senti più a tuo agio e riesci ad esprimere meglio la tua creatività?
«Ogni aspetto della produzione musicale ha un suo fascino. Ho iniziato suonando il basso nei gruppi romani che giravano tutti i centri sociali e i locali della capitale. Col passare del tempo ho iniziato ad apprezzare la chitarra ed altri strumenti per ampliare il mio linguaggio musicale ed iniziando un percorso autoriale personale passando ad esempio dalla scrittura in inglese all’italiano. Sono arrivati, quindi, i primi approcci alla produzione, grazie alle nuove tecnologie che hanno rivoluzionato l’universo musicale negli ultimi anni. Tutto sommato, il ruolo che mi appartiene di più resta quello autoriale, la nascita di un brano da un’idea, un suono, una parola. La scintilla iniziale è la cosa che mi entusiasmo più di tutte».
Hai viaggiato tantissimo, sei arrivato fino a Pretoria in Sud Africa. Cosa hanno lasciato queste esperienze nella tua musica? Come la definiresti?
«Il viaggio è da sempre la fonte di ispirazione preferita da artisti di ogni disciplina. Ho avuto la fortuna di conoscere situazioni e vivere esperienze assolutamente singolari e di interagire con persone e musicisti di ogni estrazione ed origine. Questa, se vogliamo, rappresenta la ricchezza che ho accumulato. Nessuna laurea o master o riconoscimento possono pareggiare questo tipo di esperienze».
Quali caratteristiche dovrebbe avere un tuo fan ideale? Quali messaggi vorresti veicolare al tuo pubblico?
«Chiunque abbia la pazienza e la curiosità di prestare attenzione a Burdoski è benvenuto sul suo carro un poco sgangherato. Cerco comunque di veicolare un messaggio di giustizia sociale, apertura mentale ed accettazione delle diversità altrui e anzi di vederle come un arricchimento del nostro bagaglio. Mi piacerebbe che l’ascoltatore più che entrare nella mia testa , immaginasse il suo sviluppo del testo, la sua interpretazione».
Il 13 luglio scorso è uscito il tuo singolo La tua centrifuga. Ci puoi raccontare brevemente la genesi di questo brano?
«Il brano è nato alcuni anni fa e ha avuto tante variazioni di testo ed arrangiamenti nel corso del tempo. Durante il primo lockdown, insieme al mio producer, nonché cognato, abbiamo deciso di dargli la forma attuale. Il testo parla del sentirsi estraneo e a disagio nelle situazioni in cui veniamo giocoforza trascinati dalle vicende della vita, della perdita del controllo che può essere tragedia per alcuni e commedia per altri, secondo i punti di vista. Ma ripeto, ognuno è libero di interpretare a suo piacimento la sceneggiatura della canzone».
Il video richiama atmosfere surreali e rimanda al film cult Trainspotting del 1996, tratto dal romanzo di Irvine Welsh e diretto da Danny Boyle. Cosa ti ha affascinato di questo film ed in quale personaggio ti sei identificato?
«È un riferimento che può essere considerato corretto. Si tratta sicuramente di un film iconico che ha ispirato un nuovo tipo di cinema e tanti nuovi aspiranti attori, registi, sceneggiatori ecc. Tutti i personaggi avevano qualcosa di particolare. Non mi rivedo in nessuno di questi ma il mio preferito era Spud».
Con quali artisti vorresti collaborare in un prossimo futuro?
«Ci sono migliaia di musicisti meravigliosi che popolano il pianeta. Non vorrei fare torto a nessuno e quindi, lascio la porta aperta a chiunque avrà voglia di collaborare con me. Se devo menzionare un nome che ha colpito la mia attenzione negli ultimi tempi direi Motta».
A quando un tuo album di inediti?
«Per il momento preferisco concentrarmi sui singoli brani anche perché il progetto è molto recente ed abbiamo bisogno di costruire una scaletta per presentarci al pubblico. Spero in un futuro vicino di avere la possibilità di lavorare ad un album. Ma c’è tempo».