L’ultima notte di Amore, il film di Andrea Di Stefano, presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, è la storia di un poliziotto, Franco Amore (Pierfrancesco Favino) che, dopo 35 anni di servizio nella polizia, sta per andare in pensione. Ritenuto da tutti un buono, una persona corretta che non sgomita per fare carriera, rispettoso della legge e affettuoso con i colleghi, si gioca la sua reputazione proprio nella manciata di ore che precedono il suo meritato congedo.
Per ovvi motivi non possiamo raccontare la trama del film. Diciamo soltanto che Amore metterà in pericolo tutto ciò che per lui conta: l’amore per sua moglie Viviana (Linda Caridi), la profonda amicizia che lo lega al collega Dino (Francesco Di Leva), il suo stesso lavoro che gli ha consentito di fare una vita non agiata ma onesta.
Il film seduce ed appassiona da subito lo spettatore che ri-scopre le grandi qualità attoriali di Pierfrancesco Favino, in un particolare stato di grazia e diretto da un regista che osa cimentarsi con il noir, genere cinematografico difficile, spigoloso, che richiede grande maestria per non scivolare nell’ovvio e nel banale.
Dalle prime immagini con i titoli di testa rosso sangue ed una musica pulsante ed affannosa come quella di un cuore umano di Santi Pulvirenti, gli spettatori sono catapultati in una Milano nebbiosa e livida grazie all’ottima fotografia di Guido Michelotti, respirando da subito quelle atmosfere prive di limpidità e di trasparenza della notte che cede spazio all’alba e dove tutto si mescola: bene e male, speranza e perdono, amore e morte. E i personaggi sanno che da lì a poco cambierà il loro destino e saranno risucchiati da un vortice che sconvolgerà per sempre le loro esistenze.
In questa avvincente trama Amore-Favino dà il meglio di sé sapendo esprimere anche con un solo sguardo opacizzato dalle lacrime, quelle sottili sfumature, quei chiaroscuri morali ed esistenziali di un uomo che ha sempre messo a repentaglio la propria vita senza mai sparare un colpo ma che alla fine rivendicherà per sé e la sua famiglia il bottino dell’illecito.
Accanto a lui due figure ben delineate dagli attori che le interpretano: la moglie Viviana, una sorprendente Linda Caridi, di cui siamo certi sentiremo parlare a breve per bravura e professionalità e l’amico Dino, un Francesco Di Leva maturo e credibile, già visto con Favino in Nostalgia di Mario Martone nel ruolo di don Luigi Rega.
Il film è uno di quelli che rimarrà nella storia della cinematografia del noir italiano per l’efficacia e l’originalità narrativa, per i tempi perfetti dell’ingranaggio di genere, per la magnifica prova attoriale di Pierfrancesco Favino non a caso vincitore di tre David di Donatello, quattro Nastri d’argento, due Globi d’oro, tre Ciak d’oro e la prestigiosa Coppa Volpi per il ruolo di protagonista nel film Padrenostro di Claudio Noce alla 77esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.