La Stanza è il titolo del lavoro discografico di Bif, nome d’arte di Stefano Bifulco. Il giovane cantautore salernitano è in distribuzione con un concept dalla contaminazione che fa centro. Proprio come in una stanza, il disco di Bif diventa nell’immaginario, un armadio in cui “rotolare” gli occhi sottosopra e ritrovarci “indumenti” colorati, sobri, colmi di ricordi e riflessione. Come accade per ogni stagione che si “indossa”, si rivive, si rinnova, si inaugura. Stefano Bifulco forma da giovanissimo la sua prima band, i Drunky Lovers. Un progetto che gli farà girare la Campania, fino ad arrivare a Casa Sanremo. Nel 2012 procede con un percorso da solista, studiando canto con Germano Parisi e scrittura insieme alla composizione, con Francesco Di Bella. La sua voce dalle timbriche mutevoli gli permette di giungere al progetto Sant’Apollonia. Un collettivo di cantautori made in Salerno, attivo dal 2015 fino ai primi momenti del 2018. Nel frattempo, giunge in dirittura d’arrivo La Stanza, prodotto dall’etichetta Luma Records. Un esordio discografico che definisce Bif nella sua identità musicale. Un racconto che ne descrive la sua maturità. Otto brani di bella fusione dei contenuti. L’alternanza tra emozionalità personale e riflessione sociale ed insieme politica, densificano il viaggio musicale di Bif, che ci trasmette l’immediatezza del pop insieme all’ incontro di definizioni tipicamente folk. La Stanza è un lavoro che rivendica bellezza concettuale e di idelità. “Invasione di venti, pioggia straniera. Che paura fa lo sbalzo di temperatura. Venti clandestini non c’è più religione. Non so quando dormire e quando lavorare e quando portarti un fiore”. È così che canta Bif in Venti Clandestini, il brano che anticipa La Stanza. Un pezzo che demarca la confusione sociale, l’individualismo, l’invito a non perdere il sentimento dell’amicizia, dell’integrazione. L’armonia di una chitarra che si muove a ritmo di flussi malinconici apre, Resta. “Stazione centrale, questa valigia ti ha scavato il cuore”. Una delicatezza dei suoni abbraccia parole di ampia sensibilità, che ci fanno guardare nella Stanza dei ricordi ed insieme della speranza. “Come quando baci, come quando fai, come quando sei con me. Come quando piangi, come quando tremi, come quando corri. Come quando è si, come quando è no, come quando è per sempre, come quando non lo so”. Un fruscio di suoni che suscita immediata emozione è Amore Indipendente. Forse il pezzo più intenso. Le parole corrono veloci ma in ognuna c’è l’attenzione che regala spunti di romantica riflessione. Si prosegue sulla stessa lunghezza di fascino musicale, con Uomini di Mare. La Stanza dei ricordi ci fissa di fronte all’armadio colmo di rimorsi, rimpianti. Il riflesso della ribellione imprigionata. “Mettimi le mani in gola e togli questa censura”. Proprio come canta Bif in Caro Diario. Il piano suona forte e deciso in, Nella mia Testa. L’accordo vocale è ovattato, quasi come se si ascoltasse da un megafono “rotto”. Le timbriche della solitudine sono disegnate con costanza. Insieme ad esse il desiderio ed il coraggio di togliere i vestiti “stretti” ed indossare quelli “comodi”. “L’illusione del bastarsi è cattiva compagnia. Con te mi faccio spazio in questa ego compagnia…..E i pozzi dove hai sempre avuto paura di guardare, a ricordarsi muore e a vivere no”. È così che fa Chi troppo pensa Muore. Un pezzo in cui la chitarra esplode in un vivace pop, seppure il contenuto si mantenga sulla descrizione di echi di malinconia. L’album si chiude con il brano che da il titolo all’album. “Sei decisa e dolce luce che disegna le montagne quando decidi di andartene. Uccelli migravano anche fuori stagione. Ruotano intorno a te adesso”. Un carattere soft nei suoni e nelle parole racconta la felicità che si raggiunge in una reciprocità dei sentimenti. Insieme ad essa, la difficile accettazione dell’abbandono. L’amore vissuto e quello perduto, esprimono ogni volta, forza e debolezza della natura umana. In un contrasto che fa da caratterialità che delinea la vita.
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