A due anni da Singing to Strangers, Giovanni Edgar Charles Galletto Savoretti, noto più semplicemente come Jack Savoretti, cantautore britannico di origine genovese, torna con un nuovo album, in uscita il 25 giugno: Europiana. Il disco è stato anticipato dal singolo Who’s Hurting Who feat. Nile Rodgers.
L’album è stato inciso ad Abbey Road, a 90 anni dalla creazione dei mitici Studios e vuole far ballare, sorridere e ricordare grazie ad un sound vintage ma allo stesso tempo moderno. Il titolo è infatti utilizzato per racchiudere e raccontare l’eleganza e lo stile europeo, in particolare quello italiano e francese degli anni ‘60/’70. Molte le suggestioni che il disco vuole riportare alla memoria di quanti l’ascolteranno: il sole, il mare, il cielo limpido delle giornate d’estate, i tramonti, le feste sulla spiaggia, la musica dei piano bar.
Europiana è stato realizzato da Jack Savoretti nella sua casa nei pressi di Oxford durante i lunghi periodi di lockdown dovuti alla pandemia con la collaborazione della sua band.
Tema centrale dei testi è il concetto di famiglia e del suo valore. Infatti in tre brani possiamo sentire i cori registrati dalla moglie e dai figli dell’artista.
L’album è stato arrangiato dal violinista e grande amico Phil Granell e prodotto da Cam Blackwood.
Ecco la tracklist: I Remember Us, Secret life, Who’s Hurting Who, When You’re Lonely, More Than Ever, Too Much History, Dancing In The Living Room, Each And Every Moment, The Way You Said Goodbye, Calling Me Back To You, War Of Words.
Noi di Mydreams abbiamo seguito via streaming la conferenza stampa di presentazione iniziata con la proiezione di un video registrato a Portofino, luogo magico per aver trascorso intere estati giocando sui moli , guidando gozzi e facendo il bagno nelle calette che si nascondono in angoli da sogno, dove Savoretti, con il solo pianoforte, esegue due brani dell’album: Who’s Hurting Who e More Than Ever.
«Mi spiace di non essere in Italia e a Portofino, in questo momento – ha detto Jack Savoretti che ha proseguito raccontando la genesi di Europiana – Quest’album è particolare e si differenzia dai miei precedenti per l’impegno profuso. Ho trascorso più di un anno chiuso in casa senza la possibilità di viaggiare, di vedere gente, di vivere l’estate, le vacanze, il sole, il mare. E mi dispiaceva soprattutto per i miei figli. Ho provato tanta nostalgia per gli anni trascorsi . Mi sono guardato indietro, sono ritornato alla mia infanzia e ho fatto un viaggio mentale a ritroso nel tempo e mi sono detto che la musica europea di 50 anni fa era favolosa. Forse la musica europea di quegli anni era stata sottovalutata e con questo album volevo far sentire a tutti la sua bellezza. Non volevo imitarla ma perpetuarla. In quest’album c’è tanto sangue, tanto sudore, tanta fatica ma sono fiero, orgoglioso di averlo portato a termine. Desidero che chiunque ascolti quest’album provi la sensazione di aprire una bottiglia di spumante e spero che i brani siano la colonna sonora della vostra estate».
Numerose le domande rivolte all’artista dai giornalisti accreditati.
Pensi di esibirti prima dei live che partiranno ufficialmente nel 2022?
«Abbiamo tante date in Inghilterra già programmate ma siamo cauti a darne altre perché potrebbe fermarsi tutto da un momento all’altro. Non vorrei fare annunci a vuoto per rispetto del pubblico».
Il brano Secret Live è ispirata dagli scritti di un filosofo francese secondo cui tutti noi abbiamo tre vite: una personale, una professionale ed una segreta. Tu riesci a farle convivere insieme?
