Nel nuovo disco dal titolo “Esse o Esse”, la rock band bergamasca SOS Save Our Souls traduce in musica i sentimenti, le sensazioni e i momenti vissuti di notte fuori dallo stress quotidiano. L’album, che contiene otto brani dalle sonorità pop rock, è stato anticipato dal singolo Venere acida. La band SOS Save Our Souls nasce nel ’93 da un’idea di Bruco (Marco Ferri), voce ed autore. Oggi è composta da Bruco (frontman), Cristian Rocco (chitarra), Mauro Guidi (basso), Stefano Guidi (batteria).
Attraverso il vostro disco “Esse o Esse” avete convertito in musica pensieri, idee ed emozioni. È stato catartico?
«Sì, lo è sempre quando realizzi qualcosa che avevi in testa. Hai già idea del risultato finale, hai fatto le prove, la pre-produzione, ma solo quando è finito puoi dire, ok adesso ci siamo. Il più delle volte perlomeno».
Nel brano Venere acida raccontate del vostro rapporto con la musica. Cosa provate quando suonate dal vivo?
«È difficile da spiegare, ma anche il live fa parte del concretizzare le idee, anche se a conti fatti non è una cosa concreta, è una cosa che si vive al momento, ma le canzoni vivono anche grazie al fatto che le suoni live».
In Non mi fermare comunicate la voglia di andare avanti e vivere di musica, senza farvi ostacolare. È la passione il vero motore?
«Assolutamente sì. Cos’altro?».
Il brano E non sai più cosa sei affronta la questione dell’isolamento determinato dai social. È un problema patologico?
«È un problema patologico e sociologico. La rilevanza che i social hanno nella nostra quotidianità sta portando a una continua distorsione della realtà. Si fa sempre più fatica a distinguere la notizia dalla bufala, la cosa importante dalla sciocchezza, il vero dal falso. Tutto è sullo stesso piano, tutti giudicano e tutti urlano. È preoccupante, ma rappresenta la pochezza dei valori al giorno d’oggi. Apparire è più importante che essere».
Presidente è una critica ad un ipotetico leader politico che illude gli elettori con discorsi demagogici. In quale periodo è nata?
«Non ricordo esattamente…credo una ventina di anni fa ed è singolare il fatto che per quanto possa essere stata ispirata da un certo personaggio, il brano sia sorprendentemente attuale, anzi direi senza tempo, visto quello che succede nella politica potrebbe diventare attuale ogni sei mesi, anche meno».
Da quali artisti della scena rock vi siete lasciati influenzare?
«Tantissimi per poterli citare tutti, siamo divoratori di musica. Diciamo per farla molto breve, che probabilmente l’Inghilterra ha prodotto un sacco di musica che ci ha influenzato, e che la scena rock italiana 80/90 (Litfiba, Diaframma, Moda, Cccp) ci aveva molto colpito a quei tempi».
Cosa ha rappresentato la partecipazione a Sanremo Rock?
«Una totale delusione. È stato tutto molto bello fino alla finale, tutto molto professionale, gruppi bravi, molta tensione e competizione positiva, insomma un’interessante situazione di confronto. Poi alla finale c’è stato il solito teatrino all’italiana. Visto che c’era di mezzo la tv, si sono presentati tutta una schiera di parenti di personaggi famosi che hanno preso lo spazio riservato ai finalisti. Risultato: convocati alle 14, dopo 6 ore di attesa per il check, tempo scaduto, quindi i due brani live non si possono più fare, ne fate uno in half-playback, vince chi deve vincere a prescindere dai voti, messa in onda non si sa quando, forse tra 6 mesi alle 3 del mattino».