Ricorda con Rabbia, pièce teatrale del ’57 di John Osborne che ha caratterizzato il teatro inglese del secondo Novecento – riprodotta per la prima volta in Italia nel 1957 da Giancarlo Sbragia, regista e attore e da Virna Lisi e Monica Vitti – è stata ripresa da Luciano Melchionna, con Stefania Rocca, Daniele Russo, Marco Mariode Notaris e Sylvia De Fanti.
In un’insolita scenografia (di Francesco Ghisu) che va a simulare un magazzino di un negozio di elettrodomestici, dove i protagonisti hanno costruito la propria dimora, va in scena il testo del drammaturgo britannico. La commedia, a tratti lenta e poco coinvolgente nella prima parte – ma sicuramente in questo frangente ha giocato molto la paura di esporsi per la prima volta nella temuta e difficile piazza napoletana con un testo che non è da meno – nella seconda parte, gli attori, la scena, le musiche viaggiavano in perfetta sintonia.
Ricorda con Rabbia racconta le vicende di quattro giovani, caratterizzate dall’ansia, dalla paura, dall’inquietudine di come vivere la propria esistenza. Una generazione ferma a un bivio, assalita dall’incertezza più profonda, quella che tocca l’animo umano e che porta alla disperazione, alla rassegnazione.
A rappresentare la ‘rabbia’ è Jimmy Porter (interpretato da Daniele Russo). Dalle sue parole si evince il suo volere a tutti i costi infangare, disonorare la società, la famiglia, la religione, senza però trovare una soluzione. Un uomo che non riesce più a contenere la propria rabbia disperata verso una realtà che andrebbe cambiata, stravolta, ripresa dalle origini e rielaborata.
Stefania Rocca (nei panni di Alison, infelice moglie di Jimmy, dal quale la divide la classe sociale e la sua apatia verso tutto e tutti) e Daniele Russo sono i due protagonisti di questa commedia che a quasi sessant’anni dalla prima rappresentazione del 1956 alla Royal Court Theatre di Londra, sembra ancora così attuale, rispecchiando quelli che sono gli stati d’animo dei giovani di oggi. «È la tragedia di una solitudine individuale che si fa collettiva nell’incomunicabilità pressoché totale di generazioni ormai prive di slancio e di riferimenti culturali forti a cui aggrapparsi – dice Melchionna e continua – L’uomo ‘contro’ non sa più in cosa credere e si attorciglia su se stesso. L’ansia per una società più giusta si riaffaccia violentemente in quest’epoca così sciatta nel sentire, così incapace di empatia, così prossima al collasso. Cosa è cambiato da quel lontano 1956? Tanto, sicuramente, ma non la rabbia.»
Intervista a Daniele Russo:
In tour da quasi più di un anno, Ricorda con Rabbia arriva al Teatro Bellini di Napoli…
«Finalmente arriva a Napoli e con grande preoccupazione da parte di tutta la compagnia, anche se dopo averlo portato in scena in diversi teatri italiani, ci sentiamo siamo abbastanza sereni. Il palcoscenico napoletano non è facile per un attore, quindi è una grande prova. Ricorda con Rabbia è uno spettacolo molto forte che parla di una generazione bloccata in una società che sembra non volerci, che non dà possibilità, il ché, chiaramente, porta ad una rabbia sociale, civile, passionale che ognuno dei quattro personaggi sfoga a proprio modo. Il mio, che nello specifico è Jimmi Porter, apparentemente è quello più arrabbiato di tutti, che cerca di cambiare le cose, parla di rivoluzione, di quando i giovani scendevano in pizza, ma lui stesso non ha la forza di andare avanti. Infatti, non riesce a convincere neanche le tre persone che vivono con lui. Proprio come succede a noi oggi, che non riusciamo a reagire, non abbiamo il coraggio di scendere in piazza.»
Il testo di Osborne a distanza di quasi sessant’anni è ancora molto attuale…
«Credo proprio di sì. Il pubblico che viene a vedere lo spettacolo o si rivede in quegli anni, parliamo di sessantenni, oppure avverte un grande senso di angoscia e di impotenza, parliamo della nostra generazione, quella attuale. Sono molto contento di aver scelto di mettere in scena questa commedia. Questo è un genere che ti lascia qualcosa dentro, ti fa riflettere. Siamo civilmente, socialmente, culturalmente bloccati, e in un momento di confronto, come può essere uno spettacolo teatrale che tocca tematiche come questa, sicuramente è importante al fine di farci riflettere, ma anche di spronarci ad un cambiamento.»
In scena con te anche Stefania Rocca…
«Capita raramente che gli attori in scena siano legati da una simpatia e da un’amicizia, anche se non si dice mai la verità. Con Stefania è nato un rapporto splendido che va oltre il nostro lavoro. Siamo stati anche quest’estate insieme con le nostre famiglie. Si parla anche, in futuro, di lavorare ad un altro progetto insieme. Stefania è una professionista, una persona seria, un’attrice bravissima, capace di saper lavorare bene e con grandi risultati, non solo per il cinema e per la televisione, ma anche per il teatro.»
Figlio di Tato Russo e Dalia Fediani a che età ti sei avvicinato al teatro?
«Che io sappia ho debuttato a teatro per la prima volta a due anni. Il teatro è una magia e se lo vivi quotidianamente com’è successo a me, per fortuna, avendo due genitori impegnati con in teatro, è praticamente impossibile non restarne affascinato, intrappolato.»
Oltre al teatro hai vissuto anche l’esperienza fiction…
«Sì, ho interpretato il personaggio dell’avvocato Nicola Sorrentino nella serie televisiva Il clan dei camorristi. Anche se a dire il vero non mi sono mai rivisto. Non amo rivedermi, è una cosa che m’imbarazza, proprio non ci riesco, anche se sono curioso.»
E per il cinema?
«Tra febbraio e marzo girerò un film per la regia di Giuseppe Papasso, il mio secondo film con lui dopo Un giorno della vita. Questo nuovo progetto dal titolo provvisorio Il presentatore, in cui interpreto un boss della malavita, vede come attore protagonista Nino D’Angelo.