Isabella Ragonese è la madrina d’eccezione alla IV edizione del Social World Film Festival, che si svolge nella città della penisola sorrentina, Vico Equense. È una delle più giovani attrici più richieste dal cinema e dal teatro, la vedremo prossimamente nel nuovo film di Mario Martone su Giacomo Leopardi nel ruolo della sorella Paolina, e in Una storia sbagliata di Gianluca Tavarelli, che ha scritto il ruolo della protagonista, Stefania, pensando a lei, Isabella Ragonese. Ecco cosa ci racconta la madrina del Social World Film Festival
Cosa rappresenta per te essere madrina della IV edizione del Social World Film Festival, un manifestazione giovane fatto da giovani…
«Credo che di festival così ce ne sia proprio bisogno, parlo per esperienza personale, la mia passione per questo mestiere, è nata proprio dalla passione per il cinema, per il teatro e, mi fa sempre più paura quando ragazzi vogliono fare gli attori, lavorare in questo mondo, senza aver visto mai un film e lo fanno solo per apparire, mentre per loro, il cinema, è una grande opportunità di viaggiare con la mente, in tempo di crisi è molto difficile avere la possibilità di girare il mondo e il cinema è la possibilità di vedere il mondo, stando fermi, senza spendere soldi, praticamente. Oggi, un festival deve riavvicinare i ragazzi al cinema, perché una volta che lo conosci, non puoi più abbandonarlo, prima si inizia e meglio è.»
Nei film che hai fatto finora hai affrontato anche delle tematiche sociali…
«Sì, anche se difficilmente scelgo un film per la tematica, ho scelto dei film perché li trovavo belli, poi sono riusciti o non riusciti, non importa, esistono anche film brutti che parlano di tematiche importanti, rilevante è riuscire a unire le due cose, perché se un film ti colpisce emotivamente, ti coinvolge, allora, si arriva immediatamente a trasmettere qualcosa, e credo che i ragazzi nella giuria hanno anche la possibilità di sviluppare gli strumenti per giudicare criticamente un film.»
Sei una giovane attrice sensibile nei confronti del sociale, se ora tu potessi scegliere una storia?
«Uno dei motivi per cui uno sceglie di fare l’attore è probabilmente anche per il piacere di essere stupita, come nella vita, che non ma sai cosa ti capiterà, e difficilmente faccio progetti di questo tipo, e, quindi, spero di continuare così e che mi vengano proposti sempre ruoli diversi, con kla possibilità di cambiare, di mostrare la varietà di quello che posso offrire.»
Vieni dalla Sicilia, che ha sfornato parecchi artisti, ma è anche una terra che ha molto da dire sul sociale. Da regista, avendo la possibilità di raccontare la tua terra, cosa ti piacerebbe mettere in luce?
«Non so, è stata già abbastanza raccontata in molti modi, per esempio, l’ultimo film di Pif, è stato molto interessante perché ha raccontato la mafia in un modo diverso. Gli argomenti possono essere gli stessi, ma il modo in cui racconti le cose è importante, io potrei fare sempre lo stesso ruolo, raccontare sempre la stessa cosa, ma è possibile farlo in modi completamente diversi, con degli stili diversi, quindi è veramente inesauribile questa cosa, per esempio, si erano fatti tantissimi film sulla mafia, e, probabilmente, questo di Pif, mi ha colpito perché racconta quello che potevo avere vissuto io, cioè di una borghesia, come l’abbiamo vissuto a Palermo, il rapporto così stretto anche cercando di far finta di fare una vita normale, in una città che normale ora non è.»
Una carriera già molto lunga per la tua giovane età. C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare che ancora non ti hanno proposto? Con quale regista ti piacerebbe lavorare?
«Domanda ricorrente, non so rispondere a questa domanda, anche per esperienza, nel senso, che può capitare di volere lavorare con un regista, ma poi non ci s’incontra. Il cinema è fatto anche di questo, di affinità elettive, può capitare che un regista che da spettatrice ami, e poi non scatta quell’innamoramento, quella sintonia che è essenziale, perché il film è fatto anche di un lavoro che dura mesi, si può formare una specie di famiglia, è difficile dirlo a priori, per adesso mi limito a non avere delle richieste specifiche, ma di continuare a fare una carriera simile a quella che mi assomiglia, cose che mi piacciono e non dovere fare delle cose perché obbligata o senza passione.»
