Dopo la data zero al Pala Riviera di San Benedetto del Tronto, da questa sera partirà dal Teatro Verdi di Firenze il tour teatrale dei Tiromancino. Sarà uno spettacolo unico nel suo genere, in cui Federico Zampaglione e la sua band proporranno dal vivo l’ultimo progetto discografico “Fino a qui” (prodotto da Trident Music), eseguendo molti celebri brani del loro repertorio. A rendere il concerto ancora più speciale sarà la presenza sul palco dell’Ensemble Symphony Orchestra, diretta dal Maestro Giacomo Loprieno, una delle orchestre più conosciute nel panorama artistico nazionale che vanta anche la collaborazione con artisti del calibro di Sting, Kylie Monogue, Robbie Williams, Sam Smith, Luis Bacalov e tanti altri. Sul palco: Federico Zampaglione (voce e chitarra), Antonio Marcucci (chitarra elettrica), Francesco “Ciccio” Stoia (basso), Marco Pisanelli (batteria e percussioni) e Fabio Verdini (pianoforte e tastiere). Il “Fino a qui Tour” farà tappa sabato 26 gennaio al Teatro Manzoni di Bologna, domenica 27 gennaio al Teatro Colosseo di Torino, lunedì 28 gennaio al Teatro Civico di La Spezia, giovedì 31 gennaio al Teatro Augusteo di Napoli, domenica 3 febbraio al Teatro Arcimboldi di Milano, lunedì 14 febbraio al Teatro Nuovo di Martina Franca (TA), lunedì 1 luglio al Cavea Auditorium Parco della Musica di Roma. Per l’occasione abbiamo intervistato Federico Zampaglione.
Prende il via “Fino a qui Tour”, il tour teatrale dei Tiromancino, in cui per la prima volta vi esibirete insieme all’Ensemble Symphony Orchestra, regalando al pubblico performance uniche dei vostri brani.
«Questo è stato tutto un percorso particolare, nel senso che già l’album nasce con la collaborazione di grandi artisti, quindi volevamo che anche dal vivo ci fosse qualcosa di speciale, di unico e irripetibile. Per questo nasce l’idea di aggiungere l’orchestra e arricchire il suono, anche perché negli album abbiamo collaborato spesso con l’orchestra, ma dal vivo mai. Diciamo che era arrivato il momento giusto per fare un tour che fosse un po’ la punta di diamante, quindi suonare con l’Ensemble Symphony Orchestra darà delle sfumature completamente diverse, aggiungerà tantissima emotività. Non vi aspettate un concerto cantautorale perché sarà un live dove la parte musicale avrà grande rilevanza. In scaletta ci saranno sicuramente tutte le nostre canzoni più amate e conosciute, ma anche quelle più recenti. L’unica differenza che non saranno eseguite come se le stessi ascoltando dal disco, ma ci saranno diversi momenti dedicati alla musica, all’improvvisazione, al suono dell’orchestra, che faranno un po’ da cornice a questi brani. Sarà un concerto in cui si potrà apprezzare molto di più il mio lato chitarristico, che è uscito un po’ più fuori con il brano “Sale, amore e vento”, però tieni conto che nasco come chitarrista e questo sarà un tour dove questo aspetto verrà fuori».
A settembre è uscito “Fino a qui” il nuovo album, che per te rappresenta non un semplice disco, ma un insieme di pensieri, emozioni, amori, ricordi, canzoni, amici e tanto altro. 30 anni di musica e parole, 12 tra le canzoni più significative della band e quattro inediti.
«È un viaggio comunque lungo che abbiamo fatto. Siamo stati molto selettivi sulle canzoni. In realtà non abbiamo mai proposto dei pezzi commerciali o fatti così giusto per andare in classifica. La canzone di qualità tende a rimanere e con il passare del tempo, acquisisce ancora più fascino, più magia, rispetto a quella commerciale che il più delle volte dopo un po’ di tempo non la senti più. Il nostro è un percorso lungo, fatto di tanta musica, di testi, di sperimentazioni. Anche oggi, che per i cantautori è diventato un tempo difficile, perché molta della musica che gira in radio è per ragazzi, per i giovanissimi, devo dire che continuiamo ad avere sempre un grande impatto. Anche la scelta dei quattro singoli è dovuta al fatto che non volevamo che fosse un disco completamente rivolto al passato. Quindi abbiamo scelto che ci fosse una rappresentanza di pezzi inediti. Per fortuna sono andati molto bene e insomma siamo stati ripagati di un lavoro fatto seriamente, senza voler cercare delle scorciatoie».
