L’Articolo 21 della Costituzione italiana recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Spesso ci si dimentica di questo tipo di libertà, altre volte se ne abusa.
Oggi ci occupiamo di un sito su piattaforma tumblr che in pochissimo tempo è riuscito, proprio grazie alla libertà citata prima, a far parlare media e lettori di sé: “Lo Stroncatore. La critica letteraria ai tempi di internet”.
Qualche giorno fa il sito de La Repubblica ha descritto questo lavoro come “un blog semplicemente geniale” ed io, personalmente, mi associo a questa particolare definizione.
Partendo dal primo all’ultimo commento raccolti da “Lo Stroncatore” mi sono appassionata a quella che risulta una particolare storia legata da un filo rosso che lui stesso ha cucito per creare legami tra le varie recensioni. La mia curiosità mi ha spinta a cercare un punto di contatto con l’ideatore di questo progetto. Tutte le mie domande hanno ricevuto risposta. Tutte tranne una: nonostante abbia potuto comunicare con lui, Lo Stroncatore, per ora, ha scelto di mantenere l’anonimato anche con me. Sottolineo inoltre che non a caso pubblichiamo questa particolare intervista in questo 9 settembre 2014: oggi ricorre infatti il 186esimo anniversario dalla nascita di Lev Tolstoj, uno tra gli autori più “amati” dagli stroncatori.
Non posso associarla a un volto. Chi è però lo Stroncatore?
«Sono uno scrittore. Non posso dirle ora il mio nome perché fa parte del finale de Lo stroncatore. Posso dirle però che mia moglie mi aiuta a cercare e a selezionare le stroncature.»
Quando ha pensato di realizzare questo blog dedicato alla critica letteraria ai tempi di internet?
«Ho cominciato Lo stroncatore così come avrei cominciato un racconto: principalmente per realizzare un’idea che mi piaceva. Un’idea o se preferisce una visione. Rispetto a un racconto è stato molto strano realizzare un’opera di assemblaggio senza scrivere una sola parola eccetto quelle del titolo e del sottotitolo, ma ho trovato comunque molte affinità. Per esempio mostrare la mia visione agli altri: le recensioni erano lì, molti sapevano che erano lì ma in fondo nessuno prestava loro troppa attenzione. La raccolta invece ha fatto emergere in modo chiaro alcuni problemi legati alla scrittura, alla lettura, a internet, alla libertà di espressione e così via.»
Nonostante credo lei ne legga di recensioni assurde oramai quotidianamente, continuano a stupirla? Cosa la colpisce e in che modo poi sceglie quali raccogliere e poi condividere?
«Non mi hanno mai stupito e continuano a non stupirmi. Mi stupisce non trovarle, invece, ma quasi sempre è perché non ho cercato bene.
Nelle recensioni cerco qualcosa di particolarmente ingenuo, divertente o creativo. Sono incuriosito dalla rabbia e dalla repulsione che certi stroncatori riescono a provare nei confronti dei libri. Mi dico che quasi sempre deve esserci una connessione tra il libro stroncato e le vicende personali dello stroncatore. Alcuni lo confessano. Dicono: “Non ho amato questo libro perché il protagonista mi ricordava il fidanzato di mia sorella”. Trovo questo tipo di perdita di controllo e di mancanza di obiettività particolarmente interessante. Altri invece stroncano un libro sulla base di un’aspettativa erronea, per esempio chi stronca Lolita perché non abbastanza erotico, La metamorfosi perché non abbastanza realistico o Amleto perché “troppo teatrale”. Alcuni dimostrano un certo fiuto, come chi abbandona un libro dopo la prima pagina.»
Siamo nell’epoca non solo dei social network, ma dei selfie. Gli utenti di fb amano condividere qualsiasi cosa tra cui un’infinità di autoscatti, lei invece hai deciso di mantenere l’anonimato anche con me. A cosa è dovuta questa scelta?
«È solo una scelta temporanea, per non guastare il post finale del tumblr. Credo che un recensore direbbe “per non spoilerare”. Il finale non è molto importante, in ogni caso, e il senso de Lo stroncatore è già chiaro così. Direi che si tratta più di una firma, in effetti.»
