Al Teatro Marconi di Roma va in scena fino al 9 aprile, lo spettacolo “La Classe” di Vincenzo Manna per la regia di Giuseppe Marini. Tra gli attori Andrea Paolotti, Cecilia D’Amico, Tito Vittori, Carmine Fabbricatore, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Giulia Paoletti, Haroun Fall, con la partecipazione straordinaria di Ludovica Modugno. Le scene sono di Alessandro Chiti, le musiche di Paolo Coletta.
I giorni di oggi. Una cittadina europea in forte crisi economica. A trenta chilometri dal centro il mare. Dall’altra parte della costa, visibile a occhio nudo in giornate particolarmente limpide, una ricca nazione straniera. La cittadina, cresciuta per abitanti in un recente passato grazie allo sviluppo di due grandi industrie adesso in smantellamento, è in stato di semi-abbandono. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. La presenza dello Zoo ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso ma, paradossalmente, ha anche portato lavoro: servizi (logistica, cucina, assistenza), polizia e, in ultimo, la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei rifugiati verso le autostrade, il porto e la stazione. Dopo anni in “lista d’attesa”, Albert è alla prima esperienza lavorativa ufficiale. Il Preside dell’Istituto gli dà subito le coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che, nell’interesse della scuola, devono adempiere all’obbligo scolastico e diplomarsi il prima possibile. Tuttavia, intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare ad un concorso, un “bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto”. Gli studenti, inizialmente deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli mostra un documento che gira da qualche tempo nello “Zoo”: foto e carte di un rifugiato che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. È quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare. La cittadina viene però scossa da atti di violenza e disordine sociale, causati dalla presenza dello “Zoo”. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo. Il progetto ha preso l’avvio da una ricerca condotta da Tecné, basata su circa 2.000 interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni, sulla loro relazione con gli altri, intesi come diversi, altro da sé, e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo.
Sicuramente guardando questo capolavoro, seppure saltino subito paragoni con i classici film sulla classe (L’attimo fuggente, Io speriamo che me la cavo, ecc ecc ) ti rendi conto che a colpire il pubblico, oggi più che mai, è l’impatto col reale. Di guai ce ne sono già molti e se vai a vedere uno spettacolo descrittivo e documentaristico, non puoi non annoiarti. Con “La classe” Giuseppe Marini conferma il suo estro e la sua immensa bravura nel carpire attimi di forte pathos, uniti ad azione, violenza, amore, dolcezza e melanconia. Gli attori sono tutti incredibilmente bravi, perfetti e in parte. Le fantastiche musiche di Paolo Coletta rendono il tutto cupo e mostrano l’isolamento dei personaggi. Certe atmosfere, certe melodie provengono dal cuore. Il discernimento tra corpo e anima qui è associato al tema della catarsi, dello spirito di gruppo. Da soli non si va da nessuna parte, o se si sceglie la solitudine, non bisogna affidarsi all’ isolamento che è una morte preannunciata. Il decadimento, il depauperamento sociale, sono aspetti fondamentali per il fallimento di ideali nei giovani. Se cancelli ai giovani la possibilità di sognare, hai tolto all’umanità la capacità di vivere. Complimenti! Da vedere assolutamente!