In scena, al Teatro San Ferdinando di Napoli, La Grande Magia di Eduardo De Filippo, con Nando Paone, Claudio Di Palma, Alessandra Borgia, Angela De Matteo, per la regia di Lluìs Pasqual; una produzione del Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale (repliche fino a dom. 10 novembre).
A settant’anni dal debutto al Teatro Mercadante (correva l’anno 1949), lo Stabile di Napoli omaggia Eduardo De Filippo riportando – in apertura di stagione – La Grande Magia nel teatro che fu del grande drammaturgo, con la regia di uno dei più importanti metteurs-en-scène europei. Continua, infatti, la collaborazione tra Lluìs Pasqual e lo Stabile partenopeo, dopo i successi de “La Casa Di Bernarda Alba” di Garcìa Lorca del 2011 e “Finale Di Partita” di Beckett del 2015. Questa volta, il regista spagnolo si confronta con la più pirandelliana delle commedie di Eduardo, il cui tema centrale è l’illusorietà della vita e l’evanescente inconsistenza delle nostre passioni e dei nostri desideri. La vicenda è nota: durante uno spettacolo di magia, il Professor Otto Marvuglia, prestigiatore e intrattenitore, esegue un numero con il quale fa “sparire” la moglie di Calogero Di Spelta, allo scopo di consentire alla donna di fuggire con il suo amante, facendo credere al povero marito che potrà ritrovarla solamente se aprirà, con totale fiducia nella fedeltà della donna, la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. Ma quando la donna, pentita del suo gesto ritorna sui suoi passi, il marito si rifiuta di riconoscerla, preferendo alla realtà della situazione l’illusione di una moglie fedele, custodita in quella magica e inseparabile scatola. “La vita è come una finzione teatrale – spiega Lluìs Pasqual – ma anche come quelle scatole cinesi che stanno una dentro l’altra come un gioco illusionistico infinito… Chi è l’illusionista che inventa le nostre vite? E lui, da quale altro illusionista è dominato? E se volessimo vivere in un mondo di illusioni? Ilarità ed emozione si fondono nelle mani di questo genio del teatro napoletano che recitava per raccontare la vita sempre con un sorriso furbo sulle labbra, proprio come noi”.
Partendo da queste domande, Pasqual intesse uno spettacolo fluido, ironico e al tempo stesso inquietante, anche se ampiamente sfrondato delle parti “di contorno”, tanto da ridurre i tre atti originari in un atto unico di un’ora e tre quarti. Tuttavia, nulla manca della verve e della profondità del testo originale. Grazie anche alle scene (stilizzate e incisive) e ai costumi che egli stesso ha elaborato, esaltati dal disegno luci di Pasqual Merat. Il continuo giuoco di rimbalzo tra realtà e finzione è affidato a due protagonisti di gran mestiere: Nando Paone e Claudio di Palma. All’altezza si rivelano tutti gli attori della numerosa compagnia, con una speciale menzione a Francesco Procopio, che dona al suo Brigadiere una caratterizzazione irresistibile.
Spettacolo divertente, amaro, ben tradotto per la scena. Come ogni opera eduardiana richiederebbe.