«Mettere queste tre vite insieme è molto importante. Vivere con tutte e tre significa stare bene con se stessi. La canzone è un po’ birichina. C’è una frase che dice: io non dico niente se tu non dici niente. Penso che una vita segreta possa essere vissuta anche con chi si ama. Questa frase potrei dirla a mia moglie. La canzone non è un mea culpa o una confessione. Amare qualcuno significa comprendere ed accettare anche i pensieri più intimi dell’altro».
Il brano Woo’s Hurting Who, suona già come un classico. Come hai affrontato questo brano e come è nata la collaborazione con Nile Rodgers?
«I motivi sono tanti. Mi piaceva suonare la chitarra con lo stile di Nile Rodgers e quindi gli ho mandato il pezzo spiegando le caratteristiche dell’album. Lui ha girato tantissimo, ha suonato con tanti artisti italiani tra i quali Patty Pravo e conosce bene la musica europea ed il cantautorato. Senza di lui forse non avremmo avuto neppure la formazione di gruppi storici quali gli Abba e altri. Ma in questo disco io non ero alla ricerca di sonorità americane ma mediterranee e far rivivere il sole sulla pelle, le passeggiate in Vespa e Nile ha capito il mio progetto».
La famiglia per te gioca un ruolo importante?
«Certamente. I Remember Us, il brano che apre l’album è la prima canzone che ho scritto ed è emblematica del sentimento che nutro per la famiglia, per i miei figli. Durante i lockdown ho ritrovato il me stesso che avevo dimenticato e per i miei figli ero soltanto il loro papà. Mi sono ricordato di quando ho incontrato mia moglie per la prima volta e i miei bambini hanno molto sofferto per il Covid, erano pieni di ansia e di paure. Ho cercato di spostare la loro attenzione su cose belle, positive. Ad esempio ogni venerdì si faceva una festa a casa mia e durante gli altri giorni della settimana non si parlava d’altro: cosa mangeremo, come ci vestiremo…Ho ascoltato e fatto ascoltare tanta musica alla mia famiglia e poi mi sono detto: perché non faccio un album? La gente deve sentirsi bene, felice quando ascolterà la mia musica».
Quanto sono forti le tue radici mediterranee?
«Io collego i miei ricordi di famiglia al mare, all’estate. I giorni più belli erano quelli estivi, non il Natale. Il Mediterraneo è importante per me e forse lo è anche per i miei figli».
Qual è la bugia alla quale non hai mai smesso di credere?
«La musica mi terrorizza perché è l’unico posto dove non riesco a mentire. La propria verità la si trova solo nella musica. Se voglio sapere come mi sento dentro vado al piano o suono la chitarra».
Cosa vedi quando ti guardi allo specchio?
«Devi ascoltare l’album!».
Come sarebbe il tuo album se dovessi scegliere una foto?
«Slim Aarons faceva scatti patinati durante le fastose feste in piscina negli anni ‘60/’70. Tuttavia nella foto di copertina del mio album non c’è solo il mare ma anche la montagna».
Qual è il periodo musicale che ti appassiona di più?
«Non lo so, dipende da come mi sento. Volevo che nell’album ci fossero più anime. Spesso facciamo l’errore di attribuire alla musica europea una sola faccia. Non è così. Essa cambia continuamente e costantemente. Se mi chiedessero qual è l’artista europiana per eccellenza adesso risponderei la cantautrice francese Clara Luciani”.
Tu suoni la chitarra e il pianoforte. Vorresti suonare un altro strumento e quale per te è quello più evocativo?
«L’anima di una canzone è il basso e l’evoluzione della musica la puoi sentire nei decenni da come viene suonato il basso. La mia passione segreta è quella di diventare un batterista».
Ti senti più un gentleman inglese o un marinaio genovese?
«Un mix di entrambe le cose. Mi sento un marinaio frustrato quando vivo in Inghilterra e appena arrivo in Liguria un gentleman inglese. Non mi assumo mai troppe responsabilità».
Come ti vestirai per i concerti dal vivo?
«La mia band ed io non abbiamo mai avuto una divisa. Non lo so. Saremo vestiti adeguatamente per rispetto del nostro pubblico».