Ivan Castglione non abbandona il suo primo amore. Nato artisticamente a teatro, alternando diversi ruoli, in questo periodo è impegnato con “Educazione siberiana”, in tour teatrale per l’Italia fino alla fine di marzo. Castiglione, che nel 2008 ha vinto il Golden Graal come migliore attore di teatro per l’interpretazione di Roberto Saviano nello spettacolo Gomorra – di cui è anche ideatore e scrittore – è impegnato nella tournée di “Educazione siberiana” in cui interpreta il ruolo di uno sbirro bastardo. Lo spettacolo è tratto dall’esordio letterario di Nicolai Lilin, diventato anche un film diretto da Gabriele Salvatores.
Oltre al teatro non poteva mancare il cinema. A fine marzo uscirà nelle sale “Notte Tempo” opera prima di Francesco Prisco, in cui l’attore vestirà anche in quest’occasione i panni di un poliziotto. Abbiamo incontrato Ivan Castiglione al Teatro Bellini di Napoli in occasione dello spettacolo “Educazione Siberiana”.
Il 28 gennaio è partita da Roma la tournée teatrale di “Educazione siberiana”, in questo periodo in scena al Teatro Bellini di Napoli…
«La piazza più importante per un attore è sempre Roma, a seguire Milano e Genova a cui tengo in particolar modo poiché sono cresciuto artisticamente. Il Bellini è decisamente tra i teatri più belli d’Italia. Sicuramente per l’intera compagnia calcare un palcoscenico napoletano è sempre una grande emozione. L’ultima volta che sono stato al Bellini è stato in occasione dello spettacolo “Lo zoo di vetro” con Claudia Cardinale. La cosa straordinaria è che nonostante porto avanti questo lavoro da anni, ogni volta che calco un palcoscenico, c’è sempre un’emozione fortissima. Il pubblico napoletano è sempre molto particolare poiché ama esprimere direttamente la propria emozione. Quindi, se lo spettacolo piace, applaude tanto e viceversa. E questo ha il suo aspetto positivo poiché è giusto che il teatro torni ad essere attivo.»
Sul palco si avverte una certa sinergia e complicità tra voi attori…avete lavorato molto a questo progetto prima di portarlo in scena?
«La fase di preparazione è stata molto lunga proprio perché dovevamo entrare a far parte di un mondo molto lontano da noi, sia per cultura che per tradizioni. Un lavoro lento e meticoloso. Prima di cominciare le prove vere e proprie, infatti, abbiamo frequentato un laboratorio come preparazione iniziale e di base. Al laboratorio ha partecipato anche Nicolai Lilin e questo è servito moltissimo a tutto il gruppo.
Il merito di tale complicità e sinergia va sicuramente al fatto che il gruppo è composto da attori che lavorano insieme da anni. Oltre ad essere colleghi siamo anche amici, fatta eccezione per Luigi Diberti ed Elsa Bossi che sono delle new entry e grazie alla loro esperienza hanno arricchito ulteriormente il nostro lavoro.
Anche se ho partecipato alla fase di preparazione all’intero spettacolo, l’anno scorso per altri impegni non ho potuto far parte del cast, quindi sono subentrato in sostituzione di un altro attore direttamente quest’anno.»
È stato difficile per te integrarti in un secondo momento?
«Non ho fatto molte prove, solamente 5 giorni, ma il laboratorio iniziale di cui ti parlavo mi è servito tantissimo, quindi non ho avuto grosse difficoltà ad inserirmi anche a distanza di un anno. Il lavoro è stato difficile, senza ombra di dubbio, sia per quanto riguarda la tematica, ma anche per la lingua, poiché in scena ci sono diverse battute recitate in russo, ho dovuto approfondire anche questo. In definitiva la fase di avvicinamento al mio personaggio, uno sbirro bastardo arrivista, è stata dura ma proprio per questo stimolante.»
“Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare”…una frase contenuta nel libro ma citata anche nello spettacolo..
