Ancora una volta l’Associazione Karma arte cultura teatro racconta davanti ad un pubblico vasto e variegato i fasti e i misfatti di un altro luogo storico d’interesse turistico del territorio campano: il Museo di Pietrarsa a Portici. Un luogo che nacque in realtà quando il veliero di Carlo III di Borbone e sua moglie la regina Maria Amalia nel 1734 “naufragarono” proprio sulla costa dove ora è sito il museo che in origine si chiamava Pietrabianca e poi dopo l’eruzione vesuviana del 1839 fu ribattezzata Pietrarsa. Fu qui che nel 1842 furono create le officine reali da Ferdinando II di Borbone un Re all’avanguardia in spirito con la rivoluzione industriale del tempo e messo in scena con il suo racconto della prima locomotiva costruita interamente a Portici e non più importata dall’Inghilterra (la Baìa fu quella inglese che fece il primo storico viaggio della tratta Napoli-Portici) che si chiamava Vesuvio. Il Re dice “com’è bello viaggiare” e racconta al pubblico che in pochi giorni i viaggiatori sono arrivati a 85000. ma dopo l’Unità d’Italia tutto cambia. Pietrarsa viene svenduta ad un privato, pur essendo un’industria d’eccellenza, questi inizia una serie di licenziamenti che porteranno il 6 agosto 1863 al primo sciopero ma anche al primo eccidio (mille operai) da parte delle forze dell’ordine. Nella messa in scena questo è un momento di grande patos perchè l’ eccidio di Pietrarsa non è mai entrato nei libri di storia e non sono in molti a conoscerlo. Viene ricordato dalla guida in abiti d’epoca anche il primo grave incidente ferroviario a Balvano dove la locomotiva merci 480 si arrestò in galleria. Essendo nel museo, ci viene mostrata e di fronte a questa si crea un momento di musica popolare con castagnelle e tammorra che pur essendo ludico e piacevole non è molto coerente con il contesto e sembra una forzatura. Dopo il momento musicale si esce dal padiglione a carbone per raggiungere dopo un bel po di tratto a piedi e all’aperto, il padiglione dei vagoni elettrici, le littorine degli anni ’30 fino alla seconda guerra mondiale, ma prima ancora la carrozza reale degli anni ’20 uno splendido esempio di eleganza e raffinatezza. C’è un momento forte dell’incontro con i vagoni carcerari e quello finale dove tutti gli attori affacciati ai finestrini dell’ultima carrozza del padiglione, a turno, si rimbalzano frasi sul senso del viaggio e del treno che è un palcoscenico ed un contenitore di storie per sua stessa natura. Con l’invito a ricominciare il viaggio sempre perchè “viaggiare è come innamorarsi, il mondo si fa nuovo”.
Prossimo appuntamento proposto da “Karma Arte Cultura Teatro”: Domenica 27 gennaio 2019, presso Villa Campolieto – alle ore 17.30 e alle ore 19.00 – A corte dai Borbone, visita-spettacolo in abiti del ‘700