L’intensità, il brio, la passione e la goliardia di una band che sul palco ogni volta si esalta ed esalta la platea che la ascolta. Accadrà pure sabato 7 febbraio al Black House Blues di Avellino, dov’è atteso il concerto de La Maschera, quintetto partenopeo che a novembre ha pubblicato il disco “’O vicolo ‘e l’alleria” [su etichetta FullHeads].
Il titolo del debutto discografico del gruppo che ha casa a Napoli e include Roberto Colella (voce_chitarre_fiati), Vincenzo Capasso (tromba), Marco Salvatore (batteria), Eliano Del Peschio (basso) e Alessandro Morlando (chitarre) allude a un cosiddetto non-luogo. Un territorio, un rifugio, un’oasi, di cui ognuno va alla ricerca – desideroso, stanco, fiero, sognatore – per riconoscersi, riscoprirsi, ritrovarsi. In questa prima avventura, masterizzata da Daniele Sinigallia, la band racconta “Confessioni” [nell’omonimo videoclip diretto da Dario Calise splende l’appassionata interpretazione dell’attore Massimo Andrei] e “Amarcord”. Illumina “Gente ‘e nisciuno”. Resuscita “Pullecenella”. Insegue “N’ata musica”. In una felice sintesi tra il battito ebbro di Eugenio Bennato, le melodie sarcastiche di Pino Daniele e l’inquieta coscienza rock dei 24Grana.
La Maschera naviga spericolata nel folk/rock con radici cantautorali – tra onde liriche in lingua napoletana – e in un paio di episodi si adagia su lidi dub. Altre volte, swing. Altre, infine, honky-tonk e rock’n’roll. L’appuntamento in penisola sorrentina sarà pure l’occasione per eseguire live alcuni classici di ieri, che rafforzano l’identità del poderoso quintetto. Tra le altre, allora, canzoni di Almamegretta, Enzo Gragnaniello e Napoli Centrale. «Scriviamo canzoni per rivelarci», ammette, fiera, la band. Siete pronti a indossare La Maschera?