Quando si lavora con passione i risultati arrivano sempre. È il caso di Giulio Corso, l’attore proveniente dall’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’amico, che negli anni ha saputo mettere in evidenza le sue capacità artistiche, lavorando per il teatro, il cinema e la televisione. Reduce dal grande successo di Rapunzel nel ruolo di Phil – personaggio che gli è valso l’Oscar Italiano del Musical come miglior attore protagonista – Giulio torna nuovamente sulle tavole del palcoscenico con lo spettacolo Come eravamo, per la regia di Francesco Bellomo, in scena dal 7 al 18 dicembre al teatro Tirso de Molina di Roma.
Dopo l’esperienza con il muical torni alla prosa teatrale con la commedia “Come eravamo”…
«Il musical per me è stato un momento di passaggio, una scoperta, mentre con la prosa è come giocare in casa. “Come eravamo” è una commedia molto carina ambientata negli anni ’80. Il mio personaggio è Andrés, un famoso ballerino argentino. È uno spettacolo nello spettacolo. Infatti la scena è una sala prove dove alcuni attori sono impegnati nelle prove de Il Lago dei Cervi. Il mio personaggio Andrés Vega, un attore italo argentino, arriva sul set teatrale, sconvolgendo la vita di Sonia, la protagonista interpretata dall’attrice Alessandra Ferrara. Tra loro scatta un colpo di fulmine. Ma Sonia è già promessa sposa del produttore dello spettacolo Augusto La Rosa (Luigi Tani), per cui la donna si ritroverà davanti a un bivio, dove dovrà scegliere se farsi trasportare dalla passione oppure dalla sicurezza di una famiglia, scegliendo Augusto. Ala fine Sonia sceglie la strada più facile ovvero Augusto. Passati 30 anni, dopo la morte di Augusto, Sonia e Andrés si incontrano nuovamente nello stesso posto e si rendono conto del tempo passato. Mi sono molto divertito ad interpretare Andrés, soprattutto per il suo modo di parlare e di esprimersi, essendo lui argentino. Inoltre Andrès è un attore di musical e questa è una caratteristica che mi appartiene, visto che ho vissuto anche io la stessa esperienza».
Hai interpretato Phil nel musical Rapunzel, personaggio che ti ha dato la possibilità di vincere l’Oscar Italiano del Musical come miglior attore protagonista. Parliamo di questa tua esperienza.
«Per me stata un’esperienza strepitosa. Non sempre la musica e il teatro viaggiano sullo stesso binario, nel caso di Rapunzel era un sodalizio meraviglioso, proprio perché musica e parole andavano di pari passo. Quel ruolo è stato molto fortunato e divertente perché mi permetteva di giocare. Tendenzialmente sono una persona estremamente vivace quindi ho sempre trovato il modo di mettermi a servizio dello spettacolo e lo spettacolo al servizio mio. Poi stare insieme a Lorella Cuccarini sul palco mi ha illuminato su tutta una serie di cose. Abbiamo condiviso la scena per quasi due anni con oltre 150 repliche. Il premio è stato un riconoscimento che non mi aspettavo di ricevere, ma che mi ha reso molto felice poiché in quel caso ho potuto constare quanto il mio lavoro sia stato apprezzato».
Se ti dovessero proporre un nuovo musical accetteresti senza esitare?
«Assolutamente sì. Tra l’altro prima di Come eravamo, lo scorso ottobre sono stato nel cast dello spettacolo L’ultima strega, in scena al Teatro Brancaccio. Non era proprio un musical, ma un’opera musicale poiché non si ballava tanto, ma è stata comunque una bella esperienza. Io credo che il musical sia un modo meraviglioso di fare teatro, in cui la musica, le parole e la danza diventano un’unica cosa, un’unica arte».
Attore, ballerino, cantante, sai suonare il basso elettrico e parlare tre dialetti. Possiamo definirti un artista completo in tutte le sue sfaccettature…
«Credo che sia fondamentale per un attore misurarsi sempre con le possibilità dell’essere umano. A me piace molto recitare in altre lingue perché abbiamo una libertà espressiva che ci porta a non preoccuparci più di cosa diciamo, ma semplicemente di quello che stiamo facendo e la recitazione diventa molto più interessante».
C’è un dialetto che ti affascina particolarmente?
«Forse quelli che non parlo, come il veneto che mi diverte tantissimo, oppure quello napoletano che reputo una lingua estremamente affascinante. Naturalmente amo il siciliano, che è la mia lingua madre. Conosco diversi attori che nella maggior parte dei casi parlano in italiano, ma quando poi li sento parlare nel loro dialetto è sempre molto commovente».
Ci sono progetti legati al cinema?
«Ho di recente finito di girare le scene del film fantasy Wonderwall di in cui interpreto un piccolo ruolo. Racconta la storia di una bambina che vive in un mondo fatato che attraverso un pozzo arriva nel nostro mondo. Un bellissimo film che non vedo l’ora che arrivi al cinema».
Ti abbiamo visto anche in tv nella fiction Squadra Antimafia 5. Ci sono altri progetti come questo in cantiere?
«Per la tv ci sono delle cose, ma non posso dire ancora nulla. La televisione è un mondo che mi incuriosisce tanto, ma non è ancora casa mia così come lo è il teatro. Quindi speriamo bene».