Napoli piange. La città è in lutto. Ha perso un punto di riferimento, Pino Daniele. L’artista che ha esalato l’ultimo respiro di vita nella notte tra il 4 e il 5 gennaio, dopo la celebrazione del primo funerale tenutosi ieri mattina a Roma presso il Santuario della Madonna del Divino Amore, in serata, per volontà della famiglia, il feretro dell’artista è stato portato nella sua amata Napoli. La seconda funzione funebre è stata celebrata in Piazza del Plebiscito per dare modo alla cittadinanza di regalare un ultimo saluto in forma religiosa all’uomo, all’artista, al cantautore che ha saputo – attraverso la sua musica – comunicare la vita, in mille colori, mille suoni, mille contaminazioni diverse. A Pino Daniele che ha spronato gli animi, lanciando messaggi forti, pieni di speranza e di forza, messaggi per reagire alle avversità, alle brutture, alle ingiustizie.
Anche il cielo, attraverso una sottile pioggia silenziosa, proprio come la folla, ha voluto condividere la tristezza insieme alle migliaia di persone accorse in piazza, per l’ultimo saluto all’uomo in blues, il nero a metà di una Napoli che non si arrende, che ha ancora voglia di sognare, amare e di far sentire la propria voce.
Commovente l’omelia del Cardinale Crescenzo Sepe che ha salutato Pino con queste parole: «Celebrando questa eucarestia vogliamo esprimere a Pino Daniele la nostra vicinanza umana, cristiana. Lo vogliamo ricordare nella preghiera perché il Signore lo ha donato a noi come un artista che con la sua magistrale arte musicale ha onorato Napoli e lo ha fatto in una maniera discreta, senza protagonismi, senza eccessi, sapendone raccontare i volti, le contraddizioni, i chiaro scuri, le bellezze, i mille colori della nostra gente, della nostra cultura. Egli ha espresso poeticamente tutte quelle che sono le risorse e le potenzialità, alle volte anche denunciando le sofferenze, le mortificazioni e le colpe. Ma lo faceva per scuotere le coscienze. Il paragone con la carta sporca è soltanto una provocazione per sollecitare il risveglio e il riscatto di tutta la città, è un atto di amore per la terra nostra, per la terra di tutti noi. Tutto questo lo ha fatto con quello stile di raffinatezza che era propria del suo carattere. Ha voluto testimoniare i valori e la bellezza di questa città con la sua personalità. Con quel carisma con cui il signore lo aveva dotato, soprattutto con la sua musica. Una musica che è poesia, una musica che è messaggio di cultura. E come ogni cultura, unisce, suscita emozioni e risveglia l’appartenenza alle stesse radici. Per questo noi ci sentiamo interpretati da lui nella maniera più vera che possiamo immaginare. Questa vostra partecipazione, questa sera e in questa città, come lo è stato anche ieri sera, sono la conferma del valore umano, culturale delle sue canzoni e della sua musica. Quanta attualità c’è nelle composizioni del maestro Pino Daniele. Con quanta umanità ha cantato i diritti e la dignità di un’intera comunità. Messaggi forti, ma soprattutto uno in particolare, l’invito a non arrendersi mai, un invito a dare spazio nella nostra vita e nelle nostre comunità alla speranza che non deve esserci rubata. È di uomini come lui che Napoli ha bisogno. Napoli vuole essere una città che ha bisogno di amore, ha bisogno di essere amata, non strumentalizzata e sfruttata. Pino ha dimostrato di saperla amare. Con la sua capacità artistica, con la sua sensibilità, con il suo cuore si è fatto portatore in Italia e nel mondo della storia di Napoli, della sua musica, della sua cultura. Quanti giovani si sono ritrovati nel suo pensiero e nelle sue composizioni. Quanti sogni ha saputo stimolare e alimentare. Quanti hanno visto in lui un modello da imitare, per non arrendersi, per non avvilirsi, per uscire una condizione di sofferenza e poter approdare alla meta del successo. Io stesso nelle mie omelie e in alcune riflessioni ho preso in prestito le parole di alcune sue composizioni per sensibilizzare le coscienze e spronare tutti, anche noi uomini della Chiesa, per restituire a Napoli la sua bellezza e il suo sviluppo. Il giusto non muore mai invano perché il sangue dei giusti è seme di luce e di speranza. È luce dei nostri passi e speranza dei nostri cuori. Con queste parole che gridiamo a Pino il nostro saluto cristiano. Arrivederci Pino!»
La cerimonia è terminata con un lungo applauso sulle note di Napul’è, Quando e Qualcosa arriverà, con l’indimenticabile voce di Pino Daniele accompagnata dal coro unanime e commosso di Piazza del Plebiscito.