«Non ho scelto di certo questo mestiere per la notorietà, ma fa comunque piacere essere riconosciuto, apprezzato e sentire l’affetto del pubblico». Questo e molto altro ancora racconta Michele Rosiello, da molti conosciuto come il commissario Alessandro Ferras nella serie televisiva “L’Isola di Pietro”, in questa intervista ai lettori di Mydreams . Tra studi e provini, l’attore napoletano, classe 1989, si è fatto strada nel mondo dello dello spettacolo, facendo il suo esordio al cinema, nel 2013, nell’ultimo film diretto da Ettore Scola “Che strano chiamarsi Federico”. L’esordio in tv è arrivato con Gomorra – La Serie, nei panni di Mario Cantapane. In questo periodo Michele Rosiello si gode il successo del suo personaggio nella fiction “L’isola di Pietro” e annuncia che ben presto sarà protagonista di una nuova serie sul piccolo schermo.
Alessandro Ferras è il ruolo che interpreti nella serie “L’isola di Pietro”. In questo periodo sta andando in onda la seconda stagione. Come stai vivendo questo momento della tua carriera?
«Essere uno dei protagonisti di una fiction di successo su una rete nazionale significa tanto. Mi sono ritrovato improvvisamente catapultato in un’attenzione mediatica che non conoscevo. Ma vivo tutto questo molto serenamente, continuando la mia vita di sempre e mettendo ancora più impegno (se possibile) in qualsiasi ruolo, o provino, da preparare. Non ho scelto di certo questo mestiere per la notorietà, ma fa comunque piacere essere riconosciuto, apprezzato e sentire l’affetto del pubblico».
Quali i risvolti che vedremo del tuo personaggio?
«Ormai siamo giunti alla fine. In questa seconda stagione fin dall’inizio vediamo Alessandro protagonista di gravi errori e leggerezze, grazie ai quali però capisce chiaramente quali sono le cose che contano davvero e le sue priorità, che inseguirà fino alla fine! Arrestare il nemico numero uno Ignazio Silas, trovare l’assassino di Giulia e Vanessa e, soprattutto, riconquistare la fiducia di Elena e Caterina»
Quali sono gli aspetti che ti piacciono del personaggio?
«Alessandro è un bel tipo, divertente, capace nel suo lavoro, testardo quanto basta e innamorato della sua donna e di sua figlia! Mi ha fatto subito simpatia ed è stato abbastanza naturale entrare nella sua testa. Ci somigliamo tanto. Siamo entrambi determinati in ciò che facciamo, abbiamo un forte senso di responsabilità nei confronti delle persone che vogliamo bene e lo stesso approccio ottimista alle cose. Spero che un giorno vivrò su un’isola, proprio come lui!».
Come ti trovi a lavorare con Gianni Morandi e il resto del cast? Con chi hai legato particolarmente?
«Ho imparato tanto da Gianni, sia professionalmente che umanamente. È una persona umile e disponibile, arriva sul set preparato ed è anche unico nell’improvvisare. Spesso si inventa delle fantastiche chiusure di scena (non scritte)! Lavorare con lui è divertentissimo.. Ha sempre la battuta pronta, racconta singolari aneddoti della sua vita ed inevitabilmente ci si ritrova spesso a cantare, benché io sia (come dice lui) “l’unico napoletano stonato”! Gianni è così come appare, l’eterno ragazzo, una fonte inesauribile di energia che trasmette a tutti quelli che gli sono intorno. Con lui e gli altri attori e gran parte della troupe si è creato davvero un bel gruppo (Cosa non sempre scontata) e spesso dopo una lunga giornata di lavoro siamo ancora tutti insieme a cenare e scherzare. Per un motivo o per un altro ho legato “particolarmente” con tutti!».
Cosa piace così tanto di questa fiction?
«È indubbio che la presenza di Gianni Morandi abbia spinto in tanti a vedere la prima stagione de “L’Isola di Pietro”. Ma l’affezione dello spettatore e gli ottimi risultati riconfermati in queste settimane sono da attribuirsi a vari elementi. La fiction affronta temi attuali quali la dipendenza da droghe, il rapporto tra i giovani o quello genitore-figlio. Viene presentata come un giallo, ma è soprattutto una storia di passioni e amori. In più, a fare da cornice a tutto questo sono i meravigliosi paesaggi del Sulcis, raccontati ed immortalati da un’ottima regia. Ed è stato messo su davvero un bel cast, dove giovani di talento e attori d’esperienza si sono amalgamati alla perfezione. Insomma, avevamo tutte le carte in regola per far bene e far innamorare il pubblico!».
