Un periodo d’oro per il cantante Antonio Zeno che ha recentemente vinto il “Premio Sebeto” e, soprattutto, ha presentato al pubblico il suo primo lavoro discografico edito dalla Zeus Record, dal titolo “Il mio cuore nella musica”, con arrangiamenti e direzione di Nuccio Tortora.
Un album il suo interamente dedicato all’amore, ma cosa vuol dire per lei amare?
Amare vuol dire riuscire in modo naturale a mettersi al posto dell’altro, nel suo sentire e nel suo essere. Amare è camminare insieme nella quotidianità.
“Ho pensato di lasciarti”, “l’urdema speranza” sono brani struggenti in cui sembra che lei abbia una visione pessimista dell’amore e invece della donna cosa pensa?
Sono fermamente convinto e credo fino in fondo che la Donna sia l’altra faccia della medaglia, il normale completamento dell’essere Uomo.
Come definisce la sua musica?
La mia musica è un “veicolo” di emozioni. Ogni volta che canto ho la speranza di emozionarmi, ma soprattutto emozionare chi mi sta ascoltando.
Che senso ha fare la gavetta oggi?
Sono uno di quelli che di gavetta ne ha fatta tanta e comunque sta continuando a farla. Per me è fondamentale sia per una crescita professionale che, ancora di più, per una crescita personale. Per diventare un artista completo c’è bisogno di umiltà e tanta, ma proprio tanta gavetta.
Perché un omaggio a D’Alessio?
Sono sempre stato un fan di Gigi D’Alessio. Sono sempre andato ai suoi concerti in giro per l’Italia e quando ho avuto la possibilità di realizzare il mio primo disco ho pensato di omaggiarlo. Il mio sogno è duettare con lui.
Sente più vicino il napoletano o l’italiano?
Non ho dubbi nel dire che sento molto più vicino il napoletano. Lo sento vicino al mio modo di essere cantante, ma soprattutto perché dice agli altri chi sono. Non si tratta di un dialetto, ma di una vera e propria lingua che parla al pubblico, raccontando delle mie origini.