A 30 anni Jax Jones (nome d’arte del dj producer Timucin Fabian Kwong Wah Aluo) è la nuova star della dance britannica. Dopo il singolo numero uno I Got U nel 2014 (con Duke Dumont) è tornato quest’anno con You Don’t Know Me, un pezzo house contemporaneo con il featuring di Raye. Il singolo sta andando benissimo in tutto il mondo e abbiamo incontrato il dj per farci raccontare un po’ della sua avvincente storia professionale.
Come hai iniziato a suonare?
«La mia prima esposizione alla musica è stata tramite mia madre che ascoltava Kylie Minogue, in inglese direi gusto cheesy, troppo ovvio. Poi il mio padrino mi ha introdotto alla black music e Fela Kuti, credo che sia quella la mia maggiore influenza. Ho iniziato a suonare la chitarra a 9 anni e ho composto i primi pezzi così».
Poi è arrivata la House. Come ti sei avvicinato al mondo dei club?
«Quando ho iniziato a frequentare le discoteche mi sono reso conto che era quello il mio mondo. Per un momento però per far piacere ai miei genitori ho dovuto fare la doppia vita dello studente e dell’appassionato di musica. Poi ho preso la mia strada».
Hai fatto molti featuring prima di uscire con un disco completamente tuo. Ci spieghi la differenza?
«Con Duke Dumont la canzone era in effetti mia ma poi mi incontravano tutti e mi dicevano: ma sei tu? Ed era difficile a quel punto far capire che ero l’altro che lo accompagnava. Così ho deciso di andare avanti da solo anche se riconosco che è stata dura all’inizio, pensavo di non potercela fare. Poi è arrivata You Don’t Know Me che è uno di quei momenti che ti cambiano la vita. Avevo auto successo anche in America con il singolo precedente, House Work, ma era molto da club. Invece questa canzone è davvero un successo pop».
Come ti accorgi quando un pezzo funziona?
«Siccome faccio tanti festival e tante esibizioni ho il polso di quello che muove il pubblico. E You Don’t Know Me attrae perché ha un ritornello, la gente la canta e il testo si presta a essere preso a cuore. Raye è una vocalist che si sta facendo conoscere ora, gli addetti ai lavori la conoscevano già in Inghilterra, ma per me è stato importante essere presente nella sua fase di lancio proprio in questi mesi».
Cosa ha in serbo il futuro per te?
«Sono già emozionato nel vedermi come headliner nei prossimi concerti, senza fare da spalla a nessuno. Voglio avere almeno il 10% della carriera di Calvin Harris o Drake, questi sono gli artisti a cui guardo. Stanno costruendo un percorso lungo e sempre coerente. Se succede anche a me sarò felicissimo. Anche perché non sono il più giovane a fare questo mestiere in questo momento. In classifica vanno teen ager che si fanno i dischi in casa, quando ho iniziato dovevi avere almeno 35 anni per poterti permettere delle produzioni di alto livello».