Ex pallavolista, ma con la passione per il cinema e teatro, Fancesco Testi, dal 2007 (anno in cui partecipa al Grande Fratello) ad oggi è riuscito a farsi conoscere ed apprezzare come attore del piccolo e grande schermo. Diverse sono le fiction di successo cui ha preso parte, come “Caterina e le sue figlie”, “Il peccato e la vergogna”, “L’onore e il rispetto”, Furore”, “Velvet”. In questo periodo è tra i principali protagonisti de “Il mio uomo perfetto”, film diretto dal giovane Nilo Sciarrone, con Nancy Coppola, Eva Grimaldi, Antonio Palmese e con l’amichevole partecipazione di Andrea Roncato, Lucia Bramieri, Malena, Nadia Rinaldi, Mariano Catanzaro, Antonio Fiorillo.
Ci parli del tuo personaggio ne “Il mio uomo perfetto”
«La protagonista è Nancy, una donna che fa la barista e che sogna una vita migliore, soprattutto da un punto di vista economico, a un certo punto della storia si troverà ad un bivio, dove dovrà scegliere tra questa via o quella dell’amore. Io rappresento una di queste due parti, ma non posso sbilanciarmi oltre. Il mio ruolo è interessante, come del resto lo è il progetto per intero, realizzato da napoletani, che io amo tantissimo, quindi sono molto contento di farne parte».
Come è avvenuta la proposta?
«Mi hanno contatto e proposto questo progetto, con una nuova produzione, che prevedeva un regista e una sceneggiatrice all’esordio, come anche l’attrice protagonista. Proprio parlando di Nancy, essendo lei un’artista – a prescindere dal fatto che non avesse mai recitato – ero sicuro che sarebbe riuscita a calarsi bene nella parte. In effetti esseri spinti e motivati aiuta ad oltrepassare quella che è la tua linea di confine che ti separa dal tuo ambito artistico a quello di qualcun altro e lei l’ha fatto bene».
Cosa ti è piaciuto particolarmente di questa esperienza lavorativa?
«Sicuramente l’atmosfera che c’era sul set. Tutte le persone che hanno lavorato alla pellicola, lo hanno fatto con amore e passione. Si sono messe in gioco al cento per cento, anche a livello personale, economico, rischiando la faccia, tutto quanto. Sono contento di aver conosciuto bene Nancy, suo marito e tutto lo staff che ha collaborato al progetto, senza eccessive aspettative, ma con grande umiltà. Con Nilo, il regista, ho condiviso oltre le 10 ore di montaggio, quindi ci siamo conosciuti ancora di più. Inoltre c’è una cosa che mi piacerebbe dire e che mi ha colpito particolarmente, anche se so che loro non l’avrebbero mai detto. Ogni sera, Lello, un amico di famiglia di Nancy e Carmine, andava a portare tutto il cibo avanzato ai poveretti in stazione. Per quanto riguarda il film, bisogna vederlo perché sono sicuro che piacerà».
È la prima volta che lavori a Napoli?
A livello artistico è la prima volta, poi sono stato diverse volte, anche ospite ad eventi in questa città e sono molto contento di essere amato dai napoletani. Io amo i napoletani e loro amano me, ed è per me un motivo di orgoglio. Tutto questo è fondamentale per uno che fa il mio mestiere, considerando il fatto che, la Campania in generale rappresenta circa un terzo di quello che è il pubblico televisivo.
C’è qualche aneddoto particolare che è avvenuto sul set e che ci puoi raccontare?
«Stavamo girando in una location che andava chiusa, ed eravamo un po’ in ritardo perché si doveva girare di sera. Mi sono ritrovato a girare l’ultima scena alle quattro e mezzo del mattino, quando avrei dovuto finire almeno quattro ore prima. Quando ho rivisto la scena, pensavo di avere gli occhi tramortiti dal sonno, invece e per fortuna non era così. Un’altra situazione analoga l’ha vissuta Palmese, he al contrario di me, si è preso un bicchiere di acqua e se l’è tirato in faccia per svegliarsi. Queste sono cose che possono succedere, l’importante è che non ci siano tensioni. Sul set di questo film non si sono mai create, perché tutto lo staff era composto da persone simpatiche, tranquille, non isteriche».
Ci sono altri progetti oltre a “Il mio uomo perfetto”?
«Sì. Due grossi progetti sia per il cinema che la televisione, ma al momento non posso parlarne».
Il teatro?
«Spero di tornarci quanto prima, però vorrei farlo nella maniera giusta, che è la più difficile, ovvero con il progetto giusto per me. Quindi se riesco in questo intento tornerò molto presto sul palcoscenico».
Per quanto riguarda invece la regia?
«Ho curato la regia e la sceneggiatura per “Pietralcina come Betlemme”, una docu-fiction divisa in tre edizioni andate in onda su Rai Uno, e un cortometraggio in lingua spagnola dal titolo “Oltre la finestra” sulla violenza domestica, che ha vinto diversi premi in giro per il mondo, tra cui il Silver Remy Award la 50° World Fest di Houston nella sezione cortometraggi drammatici originali. Il progetto è stato presentato con la nostra associazione “Senza veli sulla lingua” per una campagna sociale che è già partita da qualche mese. Nel frattempo abbiamo creato una proposta di legge da presentare in Parlamento. Siamo certi che attraverso l’applicazione di questa nuova legge si riusciranno ad abbattere nel giro di due anni i casi di violenza sulle donne».