Per celebrare insieme ai Marlene Kuntz i vent’anni dal loro primo disco che li ha portati a festeggiare con “Catartica 994/014”, la casa di produzione cinematografica Jump Cut di Trento ha seguito passo dopo passo ogni singola data del tour. Oltre 32 date in tutta Italia costellate di sold out, migliaia di ore di filmati di istanti pre-live, incontri coi fan, ore in furgone, sala prove e naturalmente di performance live.
Il film documentario che Jump Cut sta cercando di realizzare è “Complimenti per la festa”, un tuffo nell’universo dei Marlene, ma anche un viaggio nel tempo. Un film sulla storia degli anni ’90 quando Cristiano Godano e compagni cambiarono la storia del rock italiano. Un documentario che però, come spiega il regista Sebastiano Luca Insiga, si serve del sostegno della gente per poter arrivare direttamente nelle loro case, bypassando così ogni lenta forma di distribuzione.
Per quale motivo avete deciso di iniziare questo tipo di lavoro?
«Quando abbiamo scoperto che i Marlene stavano partendo per il tour di Catartica, abbiamo pensato fosse interessante poterlo documentare. Ecco quindi che li abbiamo contattati dicendogli che ci sarebbe piaciuto seguirli per raccontare il tour stesso. L’idea è nata in maniera casuale, il documentario si è ampliato man mano che lo stavamo girando.»
Quindi, inizialmente, non avevate in programma di seguirli per tutta la durata del tour?
«No, la proposta era arrivata quasi a ridosso del tour per cui non sapevamo se avremmo seguito tutte le date, poi però abbiamo capito che ne valeva la pena. Siamo partiti all’improvviso ma poi durante le riprese il nostro rapporto con i Marlene è cresciuto molto. Tra l’altro avevamo già lavorato con loro. Le foto del booklet di “Nella tua luce” sono per l’appunto del nostro fotografo Simone Carogni.»
Com’è stato vedere così tante volte uno “stesso” spettacolo?
«Io sono un fan dei Marlene, sono cresciuto ascoltandoli e suonandoli: li ho sempre avuti come punto di riferimento musicale. Non mi sono mai stufato in questi mesi, anche perché ogni volta vedevo il concerto filtrato dalla videocamera, anche se poi ogni tanto me ne distaccavo per mettermi a cantare.»
L’idea della campagna di crowdfunding è nata alla fine del tour?
«Tutto quello che è stato speso per seguire le date di Catartica lo abbiamo messo noi di Jump Cut come casa di produzione. In un secondo momento abbiamo pensato alla possibilità di utilizzare musicraiser, non tanto per sostenere le spese personali del nostro lavoro ma semplicemente perché non è facile girare l’Italia per due mesi e mezzo. Abbiamo scelto il crowdfunding perché non solo in questo modo è possibile recuperare le spese di cui parlavo prima, ma grazie a questo sistema si bypassa la classica distribuzione. Spesso vorremmo vedere dei documentari che, a causa della lenta distribuzione, alla fine non escono. Chi sostiene e partecipa alla campagna avrà il film direttamente a casa.»
Personalmente aggiungerei che ritrovarsi tra i titoli di coda di un film rende perfettamente l’idea di questo tipo di distribuzione…
«Nel corso degli anni ho partecipato a molte campagne di amici, ma anche di gente che non conoscevo: se il progetto mi interessava o in qualche modo mi diceva qualcosa ho sempre concretamente contribuito alla sua realizzazione. La mia fiducia è sempre stata ripagata, spero che anche qui accada lo stesso.»
La campagna ha raggiunto il 65% del suo obiettivo principale. Oltre 250 persone hanno investito nel progetto. Ancora, ho notato che sono esaurite le serigrafie di tutti gli amplificatori dei Marlene…
«Si, i gadget derivati dal tour sono stati molto ben accolti. Abbiamo superato le 250 persone e questo vuol dire che in molti hanno voluto finanziare questo film, adesso è il momento di ingranare la marcia. Noi siamo una piccola casa di produzione, ad essere sinceri non abbiamo usato fin dall’inizio bene le carte per far girare la voce, ma c’è da dire che i Marlene ci stanno sostenendo molto a livello informativo e il loro aiuto di è rivelato essenziale.»
Il titolo “Complimenti per la festa” è tratto dal brano “Festa Mesta”, chi lo ha scelto?
«Inizialmente il titolo scelto era stato un altro, poi a tavola con i Marlene abbiamo discusso sul fatto che non funzionasse. A pensare a “Complimenti per la festa” è stato Godano. Prima di tornare alla sua proposta ne abbiamo selezionate molte altre. Alla fine però ci è piaciuta molto perché si festeggia un album e lo si festeggia bene!»
Cosa diresti a tutte quelle persone ancora indecise sul partecipare o meno a questa campagna, qual è in sintesi l’obiettivo del vostro progetto?
«Io penso che questo film possa essere visto e goduto da tutti, anche da chi non conosce i Marlene o da chi non ha esattamente un quadro del rock italiano degli anni ’90. Spero che anche i più giovani ma anche i più vecchi che non sanno niente di rock possano e vogliano vederlo. In questo film si racconta un punto di vista molto interno: non si racconta solo un live, ma si scopre cosa succede negli istanti prima di salire sul palco, della stanchezza post concerto. Invito a credere in questo film in modo che esso stesso diventi possibile.»
Avete in mente già altri progetti di questo tipo?
«Come casa di produzione indipendente, ovviamente ragioniamo in maniera indipendente. Pensiamo a quello che vogliamo fare e poi cerchiamo un riscontro: per noi è molto importante. Il film attenzione non è dei Marlene, ma sui Marlene. A parte la collaborazione e lo scambio di idee, le scelte finali sono tutte nostre e io li ringrazio per la fiducia e la assoluta liberà, ma ovviamente non avrebbe senso la Jump Cut se non ragionassimo così. Per ora quindi pensiamo a “Complimenti per la festa”.»
Cosa diresti a tutte quelle persone ancora indecise sul partecipare o meno a questa campagna, qual è in sintesi l’obiettivo del vostro progetto?
«Io penso che questo film possa essere visto e goduto da tutti, anche da chi non conosce i Marlene o da chi non ha esattamente un quadro del rock italiano degli anni ’90. Spero che anche i più giovani ma anche i più vecchi che non sanno niente di rock possano e vogliano vederlo. In questo film si racconta un punto di vista molto interno: non si racconta solo un live, ma si scopre cosa succede negli istanti prima di salire sul palco, della stanchezza post concerto. Invito a credere in questo film in modo che esso stesso diventi possibile.»