“La Cupa-Fabula di un omo che divinne un albero” è il pluripremiato spettacolo di Mimmo Borrelli, regista e autore della drammaturgia, dei versi e dei canti. Ritornato in scena al Teatro San Ferdinando lo scorso 27 febbraio, lo spettacolo sarà replicato fino all’8 marzo (il 27 e 28 febbraio, il 3 e il 6 marzo alle ore 21.00; mentre il 4 e il 5 marzo alle ore 17.00; il 29 febbraio e il 7 marzo alle 19.oo e 1 e 8 marzo alle 18.00). La rappresentazione ha ricevuto numerosi premi, tra cui Premio “Le Maschere del teatro italiano 2018” per il Migliore autore di novità italiana, Migliore autore di musiche (Antonio Della Ragione) e Migliore scenografia (Luigi Ferrigno) e il Premio Ubu 2018 per la Migliore regia e il Miglior testo italiano.
Prodotto da Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale, vede in scena Maurizio Azzurro, Dario Barbato, Mimmo Borrelli, Gaetano Colella, Veronica D’Elia, Renato De Simone, Gennaro Di Colandrea, Paolo Fabozzo, Marianna Fontana, Enzo Gaito, Geremia Longobardo, Stefano Miglio, Roberta Misticone. Gli attori si muovono sulle scene di Luigi Ferrigno, con i costumi di Enzo Pirozzi, il disegno luci di Cesare Accetta e le musiche e ambientazioni sonore composte e eseguite dal vivo da Antonio Della Ragione. Opera prima della “Trinità della Terra”, il titolo dell’opera – cupa – ha una doppia accezione: è sia sentiero stretto «che s’apre nelle cave», che buio metaforico, rappresentazione della violenta faida che vede contrapposte due famiglie di scavatori: quella di Giosefatte ‘Nzamamorte, malato terminale di tumore, e quella del terribile Tommaso Scippasalute. Due ragazzi innamorati, Maria delle Papere e Vicienzo Mussasciutto, sono i figli di queste due famiglie ostili l’una all’altra a causa di una cava di tufo sottratta a carte dal nonno di una al nonno dell’altro. I due giovani sono destinati a perire insieme a molti altri, a piegarsi al peso e al fetore di recriminazioni, odi, di morti inflitte e cercate, di stupri, di bambini ammazzati come capretti, di figli abbandonati e persi, di non più figli. Ognuno rappresenta a modo proprio la degenerazione di un complesso di figure, nature e istinti, entrambi abbrutiti per negazione o per sottrazione; sono immagini di un tempo che è sempre, che si pensa non possa essere mai e che invece è ora. Anche i nomi dei personaggi hanno il suono di una condanna silenziosa, tutto appare come una celebrazione di ombre, un rito atroce e tremendo, ma al tempo stesso epico, indispensabile e bellissimo. Centottanta minuti di meraviglia, per un pubblico che ha applaudito a lungo tra complimenti e sguardi di ammirazione.
Il costo del biglietto è di 26 euro per il palco e di 34 euro per la platea. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Teatro al numero 0815513396.