Alessandro Ferras è il primo ruolo da protagonista. Da ingegneria alla recitazione, cosa ti ha spinto a scegliere la seconda?
«Da una parte una scelta razionale, dall’altra quella istintiva. Non è facile fare di una passione il proprio lavoro, o meglio, oltre a talento, studio, determinazione, pazienza, ci vuole davvero tanta fortuna. Ma credo che bisogna almeno provarci e intanto costruirsi una strada alternativa. Scelsi di iscrivermi ad Ingegneria perché bravo in matematica, poi durante il terzo anno di università cominciai a studiare recitazione, frequantando una scuola di cinema a Napoli, poi nel 2011 partecipai al bando per il corso di recitazione della neonata “Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté” di Roma, le cui selezioni erano curate da Elio Germano, Valerio Mastandrea e Laura Muccino. Eravamo circa 800 per 12 posti e, dopo più fasi di selezione, fui scelto. Dopo due splendidi anni di scuola, durante i quali presi parte a diversi cortometraggi, mi diplomai nel 2013. L’anno successivo ultimai anche gli studi universitari conseguendo la Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale.
Cosa ami di questo lavoro?
«Uno degli aspetti che più amo di questo mestiere è il “poter essere qualcun altro”, “poter vivere più vite”, anche se solo per pochi mesi o settimane. Quanto più i personaggi sono diversi da me, tanto più trovo stimolante e gratificante interpretarli. Se ripenso a Mario Cantapane e ad Alessandro Ferras sono agli antipodi su tutti i fronti, l’uno decisamente lontano da Michele, l’altro per diversi aspetti più vicino. È un lavoro che necessita di curiosità, voglia di conoscersi e conoscere.. nuovi posti, persone, culture. E poi amo la vita da set, con tutti i pro e i contro che comporta. A volte si gira in condizioni estreme (per freddo, caldo o altro), ma comunque ci si diverte perché siamo lì tutti insieme con un obiettivo comune! È un bel lavoro di squadra».
Nel 2013 hai debuttato al cinema nel film “Che strano chiamarsi Federico”, di Ettore Scola. Cosa ha significato essere diretto da lui?
«Mi ritengo davvero fortunato ad aver debuttato così sul grande schermo. Ho provato una forte emozione ad essere diretto da un maestro come lui, oltretutto interpretando uno dei maggiori sceneggiatori della commedia all’italiana qual era Agenore Incrocci. Scola aveva le idee molto chiare sul set e durante le pause spesso ci rapiva con i suoi ricordi. Ci raccontò di una serata in cui erano lui, Volonté e Troisi.. si parlava di un film insieme, ma poi non se ne fece più nulla. Peccato!»
Hai lavorato anche in Gomorra La serie, cosa ricordi di quell’esperienza?
«Con “Gomorra” mi sono davvero reso conto di quella che è l’immensa e meravigliosa macchina del cinema. Ho avuto il merito e la fortuna di lavorare con professionisti di primo livello, dalla regia alla fotografia e a tutti gli altri reparti. Sono dovuto entrare sia fisicamente che psicologicamente in una realtà molto lontana dalla mia, una realtà che fino ad allora conoscevo solo attraverso film e giornali. La storia di Mario e Marinella è ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto, ho provato quindi una forte responsabilità nell’interpretarlo. Mario Cantapane è un ragazzo appartenente al mondo della camorra che mette a rischio la sua vita per amore. Mi ha affascinato fin dalla prima lettura del copione e ho cercato di dargli un’umanità differente da quella degli altri personaggi solitamente raccontati nella serie. E, in più, mi sono divertito tanto.. a cominciare dal taglio di capelli radicale!»
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Il teatro?
«Sono alla ricerca del testo giusto da portare sul palco. Intanto, nel 2019 tornerò in tv con un nuova serie di cui non posso ancora dire nulla».
Cosa fai nel tempo libero?
«Corro. Amo e pratico il calcio. Tifo Napoli e, quando posso, do il mio contributo nella Nazionale Attori che, non tutti sanno, gioca per beneficenza quasi tutte le settimane in tutta Italia e, a volte, anche in giro per il mondo. Vado al cinema, ma spesso resto a casa perché ci sono troppi film “passati” da recuperare. Di tanto in tanto mi diverto con la chitarra.. e scrivo».