Belvedere di Villa Rufolo, Ravello, 30 agosto 2014. Una cosa è certa: qualsiasi emozione può essere tramutata in musica. Esaltazione, inquietudine, gioia, felicità, rabbia: tutto alla fine si riconduce ad una semplice nota. A dimostrarcelo questa volta è stata l’Orchestra Filarmonica della Repubblica Armena che si è esibita nell’ambito della 62esima edizione del Festival di Ravello.
Il percorso emotivo sotto la direzione del maestro Eduard Topchjan è iniziato all’inferno, tra i lussuriosi. È stato possibile sentire i brividi dietro la schiena mentre l’orchestra riportava alla luce i ricordi di una delle amanti più famose al mondo: Francesca Da Rimini.
Subito dopo però, un’altra donna ha attirato su di sé l’attenzione di tutti gli spettatori: la violinista Anush Nikoghosyan. Entrata in sordina per l’esecuzione del Concerto per violino e orchestra in Re Minore di Aram Khačaturian ha monopolizzato i pensieri di ogni singolo ascoltatore. Tutti si sono persi e ritrovati in lei.
Un concerto perfettamente diviso ed equilibrato in cui il violino è stato accompagnato dall’orchestra in quelle che possono essere quasi definite vere e proprie “peregrinazioni vocali”.
La violinista ha suonato insieme a tutti gli altri musicisti, eppure ogni singola nota di quel violino sembrava davvero arrivare da un’altra dimensione. Non avrebbe senso analizzare tecnicamente l’esecuzione del Concerto del compositore armeno in ogni sua singola parte. Nikoghosyan è riuscita a comunicarci i suoi personali messaggi oltre che quelli di Khačaturian e questo basta.
L’incanto del repertorio interamente consacrato ai capolavori della grande scuola sinfonica di matrice russa è continuato poi con l’esecuzione di Sheherazade di Rimskj-Korsakov. A stupire sopra ogni cosa non sono stati solo i virtuosismi strumentali, ma la perfetta complicità tra il primo violino e l’arpa che durante tutte le esecuzioni del leitmotiv, dedicato per l’appunto alla protagonista de “Le mille e una notte”, sono riusciti a sostenersi donandosi vicendevolmente spazi perfetti.
Il concerto termina così con una lunga serie racconti uno dietro l’altro, favole di cui tutto il pubblico insieme al sultano marito di Sheherazade. Ogni nota ha una storia che ogni singolo spettatore porterà con sé. Dal palco l’Orchestra Filarmonica, con le sue molteplici mani di velluto leggere come farfalle, ci saluta. Eccoci arrivati finalmente in paradiso, dove anche nel silenzio continua a risuonare il potere della musica.
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