Arriva nelle sale cinematografiche La Corrispondenza un film diretto da Giuseppe Tornatore, con Jeremy Irons (Ed Phoerum) e Olga Kurylenko (Amy Ryan), con le musiche di Ennio Morricone che da 28 anni si idea insieme al produttore cinematografico.
“Quando parto con la sceneggiatura di un film, i temi musicali sono già decisi e trovo che questo sia un anello di grande incastro, in quanto sapere qual è la musica che accompagnerà la suddivisione delle scene, mi da l’illusione che il film da qualche parte già esiste ed io devo andare solo a scovarlo”.
Giuseppe Tornatore introduce una storia d’amore intricata ed affannata, tra un astrofisico e la sua giovane allieva. Un tripudio di emozioni che avanzano nonostante le distanze, un amore di quelli che non conoscono ostacoli, ma per cui la lontananza diverrà di così ampie dimensioni da esprimere complessità. Un vuoto che sarà colmato da un punto d’incontro che troverà spazio nella corrispondenza di natura tecnologica. La presenza di lui sarà costante nella vita di lei, attraverso l’emissione di videomessaggi e mail. “Qui è come essere lì, solo che non posso toccarti”. Una trama avvincente, profonda e poetica.
“Un film meditato, che ho coccolato a lungo, per cui ho aspettato molto tempo, però, prima di persuadermi a realizzare– così prosegue Tornatore– perché c’era una componente nell’ideazione, che dava la sensazione di una storia troppo fantascientifica, un aspetto questo, che avrebbe potuto cannibalizzare il senso vero della storia. In tempi velocissimi poi, la tecnologia ha talmente scombinato la nostra vita, i rapporti con gli altri e la gestione dei nostri sentimenti, che mi sono reso conto un bel giorno, che quella che un tempo poteva essere intesa come fantascienza, è poi diventata cronaca, puro realismo, allora sono tornato a riconsiderare il tutto, a riprendere i pezzi di carta, ed ho capito che era giunto il momento maturo. La tecnologia sta diventando una promessa di immortalità che ci consente di essere dove non siamo, contemporaneamente in relazione con tante persone, quasi a darci un senso di onnipotenza; sembra che la tecnologia sia capace di darci in dono quello per cui l’uomo ha sempre ambìto, ovvero l’immortalità.
Un film dunque che ci riconduce tanto a questa condizione, ma dove si coglie altresì la bellezza degli oggetti, attraverso l’elogio della carta, della grafia, quella delle lettere d’amore che i due protagonisti si interscambieranno, nel momento in cui lui interromperà il flusso di messaggi telematici, inviandole una lettera scritta a mano, dove trasparirà il bisogno di un contatto diverso, più naturale, quasi a voler trasferire la trepidazione del foglio che dalle sue mani passerà in quelle di lei. Una sceneggiatura tra spinte e ridimensionamenti, argutezza e passioni, in un flusso di emozioni che corrono e si rincorrono.