Cristiano Turato torna sulle scene con il nuovo progetto discografico “La Festa” (etichetta Aereostella). L’album è composto da dieci brani inediti in cui l’ex voce dei Nomadi rivive i momenti più importanti della sua vita analizzando le scelte compiute nel corso degli anni, senza rinnegare nulla.
È uscito “La Festa” il tuo nuovo album di inediti.
«L’idea di questo nuovo album è nato l’anno scorso, dopo un concerto che ho tenuto in un paesino della Calabria. In quell’occasione ho diviso il palco con Alberto Bertoli, ed è stato veramente un bellissimo concerto. La cornice, questa piccola piazza gremita, dava l’idea di volersi bene, un chiaro esempio di felicità. Il mio b&b affacciava proprio in questa piazza e così a fine concerto, durante la notte, mi sono affacciato dalla finestra, sulla piazza completamente vuota e mi è venuta l’ispirazione per scrivere un pezzo, che poi è diventato “La Festa”. Che nessuno l’ha detto, ma è un brano presentato all’ultimo Festival di Sanremo, inizialmente scelto, poi messo in panchina, almeno così mi hanno detto».
Cosa vuoi trasmettere con questo nuovo lavoro discografico?
«Nei brani si legge la volontà di mettere a nudo le mie fragilità, le domande e i dubbi di una vita intensa, vissuta fin da subito per le strade, nei cortili delle chiese e nei bar del paese: da qui “La festa”. Ho avuto la pretesa di ridipingere la mia anima, svestendola delle proprie certezze, trovando qualche spunto ironico per irridere vecchie pose, frantumatesi nel corso della mia vita».
Come mai poi non hai voluto riproporle per un prossima edizione del Festival?
«Sono una persona che scrive e poi va avanti. Quello che ho scritto negli ultimi cinque mesi resta legato a questo periodo. Sono in continua evoluzione, difficilmente mi fermo, quindi mi piace molto attingere dalle emozioni che i miei occhi guardano, dalle emozioni che io sento quando vivo le cose. Quindi mesi dopo mi sono ritrovato insieme a Francesco Pisana (mio manager e mio bassista, nonché titolare della Thunder Label) a produrre “La Festa”. Il brano è stato registrato e mixato da Alberto Roveroni presso Le Park-Milano e masterizzato da Pietro Caramelli presso gli studi Energy Mastering e LePark-Milano. Per il monologo in siciliano presente nel brano abbiamo chiesto la collaborazione di Carlo Kaneba».
All’interno dell’album oltre a Kaneba, ci sono anche altre collaborazioni.
«Importante è la mia collaborazione con Alberto Roveroni, che va avanti da tantissimi anni. Lui come me è padovano e abbiamo iniziato insieme questo percorso da quando avevamo 15 anni e da quel momento non ci siamo mai mollati. C’è stata questa collaborazione stretta, di emozioni, di cose scritte, di provini. A ottobre del 2016, ero ancora con I Nomadi, abbiamo pubblicato un disco pop-elettronico denominato “Ivideo”, un lavoro assolutamente felice e pazzo. Quindi, anche per questo disco ho chiesto ad Alberto di collaborare insieme e lui ha risposto a chiedere la collaborazione anche di Max Greco e Daniel Bestonzo. Da lì è nata questa collaborazione e hanno suonato in diversi brani del disco».
Come mai hai scelto “La Festa” come brano da dare il titolo all’intero disco?
«La Festa è un po’ l’immagine emozionale che io avevo in quella serata, di cui ti parlavo prima. Inoltre questa canzone è come un quadro che racconta la bellezza dell’Italia in generale. Di un’Italia un po’ maltrattata da tutti, ma che riesce a stare in piedi da sola proprio per la bellezza che ha. Molte volte, però, non ci accorgiamo di questo».
La tua musica negli anni si è evoluta, sperimentando sempre nuovi suoni dal classico al pop all’elettronico. Chi è oggi Cristiano Turato e quale sarà il tuo prossimo percorso da disegnare in musica?
«Mi sono innamorato del pop-elettronico già da un po’, ho prodotto un grande della musica che è Peter Gabriel e tutte le band che utilizzano l’elettronica in maniera equilibrata. In questo periodo sto terminando vecchi brani che ho scritto negli ultimi 20 anni, che sono un rock contaminato con l’elettronica, per dei giovani che hanno voglia di cimentarsi in questo genere. Per il resto esiste questo mio disco, suonato con la mia band e spero di portarlo in giro al più presto».
Del tuo periodo con i Nomadi cosa ricordi a distanza di anni?
«Ormai non parlo più perché fa parte del mio passato. Ricordo molto felicemente i miei viaggi con l’amico Sergio Reggioli, che erano più che altro viaggi astrali, in cui si parlava di filosofia, di poetica. Essendo apolitici, ci piaceva parlare di diversi argomenti. Questi viaggi sono serviti come lezioni di vita ad entrambi».