La scelta di proporre un genere lontano dal pop melodico italiano, che si concentrasse nella ricerca e nella sperimentazione dei suoni, delle musiche, degli arrangiamenti con influenze musicali lontane dal commerciale, è una caratteristica che da sempre vi contraddistingue e che ha caratterizzato il vostro stile.
«Io faccio questo lavoro perché sono appassionato di musica, non perché volevo diventare un personaggio conosciuto, tanto è vero che per diversi anni non apparivo neanche nei video. Per me quell’aspetto non conta nulla. Il personaggio conosciuto, famoso, la celebrità, sono tutte cazzate che non mi appartengono. Penso soltanto di essere un buon musicista e a migliorarmi ogni giorno. A casa studio e ascolto tantissima musica. Probabilmente forse alla fine questo modo di procedere ha dato dei risultati. Non mi sono mai voluto allontanare da questa cosa, perché mi ricordo il motivo per cui ho cominciato a suonare, ed era l’amore e la grande gioia di avere uno strumento in mano e di suonare. Oggi, purtroppo c’è un po’ una confusione, per cui quasi diventa più importante essere popolari che produrre un buon pezzo. Questa è una cosa che non ho mai fatto. I miei miti, i miei riferimenti musicali sono stati sempre grandi musicisti come Pino Daniele, per fare un esempio. Pino era uno che si comprava le chitarre e si metteva a suonare, non stava a pensare ai capelli o alla camicia. Molto spesso facevamo insieme delle nottate di blues, dove c’era solo la musica e basta, tutto il resto non aveva importanza».
Proprio in riferimento a Pino Daniele, in particolar modo al concerto che terrai al Teatro Augusteo, ci sarà una sorpresa per il pubblico napoletano?
«Potrebbe succedere. Pino sta sempre nel mio cuore, nel mio modo di suonare».
Nell’album anche il brano “Immagini che lasciano il segno”, canzone pubblicata nel 2014, che in questo lavoro hai interpretato insieme a tua figlia Linda. Cosa hai provato a cantare con lei?
«Canto sempre a casa con lei. Ci facciamo delle suonate che non finiscono più, quindi è stata una delle tante cose che abbiamo fatto. Nel tempo libero ci divertiamo tantissimo insieme. Io l’accompagno con la chitarra e lei canta tutte le canzoni, anche quelle del momento. Ogni tanto le faccio ascoltare delle canzoni storiche, per farle conoscere anche un po’ i classici del rock. È una bambina molto dotata, molto appassionata. Io ovviamente non voglio fare la parte del padre che la spinge verso la propria professione, che non sarebbe giusto, ma spero che questa sua passione continui, perché è veramente bello vederla cantare».
Nel disco “Fino a qui” hanno collaborato diversi artisti e colleghi amici, come Antonacci, Sangiorgi, Elisa, Amoroso. Come sono nate queste collaborazioni? In che modo sono state assegnati i brani?
«Hanno partecipato semplicemente perché, magari sapevo che amavano in particolare una canzone e quindi ho preferito assegnare loro delle canzoni che avevano nel cuore, in maniera tale che avrebbero dato qualcosa in più. Anche io se canto una canzone che amo, nell’interpretazione cambia tutto. Sapevo che alcuni artisti amavano proprio quelle canzoni, a quel punto la scelta è stata facile. Forse sarebbe più giusto dire che sono state le canzoni a scegliere gli artisti».
Alcuni di questi artisti ti accompagneranno in questo tour?
«Molto probabilmente sarà così. A Bologna abbiamo già annunciato Luca Carboni, per il resto sarà una sorpresa».
Sulle tue pagine social hai scritto che quando hai diretto il video di “Noi casomai” hai lavorato come se si trattasse di un vero e proprio film. Proprio in riferimento al cinema, stai lavorando ad un nuovo progetto?
«Non si può escludere un ritorno dietro la macchina da presa, anche se in questo momento sono molto preso dalla musica, quindi l’dea di mettermi sulle spalle un lungometraggio è un’operazione titanica, molto complessa, lunga. In questo momento non c’è all’orizzonte, nell’immediato, però sono convinto che prima o poi tornerò».