“L’ avaro immaginario” di e con Enzo Decaro, con Nunzia Schiano e con Luigi Bignone, Carlo Di Maio, Roberto Fiore, Massimo Pagano,
Fabiana Russo, Ingrid Sansone, diretto dallo stesso Decaro, fa tappa al teatro Sannazaro.
La commedia è liberamente ispirata a due delle più celebri opere di Molière.Racconta di una compagnia di teatranti napoletani in viaggio da Nola a Parigi :
la famiglia Di Bruno, imparentata con il filosofo nolano Giordano Bruno, si vuole
lasciare alle spalle l’occupazione degli Spagnoli che non vedono di buon occhio gli artisti, la miseria, la peste, per raggiungere la Francia paese più liberale e illuminato
con il desiderio di incontrare il grande Molière.
Che cosa può legare Molière al Teatro napoletano?
Partendo da questa domanda Enzo Decaro ha sviluppato il testo e la messa in scena dell’ Avaro immaginario.
“Per “l’ avaro immaginario” ci siamo ispirati al lavoro dei fratelli De Filippo – ha dichiarato Enzo Decaro – a quello di Luigi De Filippo e al pensiero del filosofo nolano Giordano Bruno, con il
quale questa famiglia è imparentata.
Il filosofo fu condannato ingiustamente dalla inquisizione della Chiesa cattolica che in lui vedeva un pericoloso nemico per la sua
capacità innovatrice e il pensiero illuminante che guardava al futuro.
La sua filosofia – continua Enzo Decaro – è di estrema attualità nel tempo distopico che viviamo oggi
in quanto – la libertà di pensiero è più forte della tracotanza del potere.
Giordano Bruno si auspica che :”L’uomo si sveglierà dall’ oblio e finalmente comprenderà chi è
veramente e
a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente menzognera che lo rende schiavo… l’uomo non ha limiti e quando se ne renderà conto, sarà
libero in questo mondo“.
“L’ avaro immaginario” è un riuscito omaggio alla Commedia dell’ arte, con l’obiettivo di riportare alla luce quegli aspetti di un Teatro di tradizione che ormai non c’è più,
dal quale dobbiamo attingere perché è un esempio di arte allo stato puro, di
passione senza infingimenti di alcuna sorta.
Lo spettacolo è anche un immaginario viaggio verso il pensiero di Molière ,che da acuto osservatore del suo tempo, ha
mosso pesanti accuse alla società seicentesca, caratterizzata da superstizione,
ignoranza, corruzione in tutti i campi.
A Enzo Decaro spetta il merito di essersi reinventato, approfondendo le sue doti
artistiche, dopo la fine del fortunato sodalizio con Massimo Troisi e Lello Arena.
Il suo non è stato un colpo di spugna su un passato che ha avuto una importanza rilevante nella sua vita professionale, ma nasce da una esigenza profonda di
proiettarsi verso il futuro ,lasciando spazio al nuovo.
Il suo percorso si può riassumere in una frase del “Candelaio” libro di Giordano Bruno:-“Il tempo tutto
toglie e tutto dà: ogni cosa si muta, nulla si annichilisce“.
Il personaggio di Enzo Decaro nell’ Avaro immaginario è Oreste Bruno (Pachialone)
che è un innovatore, sogna una rivoluzione teatrale:
”- La vera maschera è quella che resta quando l’attore si è tolto la maschera-“.
Solo così si può creare qualcosa che dura nel tempo.
Oreste si ispira al pensiero di Molière e a quello di Giordano Bruno
perché il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre
il rischio di vivere i propri sogni.
Infatti se un granello di sabbia riesce a entrare in un
ingranaggio, anche il più efficiente e protetto può andare in tilt.
Nell’ Avaro immaginario la famiglia Di Bruno è un microcosmo di persone tanto diverse, nonostante i legami di sangue, che alla fine decidono di separarsi non per
disfatta, ma per crescita personale.
Nunzia Schiavo (la sorella di Oreste e Gaspare Bruno) riesce a infondere al personaggio la giusta dose di umanità , equilibrio, saggezza popolare.
Ingrid Sansone caratterizza al meglio il personaggio di Amadora , caricandolo di mistero e fascino inusuali.
“L’ avaro immaginario”, grazie al lavoro corale degli ottimi attori in scena, che con un ritmo recitativo misurato riescono a delineare i caratteri dei diversi personaggi, è
uno spettacolo diverso, ben riuscito .
Le musiche di Nino Rota (da “Le Molière Immaginarie”), le villanelle e canzoni popolari del 600 napoletano , le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Ilaria
Carannante,
le luci di Luigi Della Monica, si integrano bene al Testo e contribuiscono in maniera significativa alla buona riuscita della Commedia.