Napoli, 29 Marzo 2017. Non c’è cosa che non valga la pena ricordare della tappa di Eco di Sirene al Teatro Augusteo. In apertura un’interessantissima Gabriella Lucia Grasso, cantautrice siciliana su cui Carmen Consoli ha “scommesso” attraverso la sua etichetta indipendente Narciso Records e con cui ha scelto di dividere il palco, opportunità per niente scontata. Sappiamo però che la cantantessa è così: lei fa solo quello che le va di fare.
Grazie alla Grasso l’ambiente si riscalda e ci si prepara all’entrata di Carmen che non si fa attendere molto: alle 21.30 eccola arrivare sul palco “Sulle rive di Morfeo”.
Se c’è una cosa che salta subito all’occhio e all’orecchio durante i primi dieci pezzi interpretati tutti chitarra e voce è quanto questo esperimento della Consoli si regga tutto sul potere della parola.
Anche i fan più accaniti restano estasiati a poter riascoltare i testi con questi arrangiamenti così nudi e intensi. Carmen regala al pubblico virtuosismi alla chitarra a cui non ci aveva più abituati negli ultimi tour.
Bastano poche note e poche strofe a ricordarci perché lei resta l’unica cantautrice italiana ad essere chiamata “cantantessa”.
Chiusa nella conchiglia installata sul palco ecco che Carmen si apre anche all’arrivo delle sue uniche due compagne di viaggio, Emilia Belfiore (violino) e Claudia Della Gatta (violoncello).
«Non è scontata la vostra presenza qui stasera: non sono un animale da tastiera, non ho un disco in uscita, eppure voi siete qui. Mi auguro da sempre di poter essere sempre alla vostra altezza.»
È di poche parole Carmen, ne mette già moltissime nelle sue canzoni e lascia parlare i suoi brani, ma in quei pochissimi intervalli in cui racconta aneddoti o ringrazia si apre un mondo. La Consoli è tra le pochissime artiste che non usa i social network, lei è rimasta “fedele a sé stessa”.
E ci si accorge di questa coerenza e di questa fedeltà anche durante questo live in cui Carmen ripercorre tutta la sua carriera attraverso tutte le canzoni e le figure femminili che oramai fanno parte dell’immaginario collettivo di ognuno di noi. È sconvolgente rendersi conto di quanto ogni suo singolo sia ancora così tremendamente attuale. La storia di Carmen si confonde con la nostra, le voci di donna di violino e violoncello riaprono ma poi curano le nostre ferite.
Carmen Consoli ci era mancata. Mancavano i suoi live, le sue storie sempre uguali ma sempre diverse racchiuse in brani come “Maria Catena”, “AAA Cercasi”, “Fiori d’arancio” e mancavano le nostre storie che lei ha saputo ben cantare grazie a capolavori come “Confusa e felice”, “Blunotte”, “Amore di plastica” e “In bianco e nero”.
È difficile sopravvivere al tumulto delle parole di Carmen, eppure ci si sente sempre più vivi ad ogni nuovo pezzo che la cantantessa sceglie di riproporre ai più affezionati ma anche ai più curiosi: in sala ogni singolo spettatore ammira la piccola magia senza trucco che sta avvenendo in uno stato a metà tra l’estasi e la venerazione.
A fine live la cantantessa si ferma a salutare il pubblico che finalmente ha conquistato il posto d’onore in piedi, sotto al palco. È stanca ma felice e lo si avverte dallo sguardo tanto imbarazzato quanto grato e tenero con cui abbraccia i presenti. Anche il pubblico mancava a Carmen. Piccole meraviglie su è giù dal palco.