Giorgio Gori, giornalista e politico, sarà al teatro Bolivar l’11 e 12 febbraio con il suo spettacolo “Cinema italiano”; è interessante conoscere un personaggio così poliedrico con il quale si può parlare di politica, di televisione, di teatro. Signor Gori ci parla del suo “Cinema italiano”?
«“Cinema Italiano” è il nuovo spettacolo mio e di Noemi Calvino che si pone l’ambizioso motivo di riportare in scena un’anima ribella, geniale e tormentata ispirata allo stile di Fellini. Travolgenti coreografie, appassionanti testi segnati da una sottile comicità e musicisti che suonano dal vivo e creano quel mood artistico che ti catapulta sul palco, rendendoti protagonista. L’unione di più strumenti che raccontano una precisa emozione».
Uno spettacolo ambizioso anche perché è ispirato a Nine di Marshall che è stato un successo incredibile, e viaggia su cifre felliniane, come le è venuta l’idea?
«L’idea non è venuta a me ma alla mia giovane collaboratrice nonché coreografa Noemi Calvino. Io ho avuto solo il coraggio di portarlo a teatro in una platea nuova per questo film. L’anno prossimo saranno 25 anni dalla morte di Federico Fellini. Ho sentito l’esigenza, visto anche la crisi del cinema (oggi per risollevarlo c’è la giornata 2 euro). Viviamo in un mondo in cui stiamo perdendo ideali, un mondo costituito da social e la cosa che mi ha colpito di “Nine” è la presenza femminile. Oggi più che mai si parla di violenza sulle donne e mi ha molto colpito una frase del protagonista che racchiude tutto il mio pensiero: “Siamo un popolo governati da uomini che a loro volta sono governati da donne, che loro lo sappiano o no”».
Che rapporto ha con Napoli e con il pubblico napoletano?
«Sono classe ‘87 nato a Napoli, quindi diciamo che sono nato con Maradona, non posso che non avere un rapporto da scudetto. Mi sento molto amato a Napoli, specialmente dai parenti che vengono a teatro. Scherzo ovviamente, mi auguro di essere amato anche dai vicini di casa! L’essere amati si ottiene vincendo e io sto ancora alla prima giornata di campionato».
Quali sono i suoi modelli artistici di riferimento?
«Di teatro, sicuramente Pirandello e Viviani perché raccontano la vita e le sue sfumature. La vita quella vera, non quella rappresentata. Provengo dal teatro quindi mi ritengo un attore di teatro, seguo poco il cinema l’ho ammetto anche se ammiro molto i classici neorealisti per la loro realtà e per la fotografia della scena».
Esistono segreti per ideare un format televisivo di successo?
«Il segreto principale secondo me è la cultura. Avere cultura, preparazione e senso della scena, del format televisivo, del “buco dello schermo” per me è la chiave adatta. Basti pensare le 4 puntate di Gigi Proietti a Rai Uno».
Che rapporto ha con i social?
«Ho facebook, lo uso molto per pubblicizzare i miei spettacoli. Mi aggiorno sul web, ma odio whatsapp e le note vocali che allontanano le persone, meglio una sana telefonata, o no?».
Cosa pensa dell’operato del sindaco de Magistris?
«Vivo a Roma e seguo la Virginia Raggi; su De Magistris penso che debba dare una mano ai giovani in tutti i campi».