Lo spettacolo “La parola canta” dei fratelli Peppe e Toni Servillo accompagnati dai Soling String Quartet sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 17 gennaio. Momenti di grande bravura al teatro di Via Conte di Ruvo di Napoli.
Lo spettacolo è un viaggio tra musica, poesia e canzoni recitate di autori quali Eduardo de Filippo, Raffaele Viviani, Libero Bovio, ma anche autori più contemporanei quali Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Michele Sovente. Si passa dalla crudezza e tragicità dei testi di Mimmo Borrelli e di Enzo Moscato alla leggerezza di “A’casciaforte” e di “O’ guappo nnammurato” e di “Esta’ nun voglio fa’ niente”, tanto per fare alcuni esempi. Questi passaggi dal riso al pianto avvengono con naturalezza grazie alla bravura dei due fratelli Servillo che sono simili nella bravura ma anche molto diversi anche nella occupazione dello spazio scenico. Toni è più composto e misurato, Peppe canta e occupa lo spazio scenico inquieto, muovendo il corpo al ritmo della voce, che segue tonalità molto personali.
Una menzione particolare meritano i “Soling String Quartet”: sono molto affiatati tra di loro e compongono ottima musica.
Alla fine dello spettacolo ogni spettatore si sente orgogliosamente figlio di Napoli, di una Napoli genuina, popolare, comica, e allo stesso tempo intensamente tragica. Chiude lo spettacolo Toni Servillo con le parole di una poesia di Michele Sovente che esprime molto bene il senso della lingua napoletana. La poesia recita così “Cuce questa lingua smarrita, racconta questa lingua stordita, schegge e cocci di esistenze che più dei sogni al buio son restate”. L’attore definisce questa lingua selvaggia un turbinio, una festa di nomi, voci, colori. Questa lingua così discreta, questa lingua così nuda.
Il Pubblico applaude grato alla fine, pieno di tanta bellezza.