«La frase durante lo spettacolo viene detta da Boris (Adriano Pantaleo n.d.r.) personaggio che sostiene tutta la cultura siberiana, rispetta gli anziani e cerca di somigliare in tutto a loro che si definiscono “criminali onesti”, a differenza del fratello Yuri (Francesco Di Leva n.d.r.) il ribelle del gruppo, pronto a tradire la sua stessa famiglia per denaro, spinto da una percezione distorta della libertà che è la stessa del mio personaggio. La frase contenuta anche nel libro di Nicolai Lilin simboleggia la caratteristica di questi “criminali onesti”, che non lottano per il potere, per i soldi, ma per la loro sopravvivenza, per quelli che sono i loro valori, un po’ come Robin hood che rubava a ricchi per donare ai poveri. Non è giusto avere oltre quello che ci appartiene, quello che è in più non serve. Questo loro valore è parte centrale dello spettacolo, quella che il mio personaggio cerca di distruggere e in parte ci riesce.»
Dal Teatro passiamo al cinema…
«Lo scorso ottobre è uscito al cinema “Anni Felici” al quale ho preso parte. Il film è stata un’esperienza unica e importante con un cast eccezionale composto da bravi attori come Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti e dal regista Daniele Luchetti. Non ho avuto un ruolo principale, ma credo che l’importante, quando ti propongono un progetto filmico del genere, sia partecipare.
A fine mese uscirà nelle sale “Notte Tempo”, opera prima di Francesco Prisco, un film drammatico girato tra la Campania e Bolzano e che vede nel cast anche Giorgio Pasotti, Nina Torresi e Gianfelice Imparato. Tutto parte da un incidente stradale e proprio da qui entra in gioco un poliziotto (Pasotti), una ragazza (Torresi) ed un comico televisivo (Imparato). In una corsa contro il tempo, i tre personaggi attraversano l’Italia, inseguendosi alla ricerca di una vendetta e dell’amore. Il mio ruolo è quello di un poliziotto bastardo un po’ l’antitesi del personaggio di Pasotti, un poliziotto eroico, che sarà il centro di tutta la storia. Essendo un’opera prima, credo che vada sostenuta, poiché, oggi, il cinema non offre nulla.»
e i Milionari?
«L’uscita di questo film non è stata ancora programmata. Purtroppo in Italia la distribuzione dei film va studiata bene, altrimenti si rischia di essere divorati dai grandi colossal americani.
I Milionari è un film di Alessandro Piva con Francesco Scianna, Salvatore Striano, Valentina Lodovini, Carmine Recano e Francesco Di Leva, girato tra Napoli e Barcellona sulla guerra tra clan della camorra. Interpreto il ruolo di un boss che ai tempi di Lauro è andato in Spagna ed ha aperto il commercio della cocaina con la Colombia. È un film tratto dall’omonimo libro scritto dal pm antimafia Luigi Alberto Cannavale.»
Gomorra, spettacolo ideato da te con oltre 400 repliche in tutta Europa, grazie al quale nel 2008 hai ricevuto il Premio come Miglior Attore Protagonista. Cosa ti ha lasciato?
«Gomorra mi ha segnato proprio come persona. È stata un’esperienza importante raccontare delle storie, delle verità, oggi di dominio pubblico, prima ancora che il libro uscisse. Ha segnato anche un passaggio molto importante sul teatro civile, ovvero riportare in scena la realtà che ci circonda.»
Doppiaggio…
«Mi affascina molto il mondo del doppiaggio. Ho iniziato con il grande maestro Tonino Accolla che purtroppo ci ha lasciato di recente. Quando ero davanti al leggio mi sembrava di stare ad una prima teatrale. Una grande esperienza anche se credo di dover ancora imparare tanto in questo settore.»
Hai mai avuto delle guide?
«Nello Mascia con cui ho iniziato, Giorgio Albertazzi, Claudia Cardinale, ma anche l’incontro con Raoul Bova è stato importante per la mia carriera, anche se non lo considero un maestro e non perché non sia un bravo attore, ma semplicemente perché è un mio coetaneo. Kim Rossi Stuart, ad esempio, è un attore ricco di peculiarità e credo sia uno dei migliori attori italiani – non me ne vogliano gli altri – questo perché ha saputo trasmettere tantissimo sul set di “Anni Felici”. Comunque sia, da ogni singola esperienza vissuta, da ogni persona o personaggio che io abbia incontrato sul mio cammino, ho appreso qualcosa.»