Come le ho già scritto, credo che queste stroncature ai grandi classici invitino alla lettura di questi ultimi molto meglio di come sappiano fare le normali recensioni. Questo il motivo per cui ho sentito il bisogno di intervistarla. Il nocciolo della questione, riprendendo le sue parole è: perché è probabilmente il cattivo esempio quello che ci sprona a diventare persone migliori?
«È una possibilità. Vediamo un’ingiustizia nei confronti di quei libri e sentiamo il bisogno di intervenire per difenderli, e un buon modo di difendere un libro è certamente leggerlo con attenzione.»
Leggendo con cura le recensioni su tumblr, mi è saltato all’occhio un particolare: i lettori hanno finito la maggior parte dei libri stroncati. C’è chi si è fermato alla prima pagina, ma c’è anche chi ha resistito e addirittura finito l’Ulisse di Joyce o Infinite Jest di Wallace per completare il suo commento negativo. Da scrittore come può spiegarmi il rapporto tra lettura e lettore? Qual è la sua opinione a riguardo?
«Alcuni lettori dicono “ho voluto terminare la lettura per vedere se ci fosse qualcosa che giustificasse la fama dell’opera”. Altri dicono “non è mia consuetudine abbandonare un libro ma…”. Altri hanno altre regole ancora: non abbandono mai un libro, leggo almeno due terzi del libro, leggo cento pagine, leggo solo le pagine pari e così via. Forse alcuni pensano che, se non hai finito il libro, non hai il diritto di stroncarlo perché in pratica non l’hai davvero letto, ma altri non si fanno problemi e lo gettano nel camino o nella stufa. Molti ci riprovano. Una, due, tre volte. O dopo vent’anni. O se ne dimenticano.
Io leggo sempre in funzione della scrittura e cerco sempre di leggere libri che possano insegnarmi qualcosa, è difficile che legga un libro “per la sua trama”, dunque non credo di riuscire a capire in modo soddisfacente il rapporto tra lettura e lettore.»
Ancora, mi colpisce che la maggior parte dei libri stroncati sono quelli che solitamente fan parte delle classifiche dei classici “che tutti, almeno una volta nella vita, fingono di aver letto”. Questo vuol dire che se più persone leggessero sul serio queste opere, lei avrebbe ancora più stroncature su cui lavorare?
«Credo che ogni libro abbia una sua stroncatura, da qualche parte nel mondo. Noi abbiamo scelto i classici per mantenere un certo controllo. In realtà, però, avremmo potuto inserire anche recensioni negative di libri meno famosi e, idea per noi ancora più stimolante, recensioni positive (di capolavori e no).»
Com’è per uno scrittore lavorare a una “composizione di recensioni”?
«Divertente, interessante. Anche consolatorio, se vogliamo, perché se qualcuno ha da ridire persino su Tolstoj, figuriamoci su quello che scrivi tu.»
Alcuni recensori trovano facile paragonare film (e cartoni disney) ai classici da cui sono tratti. Cosa pensa lei di questo particolare tipo di comparazioni?
«Penso che non abbia senso.»
Con la scelta della recensione di rob su “Rumore Bianco” di DeLillo ecco che lei mette in risalto una delle battute a cui forse tutti i suoi lettori avranno pensato andando avanti tra i singoli post: parecchi stroncatori ricordano Fantozzi e la Corazzata Potiemkin. Cosa può dirmi a riguardo?
«Forse per qualcuno Fantozzi rappresenta un eroe, non lo so. Lo stroncatore si è sentito schiacciato e molestato dalla grandezza e dalla complessità del capolavoro riconosciuto e dunque si ribella e si sfoga in modo basso e volgare. La differenza, però, è che Fantozzi era obbligato a rinunciare alla partita per guardarsi il film d’autore, ma nessuno obbliga il lettore a leggersi Guerra e pace.»
In molti hanno notato il suo lavoro, cosa si aspetta adesso da “Lo Stroncatore”?
«Mi aspetto che vada avanti ancora un po’ e che poi si concluda nel modo stabilito.»
Ha in mente altri progetti? Continuerà a farli sempre nel completo anonimato?
«Abbiamo alcune idee e vedremo di volta in volta come procedere. Per adesso ci occupiamo di questa.»