Lei all’inizio della carriera inviava centinaia dei testi teatrali in giro per l’Italia…
«Lo facevo per sopravvivenza, adesso mancherebbe il tempo e la faccia tosta per continuare a fare quello che facevo prima, dovuto anche alla giovane età e al fatto che non si ha nulla da perdere, quando si inizia, male che vada, torni a fare quello che facevi prima, più si va avanti e più senti la responsabilità di mantenere un livello di non scontentare le persone che ti seguono. Era un modo, dalla provincia italiana, io sono di Palermo, che provincia non è però di solito il teatro e il cinema sono centrati su Roma e Milano e, quindi, era il mio modo di uscire fuori, essendo tra le prime generazioni, mi dava la possibilità su internet di scoprire bandi teatrali, e su cento che ne mandavo, magari venti mi rispondevano, spesso erano concorsi in cui si vinceva la produzione dello spettacolo, era un mio modo per lavorare.»
Sarà presto protagonista nel film di Mario Martone, Il giovane favoloso, sulla vita di Leopardi, che film dobbiamo aspettarci e qual è stata la tua esperienze?
«Ma, boh, non lo so.»
Nuovamente al fianco di Elio Germano…
«Sempre una cosa molto bella, è la terza volta che lavoro con Elio, quando si lavora con un attore bravo è sempre una fortuna, che diventi brava anche tu, in qualche modo, ti traina. Spero che siano solo i primi tre di una lunga serie.»
Quando hai dovuto penare per fare i primi provini? Cosa facevi prima di approdare in questo mondo?
«Ho iniziato a fare teatro a scuola, a sedici anni, poi a diciotto ho cominciato a guadagnare facendo cose mie. L’unica grande sorpresa è stato proprio il cinema, perché ovviamente se avessi voluto fare cinema, sarei andata, come tanti miei amici a Roma a diciotto anni, invece, io sono rimasta nella mia città, perché volevo fare teatro, ero un appassionata di cinema, ma non pensavo di farlo. È stato tutto abbastanza naturale, le prime cose che ho fatto sono nate anche perché sono stata notata a teatro, una cosa ha tirato l’altra.»
Hai intenzione di preparare prossimamente qualcosa a teatro?
«No, in questi anni sono riuscita a fare entrambe le cose, anche se è un po’ difficile, ci sono dei tempi completamenti diversi, la stagione teatrale si organizza molto prima, invece, un film potrebbe partire in qualsiasi momento, quindi ho sempre fatto tutt’è due le cose, Adesso ho finito da poco lo spettacolo su Ilaria Alpi, poi ne inizierò un altro, insomma, si possono fare entrambi le cose, in fondo è sempre recitazione, anche se strumenti diversi, non credo molto alla divisione, che tra l’altro sta scomparendo anche in Italia, o fai teatro o fai cinema.»
Quindi sarai a teatro prossimamente?
«Ho fatto uno spettacolo all’Argentina, Thérèse e Isabelle, una lettura, una forma di studio, che non so se diventerà uno spettacolo, per la regia di Valter Molossi, fatto per la rassegna su testi omosessuali Il Garofano Verde, dove si è pensato anche di inserire l’omosessualità femminile che è sempre un pochino più nascosta e meno raccontata, e poi vedremo non so, anche un po’ di vacanza.»
Ci sono altri film in uscita oltre quello di Martone?
«Una storia sbagliata di Gianluca Tavarelli.»
Qual è il tuo ruolo?
«Non posso parlare.»
In vacanza dove ti piacerebbe andare?
«La vacanza per me, che sono sempre in giro, è l’ambizione di una vecchietta, cioè non fare niente, già vivo una vita abbastanza avventurosa, ho la fortuna di coniugare i miei e mi ritrovo anche il mare, una fortuna che abbiamo in pochi, tornare a casa e andare al mare.»