Hollywood, Hollywood è il nuovo singolo della giovane rock band Le Lingue, un quartetto romano la cui recente formazione non ne ha impedito una rapida ascesa. Importanti e di spessore sono i numerosi riconoscimenti che già hanno accreditato. Basti pensare al primo posto ottenuto al concorso Talent Scout 2008, l’esibizione al MEI il festival delle etichette indipendenti e la vittoria al festival Alternative Version 2010 diventando una delle più eccellenti band emergenti secondo quanto espresso anche dalla nota critica de “la Repubblica”. Le Lingue entrano nel mondo musicale diffondendo un sound rock da cui è possibile snodare i ritmi delle ballate e reminiscenze tipicamente garage. Un pot pourrì di strumentazioni che primeggiano come se sassofono, basso, chitarra e batteria si schiudessero in un caldo abbraccio che accoglie la voce. Una vera conquista per la band che rompe la tradizione con l’aggregazione del sassofono e che con il lancio dell’EP, abbiamo voluto conoscere approfonditamente.
Hollywood il nome scelto per dare il titolo al vostro singolo punta ad una meta…quella del viaggio di vita, del raggiungimento di obiettivi. Come vi ponete rispetto ai traguardi che state raggiungendo ed a quelli a cui ambite?
«La Hollywood che raccontiamo nella canzone è un luogo letterario più che reale, è la città del romanzo di Bukowski “Hollywood, Hollywood”, poi certo Hollywood è anche uno spazio metaforico : rappresenta il sogno o l’illusione, la meta del viaggio. Ci piaceva questa varietà di significati che il tema offriva. In generale i nostri testi non sono mai portatori di un messaggio monolitico, costruiamo una serie di immagini, suggeriamo delle chiavi di lettura che ognuno è libero di interpretare come preferisce. Quello che non ci piace della musica italiana è questo suo essere sempre didascalica, c’è l’ossessione di “comunicare” qualcosa anche quando non si ha nessuna visione nuova o particolarmente interessante del mondo. Ed il pubblico con gli anni si è abituato a cercare questi ingredienti. Ci accuseranno di formalismo!»
La vostra unione sugella la riproposizione di un genere, quello pop rock, già diffuso da altre band sul mercato discografico; qual è stata la chiave innovativa che per conto sta segnando una guida vincente?
«Probabilmente l’elemento caratterizzante a livello musicale è l’utilizzo del sassofono come parte integrante della formazione. E’ uno strumento storicamente diffuso nella musica nera e poi nel rock americano e inglese. In Italia ne è stato fatto un uso differente.»
La strumentazione poli ritmica è decisamente nodale nel vostro sound. Quali sono stati gli spunti che hanno dato centralità allo sviluppo così sofisticato ed armonico della musica che fate?
«Il principio del nostro primo EP è la contaminazione. Un calderone di atmosfere, stili e generi musicali diversi. “Fine Estate” è un mix di reggae e punk londinese, “Berlino ‘79” è un’incursione nel rock alternativo, nell’assenza di melodia. “In visione di un carnevale” raccontiamo un giorno di festa in una città meridionale con i suoi ritmi latini. In tutto ciò ci siamo divertiti a cercare un filo conduttore, un sound coesivo.»
Vi ispirate a qualche gruppo in particolare o semplicemente vi sta muovendo secondo una linea esclusivamente di “Le lingue”…e a tal proposito, perché questo appellativo scelto per rappresentarvi?
«Il nome “Le lingue” è un piccolo omaggio ai Rolling Stones, la band che amiamo da sempre. Di loro ci affascina proprio la capacità di amare il rock’n’ roll come una forma aperta, capace di raccogliere le suggestioni di tutti i generi vicini.»
Lo scorrimento dei titoli delle tracce che compongono l’EP indica un chiaro riferimento a luoghi del mondo e periodi dell’anno…da Berlino ‘79 a Roma e Nevica, passando per Fine Estate, partendo dalla stessa tracklist, Hollywood, Hollywood. Una coincidenza casuale?
«“Le lingue EP” può essere letto come una piccola guida turistica, un percorso attraverso alcuni luoghi che ci hanno lasciato immagini impresse nella mente. Lo spazio è sempre la metropoli (Quasi tutti i brani che lo compongono hanno già nel titolo un riferimento alla città, Fine Estate invece è la fuga estiva sul litorale), è il tempo scandito dal passare degli anni e delle stagioni. Le canzoni come le vediamo noi, sono come delle istantanee.»