Debutta a Napoli al Teatro Augusteo (dal 3 al 12 marzo) “Diana & Lady D” con Serena Autieri, primo spettacolo teatrale al mondo sulla vita della principessa triste, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo.
31 agosto, è la sera dell’incidente; Diana sta per lasciare l’appartamento all’Hotel Ritz di Parigi e raggiungere Dodi in macchina; un ultimo colpo di cipria allo specchio ed ecco l’immagine riflessa, l’altra parte di sé: Lady D. É l’occasione per confessarsi definitivamente una all’altra lontano da tutto e tutti, e mettere sul piatto senza più nessuna riserva le loro vite inadeguate. É un susseguirsi di colpe, un turbinio di accuse, fino addirittura allo scontro fisico, ma è anche il tentativo estremo di essere ascoltate, comprese, abbracciate. Per arrivare al perdono, alla ricomposizione del sé, al ritorno all’Uno; dopo di cui tutto, anche la morte, può essere accolta con illuminata leggerezza.
Serena Autieri sul palco senza rete inscena una performance dai contrasti sorprendenti, facendoci rivivere l’ultima notte della principessa del popolo in un flusso di coscienza intenso e poetico, dove lampeggiano l’infanzia difficile di Diana, la stagione felice dell’adolescenza, la vita controversa con Carlo, le maestose cerimonie reali, le raggianti apparizioni nella moda e nella mondanità, il volontariato spettacolare, i discutibili amanti, la solitudine e il dramma. Fino al sorprendente, spettacolare epilogo, che colpirà il cuore di ogni spettatore.
«Come scenografia – dice il regista – ho pensato ad una lettura verticale del palco, concepito su due altezze differenti, perché il tracciato oculare dello spettatore potesse abituarsi ad una lettura “alto-basso” facilmente associabile a una bipolarità riflettente all’impatto l’essere e l’apparire».
Il bel disegno scenico è firmato dal premio Oscar Gianni Quaranta; le luci di A J Weissbard, inventano suggestioni intense sdoganando spazio e tempo; le cadute e le resurrezioni vengono tratteggiate dalle ballerine di Bill Goodson. I costumi sono opera di Silvia Frattolillo, costumista storica del teatro italiano.
La Autieri si è concessa con grande disponibilità alle nostre domande:
Signora Autieri Come è nato questo lavoro?
«Vincenzo Incenzo mi ha fatto leggere la sinossi che subito ha catturato la mia attenzione perché è un personaggio che mi ha sempre colpita. Dopo pochi giorni mi ha sottoposto la sceneggiatura ed immediatamente ho avuto l’impressione che fosse una impresa difficile, ed ero titubante. Il modo di scrivere di Vincenzo e la sua maestria nel dirigere ma tutto il gruppo di lavoro con il quale collaboro da diversi anni ormai mi hanno convinta a dedicarmi ad un personaggio così complesso ed affascinante».
Come ha affrontato il personaggio?
«Ho capito che per rendere le tante anime di Diana dovevo identificarmi completamente in lei. L’ho fatto mettendo in scena anche le mie paure che prima tenevo nascoste e che sono diventate il mio punto di forza».
A che genere appartiene questo lavoro?
In effetti stiamo ancora cercando di capirlo. Si tratta di un musical fatto da una sola attrice in cui la recitazione e il canto si fondono continuamente l’uno nell’altro. Anche i balletti sono funzionali a rendere stati dell’anima. Direi quindi che parliamo di un genere nuovo».
Come affronta la tappa di Napoli?
«Con un entusiasmo particolare, sono fiera di essere napoletana e lo ribadisco sempre. La voglia di emergere, con studio e tenacia, è un retaggio imparato nella mia città. Devo riuscire a restare nel mondo del teatro nel quale sono entrata tredici anni fa grazie a Garinei».
Il dualismo dell’anima di Diana le appartiene?
«Penso che tutti noi abbiamo più anime. Non ho ancora capito dove voglio andare ma forse qualche indicazione la sto ricevendo proprio grazie al lavoro teatrale. Amo il mio privato più di ogni cosa ma il teatro è il luogo dove mi sento a casa».