Fino al 25 novembre 2018 è in scena presso il Teatro Sala Umberto di Roma, lo spettacolo “La classe” con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall, Cecilia D’ Amico, Giulia Paoletti per la regia di Giuseppe Marini. Dal testo di Vincenzo Manna, le scene affidate ad Alessandro Chiti, i costumi sono di Laura Fantuzzo e le musiche Paolo Coletta.
Una cittadina europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente.
A pochi chilometri dallo “Zoo”, c’è un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. La scuola, le strutture, gli studenti e il corpo docente sono lo specchio della depressione economica e sociale della cittadina.
Albert, giovane professore di Storia, viene incaricato dal Preside dell’Istituto di tenere un corso di recupero pomeridiano per sei studenti “difficili”, sospesi per motivi disciplinari.
Tuttavia Albert, intravedendo nella rabbia dei ragazzi una possibilità di comunicazione, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita dal Preside e propone loro di partecipare a un concorso, un bando europeo per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto”.
L’Olocausto di cui gli studenti decideranno di occuparsi non riguarderà il passato, ma i tragici eventi che stanno avvenendo proprio nel paese da cui la maggior parte dei rifugiati dello “Zoo” scappa… e quello che doveva essere solo un corso pomeridiano si trasforma presto in un’intensa esperienza di vita che cambierà per sempre il destino del professore e degli studenti.
Uno spettacolo intimo, di impatto, che riprende tematiche ben comuni a tutti noi oggi. Disagio sociale, emarginazione, povertà, razzismo e difficoltà delle istituzione nella gestione di situazioni più complicate. È proprio ciò che accade ad Albert, giovane insegnate al quale viene affidato un ruolo difficilissimo ma che non si sottrae nel dare una mano a questi giovani studenti che, seppur difficili, nascondono una voglia di rivalsa, di amore inimmaginabili. Partendo da questo, Giuseppe Marini costruisce una sorta di prigione in cui i personaggi prima si scontrano continuamente e poi, dopo i mille tentativi di Albert, riescono a fare gruppo e cercare nelle loro individualità, punti in comune per poter ripartire e vivere una vita diversa. Un gran bel testo e una minuziosa regia, rendono questo spettacolo bello, da vedere e da vivere. Consigliato anche alle scuole come vero e proprio dizionario didattico.