“Essere fragili lacrime, indica che ognuno di noi nel proprio profondo, possiede una parte più vulnerabile, che talvolta racconta molto più di quanto si possa credere e che spesso viene nascosta”. Così Mariarosa Fedele, descrive il fil rouge che anima il suo lavoro discografico, Cuciti gli Occhi, anticipato dal singolo Fragile Lacrima.
La voce incantevole di Mariarosa Fedele, giovane cantante di origine brasiliana, adottata dall’Irpinia, rientra con un disco ritmato da “corde” sudamericane, prodotto da SemFim Creative. Dopo Burattini di Asterischi, suo primo album nel 2014, oggi riparte con Cuciti gli occhi. Una descrizione complessa, che tra costruzioni e decostruzioni, comunica in un incontro di ironica delicatezza, l’emotività umana. Noi l’abbiamo conosciuta più da vicino, in un interessante interscambio.
Fragile Lacrima è il brano che anticipa l’Ep Cuciti gli occhi. In entrambi i titoli c’è un richiamo ad uno dei nostri principali elementi sensoriali, la vista. Una casualità?
«Si, non c’è nessuna connessione precisa. Il progetto ha come filo conduttore, il tema della condivisione e gli occhi hanno il potere di creare legami, ma non c’è un’idea di collegamento. Nel primo, gli occhi sono “cucìti” e come immagine visiva mi riporta ad un’idea quasi di rinuncia, mentre l’immagine di “fragile lacrima”, è legata ad un modo di essere vulnerabile».
Cuciti gli occhi è un album introspettivo, che racconta la vulnerabilità umana, sviscera la fragilità insita in ognuno di noi. Come hai costruito in musica questo lavoro così profondo?
«È stato un lavoro abbastanza lungo. In questo anno e mezzo (periodo di produzione del disco) , ho dedicato diverse ore alla ricerca, osservazione, comprensione profonda di ogni singolo aspetto da inserire nel progetto. Grazie a questo “sguardo attento”, sono riuscita ad elaborare testi e melodie che esprimessero al meglio le idee descritte».
Musicalmente hai sempre seguito la stessa “onda” oppure sei passata da un genere all’altro? Hai lavorato individualmente, oppure sei stata motivata da un filone ispiratore?
«In questo progetto, musicalmente ho seguito diverse onde ispiratrici. Questo, perché negli anni ho amato, suonato, cantato diversi generi. La musica latina è stata sempre per me il punto di riferimento principale, ma negli anni ho avuto modo di rispecchiarmi anche in altri generi, testi, mood, dal soul al pop, passando per il jazz. All’idea ed alla parte compositiva ho lavorato individualmente, perché il progetto nasce come una sorta di diario nel quale giorno dopo giorno, ho inserito scene, caratteristiche, sensazioni, che poi grazie alla collaborazione con un team producer e musicisti, sono riuscita a comporre, scomporre e ricomporre più volte, quasi come fosse un puzzle».
Pare che l’album stia già avendo una discreta risonanza. Cosa ti aspetti? Emozioni, aspettative e certezze. «Sembra di si e ne sono davvero felice perché in questo tempo abbiamo lavorato molto, scambiando la notte per il giorno. Ricevere un segnale di affetto è molto importante. Cosa mi aspetto? Di poter lavorare sempre con la stessa passione e tenacia. Far conoscere la mia musica, il mio progetto, la mia storia, sarà l’obiettivo principale».
Fragile lacrima, il brano d’anticipo, esprime un ritmo afro-jazz, ci sveli se anche gli altri brani percorrono gli stessi suoni?
«All’interno dell’Ep ci sono cinque brani diversi per genere musicale, di cui due hanno lo stesso mood latin. Anche se la linea generale del disco è stata costruita su una contaminazione di genere, le ritmiche latin restano sempre l’aspetto fondamentale dell’intero album».